Preferenza di genere, l'appello di Giovanna Cusumano: «Il Consiglio si dia una mossa»

La prima firmataria della proposta di legge di iniziativa popolare per modificare la legge elettorale calabrese e introdurre la doppia preferenza di genere chiede al Consiglio di prendere finalmente una posizione: «Un atto di rispetto per i 7mila calabresi che l'hanno sottoscritta»

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22 luglio 2018
12:51

Doppia preferenza di genere. Una questione delicata di cui da diverse legislature si discute in Consiglio regionale senza però riuscire a regolamentarla. Con un risultato evidente: le presenze femminili in Consiglio sono sempre di meno. Dopo l’elezione di Wanda Ferro in Senato, in Aula è rimasta soltanto Flora Sculco, se si eccettuano i quattro posti di assessori (Rizzo, Corigliano, Robbe e Fragomeni), assegnati da Oliverio in ossequio a una legge che impone, almeno per quel che riguarda l’esecutivo, le quote rose. Attualmente dunque l’Assemblea regionale risulta formata da 29 uomini e una sola donna.

 


Da sempre impegnata su questo fronte l’avvocato Giovanna Cusumano, presidente del Comitato promotore e prima firmataria del progetto di iniziativa popolare avete ad oggetto la modifica della legge elettorale calabrese, chiede al Consiglio regionale di non perdere ulteriore tempo.

 

Cusumano, ricordando come lo Statuto della Regione Calabria nel disciplinare all’articolo 7 il procedimento legislativo, prevede che, a differenza dei progetti di legge per i quali è prevista la decadenza con la fine della legislatura, quelli di iniziativa popolare vengono salvaguardati, chiede all’attuale maggioranza di darsi una mossa.

 

«Settemila calabresi hanno firmato a sostegno di questa proposta di legge – spiega Giovanna Cusumano – settemila calabresi di ogni appartenenza politica, donne e uomini, hanno condiviso senza esitazione questa battaglia per ottenere un’equa rappresentanza di genere nelle Istituzioni. Fa rabbia e mette grandissima tristezza il fatto che né la precedente legislatura, né la presente abbiano ritenuto degna la proposta di essere discussa. Ritengo sia un fatto grave e una mancanza di rispetto per i calabresi – dice ancora Giovanna Cusumano - e anche per quello che rappresenta lo strumento di iniziativa popolare che è al servizio della libertà del popolo di esprimersi rispetto a una sua esigenza o a una sua volontà. Ferma la sovranità del Consiglio regionale di potersi esprimere sull’accoglimento o sul rigetto della proposta, trovo che sia necessario e doveroso affrontare l’argomento in Aula e arrivare, finalmente, a una decisione».

 

L’appello di Giovanna Cusumano vale anche per il presidente Nicola Irto. «Con il presidente ho avuto modo di parlare una sola volta dell’argomento, ma va ricordato che Irto ha già dimostrato sensibilità con l’istituzione dell’Osservatorio regionale sulla violenza. Adesso questa sensibilità deve dimostrare di averla la maggioranza di questo Consiglio regionale».

 

Csm senza donne all'interno della componente laica

Una battaglia che acquista ogni giorno più valore anche per quel che succede nel resto del Paese. Ad esempio all’interno del Consiglio Superiore della Magistratura che non avrà neanche una donna all’interno della componente laica dopo le ultime elezioni, nonostante le donne rappresentino oltre il 50% dei giudici italiani.

«Non ci sarà nessuna rappresentanza femminile all’interno della componente laica del Csm. Anche questa una circostanza che fa riflettere e ha fatto bene la presidente dell’Associazione Donne Magistrato a scrivere al Presidente della Repubblica e ai presidenti delle Camere rappresentando questa violazione del principio costituzionale di uguaglianza. Insomma l’Italia – conclude Giovanna Cusumano – in ogni segmento della società sul tema dell’equa rappresentanza sia ancora veramente molto indietro».

 

Riccardo Tripepi

 

 

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