I dati

La Calabria in trent’anni ha perso 270mila giovani: è tra le regioni con il maggior calo nella fascia 15-34 anni

Dal 1993 ad oggi la nostra regione ha avuto una contrazione del 40%, a fronte di una media nazionale del 31% e con tutte e cinque le province che risultano tra le peggiori in Italia. Ecco tutti i dati

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di Francesca Giofrè
18 settembre 2023
12:55

Calo delle nascite, mancanza di lavoro e prospettive, emigrazione. Sono questi i fattori che hanno condotto nel corso degli anni ad un consistente assottigliamento della fascia d’età che va dai 15 ai 34 anni. E cioè i più giovani, quelli che studiano, si formano, entrano nel mondo del lavoro: in poche parole, coloro i quali donano una speranza al territorio in cui vivono. Territorio che, al contrario, s’impoverisce e non poco se questi giovani li perde. Perché vanno via, perché sono sempre meno coloro che vi nascono e crescono. Non è un mistero che una situazione del genere la viva proprio Calabria, che infatti risulta tra le prime regioni in Italia per calo della popolazione dai 15 ai 34 anni. Ad evidenziare questo dato è l’ultima ricerca elaborata sulla base di dati Istat dall’esperto di statistica demografica Giovanni Durante, di Nicotera, autore di diversi studi sul calo demografico che si concentrano soprattutto sul territorio vibonese, ma guardano in generale anche a tutta la Calabria e il Sud Italia. 

Il divario tra Nord e Sud e il calo in Calabria

La diminuzione dei giovani è comunque un fenomeno che investe tutta Italia, seppure con intensità differente tra Nord e Sud. «A livello nazionale, la popolazione della fascia 15-34, è passata dalle 17.488.613 unità del 1993 alle attuali 12.024.009, con una contrazione vistosa del 31,25%», spiega Durante. L’Italia insomma ha perso quasi cinque milioni e mezzo di giovani, a fronte di una popolazione che invece è sempre più vecchia. Veniamo dunque alle differenze tra le diverse parti del Paese, perché «se al Nord il calo è stato del 25,80%, nel Mezzogiorno tale decremento si attesta su un -35,84% e nell'ultimo decennio l'ampiezza di tale divario si allarga invece di diminuire. Ancora peggio - continua Durante - se scomponiamo questi dati a livello regionale, poiché si nota che delle dieci regioni in cui vi è stata la performance peggiore, ben sette sono regioni meridionali (in pratica tutte ad eccezione della Campania) e solo tre (Friuli, Liguria e Piemonte) sono settentrionali». Per quanto riguarda la Calabria: «Registra la terza peggiore posizione con un decremento del 40,54%, cioè siamo passati da 665.057 giovani del 1993 agli attuali 395.436». Una perdita importante: quasi 270mila i giovani che si sono "volatilizzati" in trent'anni in Calabria.


Le province calabresi tra le peggiori

Durante analizza poi il dato a livello provinciale: «Tra le prime venti province che registrano le perdite demografiche peggiori nella fascia d'età presa in considerazione, ben quindici appartengono al Sud e alle Isole (Nuoro, Cagliari, Oristano, Sud Sardegna, Potenza, Cosenza, Vibo Valentia, Sassari, Foggia, Verbania, Catanzaro, Brindisi, Isernia e Crotone), quattro sono settentrionali (Rovigo, Verbania, Biella e Ferrara) e una che si trova nel Centro Italia (Massa Carrara). Da notare poi che tra le province peggio messe ci sono tutte le calabresi, eccetto Reggio Calabria (che si trova comunque in 27esima posizione). In particolare, Vibo Valentia con il suo - 41,80% è l'ottava in termini di perdite più consistenti tra tutte le province italiane; fa ancora peggio Cosenza (-43,32%), mentre il calo di Catanzaro e Crotone è rispettivamente del 41,11 % e del 40,06%».

Il focus sui comuni del Vibonese

La ricerca di Durante si concentra poi in particolare sulla provincia di Vibo Valentia, dove negli ultimi trent’anni si è passati da 57.643 giovani tra i 15 ai 34 anni agli attuali 33.549. Ecco il focus sulle varie realtà comunali. «In quattro comuni la perdita della componente giovanile della popolazione supera addirittura il sessanta per cento: si tratta di Acquaro (-66,50%), Polia (-65,01%), Dinami (-63,15%), Monterosso (-61,89%). In altri dodici comuni supera il cinquanta per cento - Francavilla Angitola (-59,04%), San Nicola da Crissa (-58,09%), Filadelfia (-57,62%), Pizzoni (-57,14%), Mongiana (-57,13%), Joppolo (-55,36%), Gerocarne (-54,00%), Sorianello (-53,91%), Dasà (-51,34%), Fabrizia (-50,85%), Vazzano (-50,85%), Cessaniti (-50,34%) - e in altri quattordici centri la perdita va oltre il quaranta per cento - Nardodipace (-48,73%), Capistrano (-48,45%), Sant'Onofrio (-48,13%), Soriano (-48,12%), Simbario (-47,81%), Zaccanopoli (-47,73%), Tropea (-46,18%), Arena (-45,99%), Vibo Valentia (-43,32%), San Calogero (-43,15%), Maierato (-42,32%), Mileto (-40,67%), Brognaturo (-40,31%) e Nicotera (-40,12%). In altri tredici comuni il calo si assesta oltre il trenta per cento- Drapia (-39,75%), Francica (-37,32%), Briatico (-37,08%), San Costantino (-36,88%), Rombiolo (-36,69%), Limbadi (-36,46%), Parghelia (-35,11%), Spilinga (-35,11%), Stefanaconi (-33,68%), Zungri (-32,78%), Serra San Bruno (-32,41%), Pizzo (-32,41%), Vallelonga (-31,38%). Ci sono poi quattro comuni in cui tale perdita pur consistente si attesta tra il venti e il trenta per cento - San Gregorio d'Ippona (-27,36%), Zambrone (-26,16%), Spadola (-25,91%) e Filogaso (-23,62%) -, mentre in altri due - Filandari (-18,69%) e Ricadi (-12,99%) - è inferiore al venti per cento». Infine un’isola felice, il cui dato stride con quello del resto dei comuni vibonesi: «Ionadi è l'unico territorio dove si registra un aumento dei giovani (+85,13%)».

«Questi dati - conclude Durante - sono l'ennesima conferma di un trend che può avere conseguenze economiche e sociali devastanti per la nostra Calabria e per la nostra provincia, anche perché come ha rilevato la Cgia di Mestre, solo nel quinquennio 2023-28 il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno tre milioni di individui per sostituire le persone andate in pensione. Senza contare il fatto che, per quanto riguarda il vibonese, una perdita così consistente di giovani causata soprattutto dall'emigrazione, sta privando la nostra terra del segmento più attivo e preparato e rappresenta lo specchio del fallimento della politica e dell'assenza di una seria programmazione atta a garantire crescita, occupazione e servizi».

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