L’intervista

«Ente che univa un intero territorio»: a Crotone tutti d’accordo sul ritorno alle vecchie Province

VIDEO | Anche l'ex presidente pitagorico Stano Zurlo auspica l'immediata cancellazione della riforma Delrio: «Necessario aprire una nuova stagione di rappresentanza come lotta dei cittadini»

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di Procolo Guida
5 febbraio 2023
18:09

Proseguiamo il focus sulla controriforma delle Province volta a cancellare la riforma Delrio. Dopo l’ex presidente Talarico sentiamo l’opinione di Stano Zurlo, ultimo presidente della Provincia di Crotone ad avere avuto mandato popolare, oggi dirigente di Fratelli d’Italia.

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Presidente vorrei partire dal forte consenso che il suo partito ha saputo conquistare con la regia del Presidente Meloni: quanto, a suo avviso, ciò che è derivato dalla Delrio, ha inciso sui temi del nazionalismo e populismo?
«In verità, non penso che il consenso della Meloni e di FdI, possa essere dipeso in modo diretto dalle problematiche derivanti dalla cosiddetta riforma Delrio, piuttosto ritengo sia cambiato in generale il clima politico. Finita la "sbornia" dell'antipolitica culminata nel 2018 con la grande affermazione del Movimento 5stelle, la gente ha iniziato a comprendere che la politica, i partiti, le posizioni chiare e coerenti sono importanti. Poi bisogna distinguere, i termini nazionalismo e populismo che, come tutti gli ismi, sono una esasperazione in negativo di nazione e popolo che, viceversa, sono due concetti positivi. Anche campanilismo è un termine negativo mentre il campanile, inteso come tenere ed avere cura della propria città o del proprio territorio; ed in questo senso, oggi manca terribilmente il campanile propositivo ed identificativo della Provincia, che prima univa e risolveva».

Ma cosa è cambiato davvero nella pratica e nell’approccio alla risoluzione dei problemi dei territori con la Delrio?
«È cambiato purtroppo moltissimo, in primo luogo la Provincia è stata privata oltre che di una serie di funzioni, anche dalla credibilità nella rappresentanza, che può derivare solo dal fatto di essere espressione della volontà popolare. Affidare ad un sindaco eletto solo dai cittadini del proprio comune, depotenzia il ruolo stesso del presidente che viene visto come il frutto di una scelta tra addetti ai lavori».


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Quali problemi in particolare ha subito la provincia di Crotone?
«Noi abbiamo pagato oltre all'archiviazione del tentativo di colmare un gap infrastrutturale che ci portiamo dagli anni ‘70, anche quello comune a tutti gli altri piccoli territori considerati periferici, amplificato dalle riforme elettorali che, con l'aggregazione a Catanzaro e Vibo, rende quasi impossibile l'elezione di nostri rappresentanti. Se ci aggiungiamo la successiva riforma nazionale che, con il taglio dei parlamentari e mantenimento del sistema di nomina, rende, in pratica, impossibile trovare posizione utile per essere eletto. In questo scenario avere un presidente della Provincia realmente rappresentativo del territorio, sarebbe fondamentale anche in ambito di destinazione dei fondi comunitari che passano dalla Regione».

Secondo lei è possibile tornare indietro e che correttivi si potrebbero/dovrebbero introdurre?
«Avendo vissuto in prima persona tutto quel periodo circa la querelle Province si, Province no iniziato nel 2010 e culminato con la Legge Delrio nel 2014 (anche se i decreti attuativi furono nel 2016), ritengo che alcune cose possano e debbano essere mantenute, ad esempio la diminuzione del numero dei Consiglieri, ed anche la riduzione di alcune funzioni che in passato finiva per generare duplicazioni di competenze. Poi è urgente un’analisi dei bilanci gestionali dovuti anche ai tagli dei trasferimenti statali partiti nel 2010 (meno 5 milioni di euro), proseguiti progressivamente nel 2011 (meno 8 milioni), 2012 (meno 11 milioni), e che nel 2013 sono arrivati addirittura ad un meno 15 milioni. È stato così inevitabile un vero e proprio soffocamento dell'Ente che aveva già un bilancio ingessato da 11 milioni di euro di spese per il personale e 1.5 milioni per le società in house. Io auspicherei che l'Ente Provincia potesse realmente rappresentare gli interessi del nostro territorio, assumendo un ruolo di coordinamento per i programmi comunitari complessi, diventando stanza di compensazione tra gli interessi dei vari comuni e nei rapporti con la Regione e i Ministeri, oltre che naturalmente le funzioni storiche di viabilità e scuole. Un Ente snello di programmazione e di rappresentanza degli interessi del territorio con attività gestionali limitate alle competenze storiche».

A proposito di rappresentanza, è tornata centrale la questione dei rapporti con Eni; cosa è cambiato, senza un Presidente eletto dal popolo, anche in termini di autorevolezza della rappresentanza del territorio ai tavoli nazionali ad esempio sulla bonifica?
«Intanto, purtroppo, ci sono dei rischi anche per il futuro, derivanti dalle varie istruttorie che hanno riguardato le fasi prodromiche alla riforma Delrio. Ricordo la determinazione degli ambiti ottimali territoriali a 350.000 abitanti, scongiurata dall'opposizione nostra e delle altre 24 province che sarebbero state assorbite. Poi sul discorso del rapporto con Eni, c’è una primazia tecnica del ruolo della provincia, ed a quella è necessario tornare ma è un discorso complesso.

È necessario dunque che, da subito, si comprenda che l'Ente Provincia, come coordinamento dei comuni e come rappresentanza ai tavoli di discussione, serve di più proprio nei piccoli territori, quasi sempre sprovvisti di altre rappresentanze istituzionali. Sarà dunque necessaria una battaglia comune di persuasione e di proposta da parte delle istituzioni, forze politiche e parti sociali con il coinvolgimento dei cittadini, senza protagonismi, come facemmo già nel 2012 dove lasciammo la partita in mano ad un Comitato spontaneo di cittadini tra i quali, mi piace ricordare tra tanti altri, Giusy Regalino, Fabrizio Meo e Vincenzo Malacari. Una nuova stagione di rappresentanza come lotta dei cittadini della nostra provincia e non di politici a tutela della propria poltrona, lotta che sfociò allora nella marcia di oltre 6000 persone per le vie di Crotone sotto una pioggia battente. Sarà necessario tornare a quel clima di sinergia tra tutti, così, qualsiasi partita, anche quella fondamentale con Eni, avrà un rappresentante forte del territorio».

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