Foti (FI) sulle lotte intestine: 'Incontro con la Santelli per ritrovare l'unità'

Prosegue il dibattito interno in Forza Italia dopo gli ultimi ingressi e le tensioni determinate dal rinnovo dei coordinamenti provinciali. Stavolta a prendere posizione è il vice coordinatore regionale ed ex parlamentare Nino Foti.
di Riccardo Tripepi
27 novembre 2015
07:13

Il reggino era stato chiamato in ballo un po’ polemicamente da Antonio Caridi che aveva preso a spunto una sua dichiarazione “Fi non è più quella di una volta”, per spiegare che c’è necessità di un maggiore radicamento sul territorio.
Vice coordinatore Foti, Caridi dice che concorda con lei e che adesso Fi non può basarsi sul nome di Berlusconi, ma deve lavorare sul territorio. Che ne pensa?
“Fi in Calabria ha sempre mantenuto un rapporto strettissimo col territorio e chi non conosce la storia del partito è bene che, prima di parlare, si informi. E’ innegabile che il contributo del presidente Berlusconi sia stato sempre fondamentale, ma è noto a tutti, come la Calabria, abbia dato in ogni occasione una risposta superiore alla media. Non per nulla era considerato un vero è proprio fortino. Questo anche grazie ad una classe dirigente che lavorava in sinergia, che dialogava al suo interno e che sapeva coinvolgere il proprio elettorato. Oggi invece molte cose sono cambiate e la politica e in particolare i partiti vivono un momento di grande difficoltà. Bisogna ricostruire la credibilità perduta evitando di ripetere gli errori già commessi ma non dimenticando quanto di buono fatto in passato”.


Ma allora  in cosa deve cambiare la strategia di Forza Italia?
“Quando nel 2004 io fui nominato commissario del partito per la provincia di Reggio Calabria, in breve tempo riuscimmo a mettere in pratica un’operazione di radicamento così intensa e partecipata che portò Fi ad essere presente in quasi tutti i Comuni, ognuno con il proprio organismo eletto tramite i congressi. In nove anni abbiamo costruito un gruppo di lavoro validissimo che ci ha portato ad essere ai primi posti per numero di iscritti e di consensi al punto di riconquistare la Provincia di Reggio Calabria, strappandola alla sinistra, ed avere alla guida un presidente di Fi. Alla base del nostro lavoro c’erano comunque il rispetto delle regole e dei ruoli. In questo senso oggi Fi non è più la stessa. Dobbiamo ripristinare questi principi cardine e tornare ad occuparci di contenuti”.



Con le ultime spaccature in Consiglio e sulle nomine pare impresa difficile. Come coordinamento regionale come pensate di risolvere la situazione?
“Credo che occorra organizzare al più presto quell’incontro che Jole Santelli aveva proposto, ma che poi è stato rinviato. Un chiarimento tra le posizioni in campo sembra essere ormai indispensabile”.


Anche perché si rischia altrimenti di avere un’opposizione troppo soft in Consiglio…
“Il giudizio sull’operato della giunta regionale non può essere positivo. Serviva una scossa, un cambio di passo, ed è questo che avevano promesso. Purtroppo invece dopo un anno la Regione si trova in panne anche perché la pluralità nella composizione della maggioranza anziché essere un vantaggio si è rivelato un freno a mano continuamente tirato. Stiamo accumulando ritardi pesanti soprattutto per quanto riguarda la nuova programmazione europea. Anche per questo l’opposizione deve continuare a tenere alta l’attenzione, operando in modo incisivo. E’ chiaro che Forza Italia in questo contesto deve esercitare il ruolo da protagonista”.


Da ultimo lei ha lanciato il movimento LabSud, frutto della collaborazione fra Eurispes e fondazione Magna Grecia. Con quali obiettivi?
“Riportare al centro dell’agenda del governo il Sud e la Calabria. La nostra Regione è attualmente completamente fuori dai programmi del governo. Continuano a prometterci un futuro diverso raccontando solo bugie. In ultimo, quelle di Anas e del ministro Del Rio che nel solco della continuità con la precedente gestione ci parlano ancora di miliardi su miliardi per le nostre strade. Dove sono finite le promesse che riguardavano i fine lavori dei vari tratti ancora incompleti della Salerno-Reggio o della SS 106? La verità è che non c’è mai stato un vero impegno negli ultimi decenni per ridare slancio al Meridione, tutt’altro, c’è stata un’azione intenzionale volta a penalizzare il Sud. Con il contratto di Programma 2015 ad esempio sono stati assegnati alla Toscana un quarto dei circa 1115 milioni di euro stanziati per tutte le strade italiane. Come mai? Alla Sicilia, che come sappiamo è stata tempestata da crolli e disastri idrogeologici, hanno assegnato solo 127 milioni, quasi un decimo. Per la Calabria ancora meno, circa 100 milioni. E’ necessario invece che lo Stato si assuma le proprie responsabilità. Una proposta in tal senso, ad esempio, potrebbe essere quella di istituire un Ministero per il Sud. Sia chiaro, non l’ennesima struttura assistenzialistica, ma un’entità che con pieni poteri operi per il riallineamento del Mezzogiorno al resto d’Italia”.

Riccardo Tripepi

Giornalista
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