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martedì 14 settembre 2021 | 18:30
Cronaca

L’inchiesta - Petrolmafie, chiesto processo per 85 persone: c’è anche il presidente della provincia di Vibo - Notizie

Solano è accusato dei reati di corruzione, scambio elettorale politico-mafioso e turbata libertà degli incanti con l’aggravante mafiosa. Il rinvio a giudizio coinvolge anche per dipendenti e funzionari provinciali, ex consiglieri comunali, imprenditori, boss dei clan Mancuso, Fiarè e dei Piscopisani

di Giuseppe Baglivo

Sono in totale 85 le richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Dda di Catanzaro (procuratore Nicola Gratteri, pm Antonio De Bernardo, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso) nell’ambito dell’inchiesta “Petrol Mafie”, nota anche come operazione “Rinascita Scott 2” o “Dedalo”. La lunga attività investigativa ha fatto emergere gravi indizi a carico di persone ritenute vicine alla mafia che, grazie alla collaborazione di imprenditori titolari e gestori di attività economiche ubicate in Sicilia, operanti nel medesimo settore, avrebbero costituito, organizzato e diretto un’associazione per delinquere, con base a Vibo Valentia, finalizzata alla evasione dell’Iva e delle accise su prodotti petroliferi.

Il sistema di frode

Il sistema di frode consisteva nell’importazione dall’est-Europa di prodotti petroliferi artefatti (miscele) e oli lubrificanti, successivamente immessi in commercio come gasolio per autotrazione, con conseguenti cospicui guadagni dovuti al differente livello di imposizione. I prodotti venivano, quindi, trasportati, con documentazione di accompagnamento falsa, presso i siti di stoccaggio nella disponibilità dell’associazione, ubicati in Maierato e Santa Venerina, pronti per essere immessi sul mercato. Ma l’inchiesta mira a far luce, fra l’altro, sui condizionamenti sull’ente Provincia di Vibo Valentia, dalle elezioni agli appalti, tanto che fra gli indagati (scambio elettorale politico mafioso, corruzione e turbata libertà degli incanti) c’è anche il presidente Salvatore Solano (che è pure sindaco di Stefanaconi in foto) nei cui confronti la Dda ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio unitamente a tre dipendenti della Provincia: Antonio Francolino, Isaia Angelo Capria e Gaetano Del Vecchio (tutti indagati per turbata libertà degli incanti).

I nomi degli indagati nell’inchiesta Petrol mafie

Fra le richieste di rinvio a giudizio, anche quelle nei confronti dei boss Luigi Mancuso e Francesco Mancuso (detto “Tabacco” in foto) di Limbadi, Francescantonio Anello di Filadelfia, Giuseppe e Antonio D’Amico (primi cugini del presidente della Provincia Salvatore Solano) di Piscopio, Filippo Fiarè e Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona, l’ex consigliere comunale di Vibo Franco Tedesco (detenuto per l’operazione “Imponimento”) e numerosi altri vibonesi.

Salvatore Solano, che è anche sindaco di Stefanaconi, è indagato per i reati di scambio elettorale politico-mafioso e corruzione: avrebbe chiesto sostegno elettorale al cugino Giuseppe D’Amico di Piscopio, ritenuto elemento di spicco dei clan, di procacciare voti in suo favore nei comuni di Vibo Valentia, Capistrano, Filandari, Francica, San Nicola da Crissa, Tropea “in cambio – secondo i magistrati della Dda di Catanzaro – del proprio stabile asservimento agli interessi del D’Amico, realizzato attraverso l’impegno permanente a compiere od omettere una serie indeterminata di atti ricollegabili alla funzione di presidente della Provincia”. Solano insieme a D’Amico e a tre dipendenti della Provincia è pure indagato per il reato di turbata libertà degli incanti e nei suoi confronti e del cugino Giuseppe D’Amico la contestazione è aggravata dalle finalità mafiose. L’udienza preliminare è stata fissata dal gup distrettuale, Matteo Ferrante, per il 4 ottobre prossimo nell’aula bunker di Lamezia Terme.

Queste tutte le richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Dda di Catanzaro: