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mercoledì 13 luglio 2022 | 19:03
Attualità

La polemica - L’Enpa scrive al ministro Cingolani: «Fermate i Jova Beach Party. Provocano gravi danni ambientali» - Notizie

L'Ente Nazionale Protezione Animali denuncia: «Si continua a far (quasi) finta di nulla svalutando l'impegno di volontari e associazioni, che hanno lavorato duramente per riportare alla naturalità alcune aree oggi interessate dai concerti»

di Redazione

L'Ente Nazionale Protezione Animali (Enpa) ha scritto al ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, chiedendo di impedire al Jova Beach Party di Jovanotti e ad altri eventi di avere luogo su spiagge ed aree naturali, sostenendo che danneggiano gravemente gli habitat naturali. Secondo Enpa, i concerti dovrebbero essere spostati su arene, stadi ed aree degradate da recuperare.

Il tour sulle spiagge italiane, organizzato dal noto canatante e rapper, fara tappa anche in Calabria. Il 12 e 13 agosto Jovanotti si esibirà a Roccella Ionica.

L'ong parla di «gravi danni ambientali, anche a carico delle specie selvatiche, tra l'altro in riproduzione, che il Jova Beach Party, nonché altre manifestazioni e concerti svolti in aree naturali, stanno causando». Enpa denuncia «animali che vedono distrutti i propri siti di riproduzione e sosta; giovani uccelli e cuccioli selvatici che muoiono, privati delle cure parentali; tagli di alberi e siepi; lavori nelle spiagge che compromettono l'ecosistema dunale; il grande e fragoroso disturbo causato dalla musica sparata ad alto volume».

L'Enpa richiede quindi «un immediato provvedimento restrittivo da parte del ministero interessato, responsabile e custode della biodiversità per lo Stato italiano, senza delegare agli enti locali, spesso spinti da altri interessi nel promuovere e autorizzare tali iniziative».

Per l'ong animalista «esistono luoghi idonei allo svolgimento degli spettacoli: arene, stadi, luoghi degradati a cui dare una nuova vita». Invece, prosegue, «si continua a far (quasi) finta di nulla, nonostante le numerose proteste dei cittadini anche tramite social, svalutando l'impegno di volontari e associazioni, che hanno lavorato duramente, e spesso gratuitamente, per riportare alla naturalità alcune aree oggi interessate dai concerti».