Perugia: condannato a morte dai clan

Emergono nuovi particolari dall’indagine scaturita nell’operazione della Dda di Perugia ieri ha portato all’arresto di diversi soggetti collegati alle attività della cosca Farao Marincola di Cirò. Emerge soprattutto un elemento. La lucida efferatezza con la quale i clan calabresi avevano commissionato l’omicidio di Roberto Provenzano.
di Loredana Colloca
15 gennaio 2015
16:19

Una condanna a morte decretata dal clan di Cirò, ed eseguita con chirurgica precisione nella notte tra il 28 e il 29 maggio 2005, oggetto di una conversazione telefonica dal tono confidenziale, quasi come se in gioco non ci fosse la vita di un essere umano ma la necessità di sbrigare una pratica incresciosa. I due protagonisti della telefonata sono Francesco elia, ritenuto uno dei capi della ‘ndrangheta perugina, e Gregorio Procopio. La vittima,  Roberto Provenzano, muratore di origini calabresi, venne raggiunta e uccisa con un colpo di pistola alla testa nel bagno della sua casa di Monte Felcino, in provincia di Perugia. Un delitto maturato negli ambienti del narcotraffico. Perché Provenzano non era un semplice manovale. Secondo quanto emerso dall’inchiesta “Trolley  - Sotto traccia”, che ha portato all’esecuzione di sei ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti presunti affiliati alla proiezione umbra del clan Farao - Marincola di Cirò, Provenzano era direttamente coinvolto nel traffico di cocaina sull’asse Calabria Umbria. Fino a ieri l’unico l'unico imputato per quel delitto era Gregorio Procopio, già assolto in primo e secondo grado e in attesa della sentenza della Cassazione.

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top