Cronaca

Cercasi candidatiSan Luca chi? La politica gira alla larga dal cuore dell’Aspromonte: storia di un tradimento civico e poco democratico

Dietro l'angolo lo spettro di un nuovo flop alle amministrative in programma a giugno. Il problema è sempre lo stesso: la difficoltà a formare le liste

di Vincenzo Imperitura
25 aprile 2024
06:14
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Calma piatta. A meno di 15 giorni dalla presentazione delle liste per il rinnovo del Consiglio comunale, a San Luca ci si trova ancora in mezzo al guado. Da una parte il sindaco uscente Bruno Bartolo, che non ha ancora sciolto la riserva su una sua eventuale nuova candidatura, dall’altra l’immobilità di una politica nazionale e regionale che di San Luca si è dimenticata da tempo e che in paese, nonostante le concomitanti elezioni Europee, non si è fatta vedere nemmeno per sbaglio. E in mezzo, la concreta possibilità di un ritorno al passato recente, quando per 4 anni consecutivi, tra il 2015 e il 2019, nel piccolo comune alle pendici d’Aspromonte, una lista elettorale non si era riusciti neanche a metterla in piedi.

Ora, dopo cinque anni di “normalità”, lo spettro di un nuovo flop alle amministrative di giugno appare dietro l’angolo. Il problema è sempre lo stesso: formare le liste. Nessuno sembra infatti volersi prendere la responsabilità di governare un paese considerato, suo malgrado, “la mamma” della ‘ndrangheta, con tanti cittadini a cui il voto è precluso per motivi giudiziari e più volte sciolto per infiltrazioni del crimine organizzato nel proprio tessuto amministrativo.


L’ultima volta, nel 2019, c’era voluta l’iniziativa del massmediologo Klaus Davi per riportare un sindaco eletto in municipio: piombato in paese con una lista personale zeppa di nomi estranei al territorio, il giornalista svizzero si fermò a meno del 10% dei consensi, ma consentì all’ex infermiere in pensione Bartolo di annullare la scarsa affluenza al voto e insediarsi in Comune. In quella occasione, infatti, fu uno striminzito 43% di aventi diritto a recarsi alle urne, percentuale che non sarebbe stata sufficiente a raggiungere il quorum del 50% dei voti più uno necessari a validare le elezioni stesse nel caso la lista in corsa fosse stata una sola.

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Il buio dopo lo scioglimento 

La disaffezione dei cittadini verso la politica non è una novità per San Luca e, negli anni, le cose sono anche peggiorate: in occasione delle ultime elezioni politiche – quelle del 2022 che portarono Giorgia Meloni a Palazzo Chigi - alle urne si presentarono poco più di 500 elettori, meno del 22% degli aventi diritto. Una percentuale da prefisso telefonico che mise San Luca al primo posto nella classifica italiana degli astenuti. Un baratro di rappresentanza che rischia di riproporsi tale e quale in vista delle elezioni europee e che potrebbe avere ripercussioni anche sul voto amministrativo previsto lo stesso giorno. 

Nessuna sede di partito presente in paese, nessun comizio in vista del voto di giugno, né un incontro politico (se si esclude l’iniziativa del lillipuziano Partito Repubblicano di qualche giorno fa) per parlare dei problemi del paese: la politica a San Luca resta purtroppo ancora un tabù. Fu l’ultimo scioglimento per mafia del Consiglio comunale ad ampliare il solco tra i sanluchesi e la rappresentanza politica in Comune. Era il 2013 e la scure del Consiglio dei ministri calò sull’amministrazione Giorgi a pochi giorni dal voto, aprendo le porte del Comune ad un commissario che, in teoria, avrebbe dovuto occuparsi delle sorti della città di Alvaro per un anno e mezzo ma che, in pratica, e quasi a furor di popolo, rimase al suo posto per quasi quattro anni, colmando un vuoto che i sanluchesi non volevano più riempire.

Al termine dei canonici 18 mesi di commissariamento, infatti, l’unica lista presentata alla tornata del 2015, che vedeva Giuseppe Trimboli come candidato a sindaco, si fermò al 43% dei consensi, ben al di sotto della soglia minima per convalidare il voto. Andò ancora peggio l’anno successivo: nel 2016 nessuna lista venne presentata, prolungando così il periodo di commissariamento. Anche nel 2017 non si riuscì a formare nessuna lista e, in quella occasione, alcuni cittadini scrissero all’allora ministro dell'Interno Marco Minniti di volere continuare con l’amministrazione del Comune affidata ad un rappresentante scelto direttamente dallo Stato. E ancora nel 2018, quando nessuno si fece avanti per guidare il Comune. Poi, l’anno successivo, la “battaglia” amministrativa che spalancò le porte del municipio all’attuale primo cittadino, Bruno Bartolo. «Non ho ancora sciolto la riserva su una mia futura candidatura - racconta il sindaco uscente a LaC News24 -, deciderò nei prossimi giorni e solo allora lo comunicherò direttamente ai miei cittadini in occasione del prossimo Consiglio comunale». 

In attesa della decisione del primo cittadino uscente, e a poco più di due settimane dal termine ultimo per la presentazione delle liste, nulla è ancora deciso ma nessuno, ad oggi, si è ancora fatto avanti e l’ipotesi di un nuovo commissariamento “preventivo” potrebbe non essere così remota.

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