Cardiochirurgia d’eccellenza al Sant’Anna, oltre 800 interventi in un anno

Reso noto il report 2017 dell’Unità operativa della struttura sanitaria. Elevato il numero delle operazioni chirurgiche e bassi gli indici di mortalità
di Redazione
15 maggio 2018
12:32

È on-line e consultabile il Report sull'attività e i risultati dell'Unità Operativa di Cardiochirurgia del S. Anna nel 2017. Lo riferisce un comunicato della struttura sanitaria. Il rapporto, giunto quest'anno alla sua quarta edizione – si aggiunge - conferma gli standard del Centro di alta specialità del cuore, sia dal punto di vista quantitativo, sia da quello qualitativo. In altre parole, elevato numero di interventi e bassi indici di mortalità. Rispetto alle precedenti edizioni, quella 2018 contiene non solo i dati riferiti al 2017 ma anche quelli degli anni precedenti, offrendo l'opportunità di una lettura attuale e al contempo comparata del lavoro svolto dall'équipe medica guidata da Daniele Maselli, che proprio sul finire dello scorso anno ha raggiunto il traguardo dei 3.000 interventi eseguiti dal suo insediamento al S. Anna nel 2014.


Sin dalla prima edizione del Report, i dati diffusi dal Centro regionale di cardiochirurgia hanno trovato sostanziale conferma in quelli diramati dall'agenzia pubblica Agenas e contenuti nel Programma Nazionale Esiti. Tutto questo, a riprova dei livelli di eccellenza raggiunti dal S. Anna, ma anche del rigore metodologico con cui l'ospedale calabrese acquisisce ed elabora autonomamente i dati sulla propria attività.



«Il Report - ha dichiarato il direttore generale, Giuseppe Failla - conferma la qualità delle nostre prestazioni, che i nostri pazienti ben conoscono e apprezzano e conferma altresì i volumi di attività, precedenti all'apertura del nuovo servizio di cardiochirurgia operante nella regione. L'attenzione posta dal Commissario per il piano di rientro al recupero della consistente emigrazione sanitaria per le prestazioni di alta specialità deve quindi aver dato i suoi frutti. Forse però, senza che l'ingegnere Scura se ne sia avveduto, resta il grave equivoco che continua a pesare gravemente sul settore. Le previsioni di budget redatte annualmente dagli organi competenti vedono infatti, da più anni, una marcata discrepanza tra il numero di casi preventivato e quello dei casi da noi effettivamente eseguiti. Si tratta mediamente di quasi mille casi all'anno, di cui oltre la metà riguardante pazienti trasferiti dagli altri ospedali della regione. Per il 2018, nel rispetto di assegnazioni economiche che pure avrebbero dovuto, nelle intenzioni, garantire prioritariamente le prestazioni di alta specialità e quelle che presentano i più elevati livelli di emigrazione sanitaria, sono rimasti esclusi dalla programmazione quasi 250 interventi di cardiochirurgia e oltre 600 di cardiologia Interventistica. Casi cui pure saremo obbligati a dare adeguata risposta assistenziale, visto che le nostre sono prestazioni salva vita e per di più spesso legate al fattore tempo.
Confidiamo pertanto - ha concluso Failla - che il commissario, in coerenza con i principi enunciati e nell'esclusivo interesse dei pazienti calabresi, voglia porre rimedio a questa perdurante anomalia».


Maselli, dal canto suo, ha sostenuto che «l'analisi dei dati fa registrare nel tempo un importante incremento quantitativo, per cui attualmente la media è di circa 800 interventi all'anno e segnala che è cresciuta anche la qualità delle prestazioni rese. Nel 2017, infatti, la mortalità globale si è attestata al 3,4 %, indipendentemente dalla modalità di accesso dei pazienti, cioè se attraverso ricovero programmato o in regime di emergenza urgenza. I valori sono soddisfacenti anche per quegli interventi che a livello ministeriale sono considerati indici di qualità e cioè i valvolari isolati, la sostituzione valvolare isolata e la rivascolarizzazione isolata. Per quest'ultima, i casi sono stati 321 e la mortalità si è attestata all'1,2%. Per la sostituzione valvolare aortica abbiamo superato gli 80 casi, con una mortalità del 2%. Per i valvolari isolati siamo a ridosso dei 230 casi, con una mortalità intorno al 4%, ma occorre considerare che nella casistica rientrano anche le TAVI che per via della tipologia di paziente presentano fattori di rischio più elevati. Insomma, da calabresi continuiamo a mettercela tutta, lavorando in Calabria, con calabresi e per i calabresi.
Lo facciamo con la consapevolezza di avere ottenuto nel tempo risultati che collocano il S. Anna tra i Centri migliori presenti sull'intero territorio nazionale. Ed è questo un valore aggiunto che ci inorgoglisce, rispetto agli stereotipi e ai luoghi comuni che vorrebbero, a torto, la nostra regione sempre e comunque in fondo alle classifiche».

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