Reggio, processo ‘Km 24’: chiesti 200 anni di carcere

L'organismo apicale dell'organizzazione criminale, secondo l'accusa, dotato di maggior potere commerciale e contrattuale, sarebbe stato rappresentato da Rocco Mandali, Amarildo Canaj, per cui il pm Calamita ha invocato una durissima condanna a 24 anni
16 ottobre 2015
09:52

Il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Calamita, ha invocato circa 200 anni di carcere nei confronti degli imputati del processo "Km 24" che hanno scelto di essere processati con il rito abbreviato.
L'operazione ha visto protagonisti i Commissariati di Pubblica Sicurezza di Villa San Giovanni, Gioia Tauro e Siderno, dei Reparti Prevenzione Crimine "Calabria Meridionale" e "Sicilia", nonché delle Squadre Mobili delle Questure di Milano e Piacenza, e con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e della Direzione Centrale Servizi Antidroga, la Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria ed il Commissariato di P.S. di Condofuri (RC).
Anche dal carcere Leonardo Marino continuava a operare nel settore del narcotraffico attraverso la moglie Caterina Ierardo. È quanto emerge dall'indagine che oggi ha portato a 23 arresti nel reggino, in Lombardia ed Emilia Romagna da parte della Polizia di Stato e della Dda di Reggio Calabria.

L'abitazione della coppia era diventata luogo d'incontro con gli altri appartenenti all'organizzazione di spacciatori, in particolare Rocco Mandalari e l'albanese Amarildo Canaj il quale coadiuvava i trafficanti di droga, procacciando, trasportando e distribuendo la sostanza stupefacente.


La droga veniva acquistata dai fornitori di Africo, area nota alle forze dell'ordine come snodo importante del narcotraffico, e poi nascosta in luoghi sicuri vicino a un discount a Melito Porto Salvo o in un sottopasso, da dove veniva prelevata al momento della cessione. Il gruppo poteva contare su un ampio numero di pusher che distribuivano la droga al dettaglio.

Per eludere i controlli delle forze dell'ordine, spacciatori e clienti avevano concordato un linguaggio codificato apparentemente innocente come "stasera vieni a mangiare da me" o "ci vediamo a cena". Alcuni indagati di Reggio Calabria si rifornivano dal gruppo di Melito Porto Salvo acquistando quantitativi non inferiori a cinquanta grammi di droga per poterla poi rivendere su altre piazze.

Secondo gli investigatori, l'organismo apicale dell'organizzazione criminale era rappresentato da Rocco Mandalari (42 anni), l'albanese Amarildo Canaj (34) e da Leonardo Marino (48) ai quali avrebbe dato una importante mano Caterina Ierardo (36 anni, moglie di Marino) la quale si occupava di offrire supporto logistico e partecipando materialmente alla distribuzione. A Mandalari e Canaj viene contestata la morte di un uomo per overdose come conseguenza non voluta della cessione di sostanze stupefacenti. L'indagine è nata nel 2009, anno in cui Mandalari e Marino erano stati arrestati sai poliziotti del Commissariato di Condofuri perché trovati in possesso di 40 grammi di eroina. La droga era stata sequestrata all'interno di un circolo ricreativo a Melito Porto Salvo, di cui i due erano soci e gestori di fatto.

L'organismo apicale dell'organizzazione criminale, secondo l'accusa, dotato di maggior potere commerciale e contrattuale, sarebbe stato rappresentato da Rocco Mandali, Amarildo Canaj, per cui il pm Calamita ha invocato una durissima condanna a 24 anni e 4 mesi di carcere, che insieme ad altri soggetti, riuscivano a piazzare sul mercato diverse partite di sostanza stupefacente. Nello specifico, sempre secondo l'accusa, Mandalari, Canaj erano i capi, mentre Caterina Ierardo, per cui la Procura ha chiesto la condanna a 9 anni e 4 mesi di detenzione, collaborava strettamente con loro, fornendo supporto logistico ed organizzativo e partecipando materialmente alla distribuzione. Stando alle carte dell'inchiesta, il 25 aprile del 2010, una delle ennesime cessioni di sostanza stupefacente da parte del duo Mandalari-Canaj avrebbe avuto come diretta conseguenza la morte per overdose di Mario Negro, trovato cadavere all'interno di uno dei bagni di una comunità terapeutica di Pellaro (RC) con accanto una siringa, un cucchiaino e un accendino.

 

Questo il dettaglio delle richieste:

Pina Alampi 9 anni e 4 mesi di reclusione Vincenzo Luciano Alberti 6 anni di reclusione e 26mila euro di multa Liliana Barbuto 10 anni e 8 mesi di reclusione Pasquale Barresi 4 anni e 4 mesi di reclusione e 20 mila e 800 euro di multa Vittoria Sharon Beier 10 anni di reclusione Paolo Calabrò 4 anni e 4 mesi di reclusione e 20 mila e 800 euro di multa Amarildo Canaj 24 anni e 4 mesi di reclusione Domenico Falletti 9 anni e 4 mesi di reclusione Alessandro Ferraro 12 anni di reclusione Domenico Giuffrè 9 anni e 4 mesi di reclusione Giorgio Giuseppe Iaria 10 anni e 8 mesi di reclusione Caterina Ierardo 9 anni e 4 mesi di reclusione Rocco Mandalari 24 anni e 4 mesi di reclusione Demetrio Missineo 9 anni e 4 mesi di reclusione Luigi Pittarrelli 9 anni e 4 mesi di reclusione Carmelo Santo Rogolino7 anni e 4 mesi di reclusione e 26 mila euro di multa Francesco Stilo 6 anni di reclusione e 26mila euro di multa.

 

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