CALCIO E MAFIA | La relazione dell'Antimafia: «'Ndrangheta dietro capi ultras e società sportive»

La fotografia scattata dall’organo parlamentare guidato da Rosy Bindi è impietosa: fortissima la pressione della criminalità organizzata calabrese nel sistema calcio nazionale
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di Alessio Bompasso
15 dicembre 2017
13:19

I rapporti tra la mafia e le tifoserie. Quelli tra la criminalità e le società sportive, le cosche ed i giocatori. Il fenomeno del “match fixing” e le combine per intascare i soldi dalle scommesse dirottate. Ma soprattutto tanta ‘ndrangheta. Quella che per la Commissione Antimafia, che ha redatto una relazione di oltre 90 pagine su “Calcio e mafia, a Torino si è inserita come intermediaria  e garante nell'ambito del fenomeno del bagarinaggio gestito dagli ultras della Juventus, arrivando a controllare gruppi di tifosi.

30 sedute e 40 audizioni

Un lavoro certosino quello dell’organo parlamentare guidato da Rosy Bindi che ha registrato 30 sedute e 42 audizioni, dal Coni a varie società di calcio, dal ministro dell’Interno a quello dello Sport. La fotografia che ne viene fuori è impietosa. E quasi dietro ogni “pixel” c’è la mano della criminalità organizzata calabrese.


Il caso “Sculli”

Non solo Torino ma anche Catania, Napoli e Genoa le piazze calde finite sotto la lente d’ingrandimento della commissione antimafia. Nella terra della lanterna emblematico per i componenti della Commissione quanto accaduto il 22 aprile del 2012 durante il match Genoa-Siena quando i tifosi locali imposero una vera e propria resa pubblica ai giocatori del Grifo sotto di 4 gol nel punteggio. Una situazione surreale che durò più di mezzora sbloccata dall’intervento del calabrese Giuseppe Sculli, in forza al Genoa, nipote di Giuseppe Morabito, classe ‘34, detto “il Tiradritto”, indiscusso capo della omonima cosca di Africo nel mandamento jonico della provincia di Reggio Calabria arrestato il 18 febbraio 2004 dopo dodici anni di latitanza. Per la commissione antimafia un gesto inequivocabile di vicinanza tra ‘ndrangheta e capi ultras.

Crotone, Rosarno ed Isola Capo Rizzuto

E poi Crotone, con la società pitagorica guidata dalla famiglia Vrenna, di cui i beni la Dda di Catanzaro aveva chiesto la confisca. Richiesta poi rigettata dalla Corte d’Appello. Ma anche Rosarno e la famiglia Pesce colpita nell’aprile del 2010 dalla Dda di Reggio Calabria con arresti e sequestri. Tra i beni posti sotto sigilli anche le quote di tre società di calcio: la AS Rosarno, la ASD Cittanova Interpiana calcio ed il Sapri Calcio.

Infine Isola Capo Rizzuto, teatro dei fatti legati al Centro per i migranti gestito dalal famiglia Arena deus ex machina anche della locale formazione di calcio, neo promossa in Serie D.

Giornalista
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