Panenostro: a teatro la disperazione del pizzo

All'Umberto di Lamezia Terme l’attore Ernesto Orrico per la rassegna Ricrii
di Tiziana Bagnato
23 marzo 2015
15:30

Non basta lasciare l’estremo Sud e andare al Nord per liberarsi di alcune zavorre.  No, non i pregiudizi, gli appellativi, quelli che con il susseguirsi delle generazioni diventano da offese, etichette e poi quasi scherzosi epiteti. Ma quella zavorra che trascina il peso dell’anima a fondo, che getta rassegnazione lì dove c’era vita, voglia di fare, di lavorare, costruire un futuro giorno per giorno con il sudore della fronte.


Parla di pizzo e di racket lo spettacolo ‘Panenostro’ andato in scena al Teatro Umberto di Lamezia Terme con la compagnia Ragli. Un monologo interpretato dall’attore Ernesto Orrico  che, con mani e volto sporchi di farina, ha raccontato il dietro le quinte, i fuori scena di quello che si rivelerà essere un efferato atto di cronaca in cui a muovere le fila sono la disperazione e la rabbia. Quella rabbia che offusca il cervello e muove le mani.



E così Giuseppe, panettiere da tre generazioni al nord, innamorato del suo mestiere, perché «il pane  è come l’aria, indispensabile» , incontrerà sul suo cammino due malviventi che gli imporranno il pizzo.


E pagare il pizzo significa perdere la propria dignità, considerarsi collusi, vergognarsi di dover piegare la testa a un affronto. Una testa che a un certo punto perde il lume della ragione e così dietro le sbarre, finirà lo stesso Giuseppe, cercando di ricordare il profumo del pane, la sua quotidianità scandita dal lavoro.


Quasi impossibile capacitarsi che quell’uomo mite sulla scena, così preso, innamorato del suo mestiere e delle sue origini, della vita che stava costruendo, possa avere ucciso due aguzzini, li abbia infornati e poi ne abbia messo i resti in un’impastatrice per farne dei panettoni.


Ma la disperazione è pericolosa, è una nebbia che offusca la ragione. Ecco perché è spontaneo domandarsi se si tratta di una storia di fantasia o attinta dalle cronache. La penna è di Rosario Mastrota e il testo è stato anche pubblicato nei libri Per voce sola13 – Nero su bianco Edizioni e Sciugarfrì – Loquendo Editore e si è aggiudicato il terzo posto a Genova nel Contest “Per voce sola” 


Tiziana Bagnato

Giornalista
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