Mondiali in inverno? Si, nel 2022

In Qatar si giocherà tra novembre e dicembre. La Fifa da il via libera al calcio 3.0
di Alessio Bompasso
23 marzo 2015
16:48

Lo avete sentito anche voi? Mondiali a ridosso di Natale? Perché no. Anzi, si. Punto. Il calcio 3.0 è anche questo e a poco sono serviti i mugugni dei plurititolati padroni dei club più importanti del pianeta. La Fifa, per voce e firma del suo presidentissimo Joseph Blatter, ha deciso che i Mondiali del 2022 si giocheranno in Qatar, quando dalle nostre parti indosseremo il cappotto. Punto e basta. Segnale di un calcio in continuo cambiamento? Non solo. Dietro la scelta del numero uno del calcio mondiale c’è molto, ma molto di più. Il torneo comincerà con la classica fase a gironi il 19 novembre e si concluderà con la gara secca che vale il trofeo più ambito il 18 dicembre. Ma come in 28 giorni, vi chiederete? Si, tutto in meno di un mese. In Brasile, l’ultima volta, ne servirono 32, tanto per intenderci. E le esigenze milionarie dei campionati nazionali dove le mettiamo? Bè dovranno per forza di cose attrezzarsi per tempo al fine di costruire un calendario sostenibile e praticabile. Per la serie, zitti e mosca, come direbbe Alessandro Benvenuti. Il massimo organismo del pallone mondiale ha deciso che anche gli sceicchi del Qatar (con tutti i loro petrol-dollari) hanno il diritto di vedere da vicino l'effetto che fa il torneo più importante del pianeta e i club si devono adattare. Punto. Fine. Già, ma perché è stato necessario dare il via libera al Mondiale invernale? Perché tra giugno e luglio, ovvero nel periodo in cui si è sempre disputato il torneo, il Qatar è sotto l'ombrellone con temperature che possono arrivare ai 42 gradi e tassi di umidità che toccano il 90%. Praticamente, una sauna. Peggio, molto peggio del Brasile. E allora? Allora si cambia. Si gioca da fine novembre a fine dicembre. Che le federazioni nazionali si organizzino come possono e devono. Che si organizzi anche l'Uefa, con i calendari della Champions e dell'Europa League. E' la rivoluzione del calcio 3.0, quella che viene incontro alle necessità e alle urgenze di tutti, purché paghino il giusto e pure di più. E’ il calcio che piace ad alcuni e non piace a tanti altri. E’ anche il calcio di noi calabresi. Vuoi mettere ad andare a festeggiare l’eventuale vittoria dell’Italia tra piazze, fontane e vie di una Calabria baciata dal clima mite dell’estate, colorati da capo e piedi di verde-bianco-rosso, piuttosto che infreddoliti tra sciarpe e cappotti? “Maledetto” calcio. Dovremo inventarci qualcos’altro.

di Alessio Bompasso

Giornalista
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