Uccise il vicino per un debito di 2500 euro. Condanna ridotta per Giuseppe Tripodi

La Corte d'Assise d'Appello infligge 15 anni e 4 mesi di reclusione a Giuseppe Tripodi a fronte dei 30 avuti in primo grado. Esclusi i futili motivi
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di Consolato Minniti
9 aprile 2018
14:02

Ci sono importanti novità sull'omicidio di Giuseppe Pizzichemi, l'uomo ucciso a Fossato di Montebello Jonico il 30 agosto 2016. Pochi minuti fa, la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, dopo due ore di camera di consiglio, ha riformato la sentenza emessa in primo grado portando da 30 a 15 anni e 4 mesi la condanna per l'imputato Giuseppe Tripodi. I giudici, accogliendo la tesi dell'avvocato Lorenzo Gatto, hanno escluso l'aggravante dei futili motivi, riducendo la pena. Alla base del delitto, un debito di poche migliaia di euro che la vittima aveva nei confronti di uno dei figli dell'autore dell'omicidio.

 


La dinamica del delitto

È il 30 agosto 2016 e sono da poco trascorse le 18:30 quando la tranquillità di Fossato, viene di colpo interrotta dal fragore di alcuni colpi di arma da fuoco seguito dalle disperate urla di alcune persone: “Venite subito in via dei Mulini hanno sparato ad un uomo”, queste le parole pronunciate al numero di Pronto Intervento 112. Nel giro di pochissimi minuti quindi, i carabinieri giungono sul luogo. Di lì a breve arriverà anche un’ambulanza del 118 sulla quale verrà caricato l’uomo ferito poco prima ma il cui cuore smetterà di battere durante la disperata corsa in ospedale.


Il tempestivo intervento massiccio dei carabinieri melitesi si rivela risolutivo. Una quindicina di uomini dell’Arma difatti, non perdono un attimo di tempo, iniziano a battere la zona palmo a palmo e, dopo averli individuati, interrogano tutti i testimoni e le persone presenti riuscendo, nel giro di pochissimo tempo, a ricostruire, con assoluta chiarezza, la dinamica dei fatti. La persona uccisa si chiamava Giuseppe Antonio Pizzichemi, 50enne, residente nella frazione di Fossato, titolare di un frantoio che a quanto sembra, negli ultimi tempi aveva dovuto chiudere per problemi economici e con qualche piccolo precedente penale alle spalle per reati di poco conto. A sparare invece, il 51enne Giuseppe Tripodi, incensurato, padre di 5 figli. I due si conoscevano da tempo ed alla base del gesto, un diverbio per un debito di circa 2.000 euro che la vittima aveva nei confronti di uno dei figli di Tripodi per alcuni lavori agricoli che quest’ultimo aveva fatto, nel tempo, ma mai saldati.


Pizzichemi si trovava nel cortile antistante l’abitazione di Tripodi, unitamente ad alcuni parenti di quest’ultimo che, invece, era affacciato al balcone della propria abitazione sito al primo piano. Tripodi avrebbe chiesto all’uomo di saldare quel debito. Da qui il diverbio, sarebbero volate parole grosse fin quando Pizzichemi, in tono di sfida, avrebbe invitato Tripodi a raggiungerlo in strada per “chiarire definitivamente la questione”. È a questo punto che Tripodi, in parte accecato dalla rabbia ed in parte per un gesto che avrebbe commesso Pizzichemi, tanto da far ritenere all’omicida che l’uomo potesse essere armato, sarebbe rientrato immediatamente in casa e, dopo aver impugnato una pistola Beretta cal. 7.65 regolarmente detenuta, si sarebbe riaffacciato puntando la pistola sull’uomo e facendo fuoco 3 volte. Pizzichemi avrebbe tentato di trovare riparo dietro un’autovettura ma i tre colpi, che lo attingevano all’addome ed a una gamba si rivelavano fatali. 


Le due decisioni

In primo grado la condanna a 30 anni di reclusione con il riconoscimento dell'aggravante dei futili motivi. Oggi in Appello, in accoglimento delle tesi difensive dell'avvocato Gatto, la riduzione a 15 anni e 4 mesi di reclusione

Consolato Minniti

Giornalista
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