Vincenzo, il contadino-poeta che con i suoi ortaggi fa filosofia: «La terra è la mia salvezza, mi ha insegnato l’arte della lentezza»
Partito da zero, a soli 22 anni e con tanti sacrifici sta realizzando un’azienda agricola nella sua Palmi: «Ho raccolto olive sotto la pioggia e patate sotto il sole cocente, ma amo quello che faccio e sono pronto a qualsiasi sfida». Intanto studia all'università e dalla natura trae vere lezioni di vita
«La terra è stata la mia salvezza da sempre, il mio rifugio; la terra è il mio palcoscenico dove metto in atto la mia arte. Mi piace dire infatti che la terra è la mia tela e la zappa il mio pennello». Sono le parole di un ragazzo, Vincenzo Gullo, poco più che ventenne, innamorato follemente della terra e dell’agricoltura.
Nella puntata di Terra Mia dedicata al Reggino, hanno colpito molto le sue parole, profonde e mature, che hanno messo in luce la sua passione e il suo amore per la natura. Tanto amore da spingerlo a mettere in piedi dal nulla un’attività agricola, con qualche ettaro di uliveto, patate, cipolle e pomodori come ortaggi principali. Vincenzo lavora con tutte le sue forze per arrivare a breve a creare un’azienda agricola, dal nulla e totalmente da solo. Ma è questo il suo sogno. E ce la farà.
«Un giorno pensavo alle mie cipolle e mi son soffermato sulla complessa bellezza di questo ortaggio a più strati, diversi uno dall'altro, fino a giungere al cuore morbido e tenero che poi dopo qualche mese germoglia. Ho immaginato questi strati come le fasi di una storia d'amore, durante le quali noi "sfogliamo" e scopriamo tutte le caratteristiche di una persona, luci e ombre, e più avanti andiamo e più sembra dura; perché ogni passo avanti che facciamo entriamo sempre più nel suo intimo e nella sua parte più buia, e questo ovviamente comporta una sorta di "sofferenza", cioè quelle lacrime che versiamo sfogliando la cipolla».Contadino, poeta, innamorato perso della natura, dei suoi ulivi, della terra. Vincenzo ha scritto sui social: «L'insegnamento più bello della natura è l'arte della lentezza; capire che ogni cosa ha il suo tempo». E con il suo linguaggio sincero, quasi poetico aggiunge: «L'arte della lentezza è ciò che di più bello e profondo la terra mi ha insegnato. La "lentezza" non va intesa come fare ogni cosa con estrema calma, senza alcuna fretta; assolutamente no. Io per primo sono una persona molto frenetica. La lentezza della natura è un concetto di altro tipo, significa che se oggi ti piace qualcuno non puoi aspettarti domani di starci già insieme; vuol dire che se i tuoi coetanei sono tutti laureati e tu non lo sei non sei in ritardo rispetto agli altri: non tutte le piante fioriscono allo stesso momento, qualcuna prima e qualcuna dopo, l'importante è fiorire!»
Chi lo segue sulle sue aggiornate e puntuali pagine social, lo ha visto alle prese con i pomodori in una piovosa domenica di maggio. Nonostante il tempo, lui è rimasto fino a quando l'ultima piantina non è stata messa a dimora. «In amore non conta chi con la pioggia scappa, conta chi nella tempesta resta. Fare qualcosa che si ama vuol dire non sentire niente pesare su di sé: ho raccolto olive sotto la pioggia, patate sotto il il sole cocente. Questo perché amo quello che faccio e pur di portarlo a termine sono disposto a sfidare qualsiasi pericolo».
Continuare a lavorare nonostante la pioggia è una bellissima metafora. Perché è facile farlo quando c'è il sole, quando tutto va bene, ma chi è disposto a continuare quando il cielo si fa scuro e piove? Quando tutto si fa duro, insomma. Vincenzo dopo aver parlato di Platone, torna sulla straordinarietà della cipolla: «È meravigliosa, non mi riesco a spiegare ancora ad oggi come un ortaggio possa trasmettermi così tanto. Con la cipolla ci faccio filosofia, qualche poesia e faccio le mie più belle dediche d’amore, ma la cipolla ha soprattutto molto da insegnare riguardo l'aspetto psicologico».
Parliamo di cipolle, che ai più può sembrare una banalità, ma non nascondo che Vincenzo incanta e convince: «Quando pianto le cipolle mi capita di trovarmi delle piantine bellissime e altre invece un po' più piccole e deboli ma non importa da dove parto ma piuttosto dove voglio arrivare: se do il massimo alla cipolla forte e invece alla cipollina, proprio perché la vedo debole, riservo uno spazietto più marginale, le do meno acqua e meno cure, è ovvio che la cipolla forte andrà benissimo e che quella debole forse non riuscirà nemmeno a svilupparsi. Se invece alla cipollina do tutte le migliori condizioni possibili, se credo in lei nonostante tutto, crescerà e sarà bellissima, come tutte le altre».
Questo cosa ci insegna come i pensieri negativi possano condizionare la nostra vita: «Esattamente, come chi soffre di disturbi dell'ansia e ha quei pensieri autosabotanti che tendono a concretizzarsi perché dentro la psiche è talmente radicata quella convinzione che si autoavvera». La sfida è tutta su come fare a modificare questa convinzione. «Iniziando a cambiare i pensieri e credendo in noi».
So benissimo che è dura la vita di un agricoltore, di un ragazzo che fa il contadino partendo da zero. Immagino che a volte sopravviene il tentativo di mollare tutto. Ma Vincenzo non è d’accordo: «Io non rinuncerò mai al sogno di una vita, perché io sono nato per vivere la terra, perché la terra è uno stato d'animo, è qualcosa che mi porto dentro e non può abbandonarmi mai; io senza lei non sono niente».Quindi per Vincenzo la terra è una religione. È la ragione stessa della vita. Ma allora tutto il resto non conta nulla? «La terra è la parte più bella di me, lei potrebbe esistere senza me ma io non potrei esistere senza lei; è il fulcro del mio vivere e se mi si caccia quello mi si caccia tutto, perderei la mia identità. Io sono la mia terra».
Ovviamente Vincenzo, che è un ragazzo intelligente, fa tanto altro nella vita: studia per laurearsi, ama e segue il teatro e la musica popolare calabrese, legge tanto e di tutto, soprattutto ama frequentare le persone, stare in società, dare il suo contributo a superare le difficoltà quotidiane. Quindi la terra non è totalizzante nella vita di Vincenzo? «No, ma certe volte anche se non c’è da lavorare me ne vado nella mia terra e faccio filosofia con le piante, vado ad ascoltare e capire quanta vita possano insegnarmi».
Ad ascoltare questo straordinario ragazzo sembra di vedere un ragazzo d’altri tempi. Cioè fuori dall’epoca che stiamo vivendo. E lui dice di più: «Oserei dire che mi sento proprio fuori dal mondo. Il modo in cui vivo e sento tutto questo è una cosa che non ha epoca, è qualcosa di mio e basta e non penso sia replicabile. Io sono nato per viverla questa terra, per amarla e per farla diventare il più grande capolavoro della mia vita».
Non c’è altro da aggiungere!