Il reportage

Un pastificio e tanti sogni: così Sadia, Adama e Madi si sono rimessi in gioco in Calabria lontani dalla loro Africa

VIDEO E FOTO | Il nostro viaggio a Mangone, nel Cosentino, dove tre ragazzi arrivati a bordo di un barcone hanno avviato la loro impresa. Poco più di una settimana fa il taglio del nastro, oggi "Sam" accoglie i primi clienti che qui vengono ad acquistare fusilli e pappardelle. Ma si producono anche ostie per la messa: «Ci sembrava un bel gesto verso la vostra cultura cristiana»

di Alessia Principe e Mariassunta Veneziano
2 maggio 2023
06:30

Nel petto del Savuto, a Mangone, paese che la tradizione della provincia cosentina porta come una delle capitali del pane, la mattina ha il sapore della farina di semola miscelata all’acqua di fonte. S’impasta dappertutto, nel circondario che ha accolto una nuova bottega, un pastificio speciale.

Adama ci accoglie all’ingresso sul retro. L’ambiente è luminoso, candido, con un vago odore di vernice fresca. Sul tavolone di metallo ci sono già i mattoncini di sfoglie pronte, di un bel colore giallo acceso.


Sadia sta misurando l’acqua, controlla che sia al livello giusto, «perché se sbagli le dosi – spiega – la pasta diventa troppo umida e si attacca e non si può lavorare», e poi la versa dentro all’impastatrice che comincia a girare la prima volta intorno alle nove del mattino. Un’ora e mezza dopo arrivano i primi clienti. «Il parroco ci ha detto di venire ad assaggiare la pasta che fanno qui – spiega una signora sulla sessantina che ordina un chilo di fettuccine – dicono sia molto buona».

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Il pastificio Sam ha inaugurato da pochissimo. Due torri di palloncini, resti della cerimonia di apertura, sono ancora lì, al lato della porta. «Non è certo un’iniziativa di solidarietà – puntualizza con un certo vigore Salvatore Brullo, dg della cooperativa FoCo – questa è un’attività in piena regola. I ragazzi lavorano, producono, si curano dell’azienda, pagano le tasse, le bollette. È in tutto e per tutto una start up».

Dalla vetrina, in poco tempo, i vassoi ricolmi si vuotano, e la pasta appena fatta finisce impacchettata nella carta pane e consegnata ai clienti. A gestire il pastificio che porta le iniziali dei loro nomi, sono tre ragazzi, appena ventenni. Erano neanche maggiorenni quando partirono a bordo di un barcone sgangherato dall’Africa – dal Senegal e dalla Costa d’Avorio – per arrivare in Italia a caccia di una vita migliore.

Sadia Diaby, Adama Traore e Madi Minougouy hanno un’aria allegra, mentre con cura portano le sfoglie sul bancone bianchissimo e poi cominciano a dividere le porzioni che finiranno nel macchinario di taglio. Di quel viaggio che li ha portati in Italia parlano poco, è cosa passata, ormai alle spalle. Non è il momento di ricordare tempi bui, adesso c’è un presente luminoso come quelle stanze del laboratorio bagnate dal sole di metà mattina.

Insieme hanno realizzato un progetto che sembrava impossibile anni fa, e che a piccoli passi, lentamente, ha visto la luce. «Siamo qui, lavoriamo tranquilli, siamo felici – sorride Adama -. Appena arrivati ci hanno accolto benissimo e la prima cosa che ho desiderato fare è stata studiare la lingua. È un passo importante, un atto di rispetto verso un Paese che ospita». Parla fluentemente l’italiano con una sfumatura francese leggera e così gli altri due amici, oggi colleghi. Madi spiega la scelta di lavorare non solo la pasta ma anche le ostie “Particula”. «Noi siamo musulmani, ma ci sembrava un bel gesto verso la vostra religione e la vostra cultura cristiana», dice.

Il progetto all’interno del quale tutto è nato si chiama “Fare sistema oltre l’accoglienza” ed è stato finanziato dalla Fondazione Con il Sud. «Non parla solo di integrazione – sottolinea il responsabile Giovanni Calabrese – ma anche di amore: l’amore di questi ragazzi che hanno voglia di scommettere su loro stessi, l’amore che vedi nelle persone che giorno dopo giorno vengono qui a incoraggiarli, a sostenerli». Lo stesso amore messo in campo dalla Fondazione Casillo, che per l’avvio dell’attività ha donato una tonnellata di farina.

Sadia, Adama e Madi erano pronti a partire già un anno e mezzo fa, ma la burocrazia ha allungato i tempi. «Loro però ci hanno creduto così tanto che hanno superato ogni difficoltà», racconta Calabrese.

E oggi, gli fa eco Brullo, «producono economia sana per il territorio: questa è una realtà nata da un bisogno dove grazie alla ferrea volontà dei ragazzi si è creato qualcosa di innovativo e utile alla società».

Ma nei pensieri di questi intraprendenti ventenni non c’è solo il pastificio da mandare avanti e far crescere, «magari tra qualche anno dando lavoro anche ad altre persone», dicono. Madi ha la faccia da attore e infatti confessa di avere una passione per il cinema. «Sylvester Stallone e Van Damme sono i miei attori preferiti. Però mi piacciono anche la commedia italiana e Checco Zalone. Checco, se mi vuoi per un tuo film, perché no!».

Anche Sadia ha un sogno: tornare in Senegal e portare lì una bella fetta del bene che ha ricevuto qui. «Sono grato di quello che ho, sono stato fortunato, ma quanti non lo sono. Ecco, vorrei far fortuna e tornare nel mio Paese per restituire un po’ di quello che ho avuto io a chi non ha nulla».

 

 

 

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