NUOVA BUFERA SULLA REGIONE CALABRIA: INDAGATO PER MAFIA L'ASSESSORE MICHELE TREMATERRA

E’ accusato dalla Dda di Catanzaro di concorso esterno in associazione mafiosa. Tra gli indagati l’ex sindaco e un ex consigliere comunale di Acri. Perquisiti gli uffici del dipartimento Agricoltura
10 giugno 2014
00:00

CATANZARO - Concorso esterno in associazione mafiosa. E’ la pesantissima accusa che la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro rivolge a Michele Trematerra, 50 anni, di Acri, medico e, soprattutto, assessore regionale in quota Udc. Un’altra bufera giudiziaria si abbatte dunque sulla Regione ed investe in particolare il dipartimento Agricoltura, i cui uffici questa mattina hanno ricevuto l’inaspettata visita dei carabinieri del comando provinciale di Cosenza per le perquisizioni di rito che sono state effettuate anche nell’abitazione dell’assessore.

 


Le accuse. In particolare gli inquirenti contestano a Trematerra fatti avvenuti nell’arco temporale tra il 2010 e il 2013 e una serie di “condotte materiali e procedimentali amministrative” che avrebbero agevolato la cosca Lanzino. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore della Dda catanzarese Pierpaolo Bruni, ci sarebbero presunte irregolarità sull'affidamento di appalti pubblici da parte della precedente amministrazione del Comune di Acri, guidata all'epoca dal sindaco Luigi Maiorano che risulta indagato per concorso esterno. Appalti che riguardavano attività di competenza dell'assessorato regionale all'Agricoltura e riconducibili al settore del disboscamento e della vendita del legname. 

 

Figura centrale. Complessivamente sono quindici gli indagati. Tra di loro presunti affiliati alla cosca Perri, ma anche imprenditori. Figura centrale dell’indagine Angelo Gencarelli, componente della segreteria dell’assessore Michele Trematerra ed ex consigliere comunale di Acri. Per gli inquirenti Gencarelli sarebbe addirittura un elemento di spicco della ‘ndrangheta, insieme a Giuseppe Perri, vertice promotore della cosca, succursale ad Acri del clan Lanzino, una delle più potenti consorterie criminali attive sul territorio cosentino. Le accuse nei confronti di Gencarelli sono pesantissime. Per la Dda sarebbe l’anello di congiunzione tra l’associazione mafiosa e le istituzioni pubbliche e, ancora, “un soggetto in grado di condizionare, grazie al rapporto collusivo instaurato con pubblici funzionari, le scelte amministrative degli Enti e di orientare le procedure amministrative riguardanti gli appalti pubblici a favore di società o ‘cartelli’ di società facenti campo ad imprenditori organici alla cosca”.

 

Gli indagati. Per il momento gli indagati sono quindici, ma il numero sembra destinato a crescere nelle prossime ore. A vario titolo le accuse vanno dall’associazione mafiosa al concorso esterno, ma c’è anche chi deve rispondere dei reati di usura ed estorsione. Nei guai sono finiti Giuseppe Perri, indicato come il capo cosca, Giuseppe Tarsitano e Massimo Greco, definiti affiliati, gli imprenditori Angelo Ferraro, Giorgio La Greca, Salvatore Gencarelli, Antonio Gencarelli, Carmine Pedace, Luigino Terranova, Elio Abbruzzese, Franco Caruso e Giuseppe Burlato.

 

La reazione dell'Udc. "Esprimiamo solidarieta' a Michele Trematerra, politico integro e moralmente irreprensibile, sicuri che sapra' dimostrare la propria completa estraneita' dalle ipotesi di reato che gli vengono contestate". Così in una nota il capogruppo dell'Udc alla Regione Calabria, Ottavio Bruni."Nell’esprimere piena fiducia nel lavoro della magistratura, auspichiamo – è scritto nel documento - che si faccia chiarezza al più presto al fine di restituire serenità all'amico assessore a cui – conclude Bruni - il solo accostamento alla sua persona di fenomeni mafiosi provoca disagio e sdegno".

 

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