Lamezia, pagati part-time lavoravano dieci ore al giorno: interdizione per un imprenditore

Nel corso dell’operazione “Spartaco” sequestrato anche il denaro, circa 56mila euro, che sarebbe stato indebitamente lucrato. All’indagato è stato temporaneamente imposto il divieto di esercitare ogni attività di impresa
di Redazione
28 gennaio 2017
09:02

Il gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e patrimoniali, emessa dal gip del tribunale alla sede, su richiesta della locale Procura della repubblica, nei confronti di un imprenditore, Mario Fazio, indagato per il reato di estorsione continuata ai danni dei undici propri lavoratori dipendenti.

 


All’indagato, in forza del provvedimento magistratuale è stato temporaneamente imposto il divieto di esercitare ogni attività di impresa ed uffici direttivi di persone giuridiche.


L’operazione, denominata “Spartaco”, è scaturita da attività info-investigative svolte dai finanzieri, a seguito di una denuncia sporta da uno dei dipendenti che era stato licenziato, poichè si era lamentato col suo datore di lavoro delle condizioni di sfruttamento cui era stato sottoposto.


Le conseguenti indagini hanno permesso di far luce su un più vasto fenomeno di sfruttamento illecito dei dipendenti, attuato, in maniera sistematica dall’imprenditore. In particolare, i finanzieri hanno scoperto che almeno dall’agosto del 2015 all’ottobre del 2016, l’imprenditore costringeva sistematicamente i dipendenti, con l’implicita prospettiva di licenziamento, ad accettare gravose condizioni di lavoro, consistenti nel prestare la propria attività per otto-dieci ore al giorno, a fronte di un contratto part-time in base al quale venivano retribuiti per sole quattro o cinque ore giornaliere.

 

In un caso, l’imprenditore ha anche minacciato in maniera grave uno dei dipendenti, che aveva “osato” piu’ fortemente reclamare i propri diritti, ventilando ritorsioni consistenti in violenze fisiche e materiali. Le indagini, nonostante la ritrosia di quasi tutte le vittime nel riferire le reali condizioni lavorative per il timore di essere licenziate, hanno consentito di verificare la reale estensione del fenomeno illecito, risultato tale da rappresentare una sostanziale fonte di arricchimento per l’imprenditore, quantificato in circa 56.600 euro. Il indebitamente lucrato è stato sottoposto a sequestro preventivo nel corso delle operazioni delle fiamme gialle.

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