Firme taroccate, atti a Salerno

Colpo di scena nel procedimento sulle false firme alle elezioni comunali di Catanzaro che vede sotto accusa 13 persone indagate a vario titolo per violazione della legge elettorale, falso ideologico e materiale e favoreggiamento personale
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di Gabriella Passariello
28 gennaio 2015
17:42

Una decisione senza precedenti quella presa dal giudice per le udienze preliminari d Catanzaro durante il procedimento sulle presunte firme taroccate alle elezioni comunali di Catanzaro risalenti al 2012, che vede indagate 13 persone per violazione della legge elettorale, falso ideologico e materiale in atto pubblico e favoreggiamento personale . Il gup Pietro Scuteri,  ha accolto l'eccezione sollevata lo scorso 14 gennaio dall'avvocato Enzo Savaro e avvallata dai legali Salvatore Staiano, Amedeo Bianco, Francesco Iacopino, Valerio Murgano, Antonello Talerico e Aldo Casalinuovo sull' incompetenza per territorio e per funzione del giudice catanzarese. Il penalista aveva sottolineato, tenuto conto delle leggi speciali in materia elettorale, che si devono considerare "persone offese" tutti gli elettori catanzaresi, quindi anche i giudici. La posizione di persona offesa del gup lo rende incompatibile a trattare il procedimento, proprio per questo il giudice Scuteri, dopo aver dichiarato la propria incompetenza, ha disposto l'invio degli atti alla Procura di Salerno, come previsto dal codice di rito. Tutto da rifare per l'inchiesta rispetto alla quale il pubblico ministero di Catanzaro, Gerardo Dominijanni,titolare del fascicolo, aveva chiesto il rinvio a giudizio dell'ex assessore comunale Massimo Lomonaco, il dirigente di Forza Italia Maurizio Vento, il dipendente comunale dell'ufficio anagrafe Onofrio Dominaci, salvato dal gip da una pronuncia di interdizione dai pubblici uffici richiesta dal pm, la segretaria del movimento "Per Catanzaro" Barbara Veraldi. E ancora, Michele Leone, Angelica Mauro, Tommaso Caruso, Immacolata Dolce, Giovanni Dolce, Elena Leone, Emanuela Carioti, Giulia Montesano, Filippo Lacanna, a carico dei quali, il pm titolare delle indagini ipotizza a vario titolo la violazioni delle leggi speciali in materia elettorale, falso ideologico e materiale in atto pubblico e favoreggiamento personale.  Le accuse formulate dagli inquirenti catanzaresi riguardavano, in particolare, 90 firme balzate alla loro attenzione dopo che decine di cittadini non le hanno riconosciute come proprie nonostante comparissero nei documenti presentati a supporto della presentazione della lista "incriminata". La Procura salernitana, adesso, riceverà il fascicolo del caso e salvo altri colpi di scena, al termine del proprio lavoro potranno procedere con una nuova richiesta di rinvio a giudizio o con una di archiviazione. Secondo le ipotesi di accusa Lomonaco, Veraldi in qualità di istigatori e Dominaci quale impiegato all'Ufficio anagrafe del Comune di Catanzaro, e quindi pubblico ufficiale, avrebbero « falsamente attestato che le firme relative alla dichiarazione di presentazione della lista numero 7 denominata "Per Catanzaro", dei candidati al Consiglio comunale per l'elezione del sindaco, erano state apposte in sua presenza previa identificazione dell'identità dei dichiaranti». Fatti commessi dal 26 al 30 marzo 2012. Lomonaco e Veraldi in concorso tra loro avrebbero commesso un falso, apponendo sulle dichiarazioni di presentazione della lista incriminata una sfilza di nomi e cognomi, circa un centinaio, che per la formazione di un'unica lista non sono affatto pochi. Ma anche l'attuale esponente di Forza Italia, all'epoca dei fatti vicepresidente del Consiglio provinciale Maurizio Vento ci avrebbe messo del suo in tutta questa vicenda. Lui in qualità di vice presidente dell'Ente intermedio e quindi in veste di pubblico ufficiale, in concorso sempre con Lomonaco e Veraldi avrebbe falsamente attestato, secondo le ipotesi accusatorie, che alcune firme «erano state opposte in sua presenza, previa identificazione dell'identità dei dichiaranti. Fatti commessi a Catanzaro il 26 marzo 2012, due mesi prima delle contestate competizioni comunale, che portarono gli uomini della Digos il 7 maggio 2012 a spedire una dettagliata informativa al sostituto procuratore Dominijanni, che a stretto giro aveva già individuato una serie di persone, responsabili di vendere voti in cambio di promesse di lavoro o di favoreggiamento personale. Ed è proprio quest'ultima ipotesi di reato che il magistrato contesta alle altre nove persone i cui nomi inizialmente erano stati coperti da omissis. Sentiti, all'epoca dei fatti, in qualità di persone informate dei fatti, dagli uomini della Digos, delegata alle indagini, avrebbero dichiarato il falso, di aver sottoscritto, gli elenchi di presentazione dei candidati della lista "Per Catanzaro" in presenza dell'impiegato all'ufficio anagrafe.

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