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di Francesco Graziano
3 aprile 2024
15:50

La Ciciarata di Maida, rivive l’antica tradizione che unisce la comunità e rievoca la carità dei frati francescani

Dopo la processione in onore del Santo di Paola, si accendono le “coddare” e si prepara la pasta e ceci che verrà poi distribuita a tutti i presenti. Il presidente del comitato: «Ogni anno è un'emozione nuova»

Eventi

È una della parole più preziose che riposa nel vocabolario e tiene sveglia un'intera comunità: condivisione. E sta tutta lì, nel senso profondo di un termine che per accezione si apre al prossimo, la bellezza dello stare assieme, di sentirsi vicini tanto fisicamente quanto sentimentalmente agli altri. A Maida, nel Catanzarese, nel giorno dedicato a San Francesco di Paola, il borgo si stringe attorno al valore, all'idea, al concetto di condivisione. Lo fa ogni anno in occasione della "Ciciarata" del 2 aprile, iniziativa che si caratterizza per la preparazione e la distribuzione di un piatto di pasta e ceci, nei pressi del convento di Gesù e Maria nel comune dell'hinterland lametino. 


Un'usanza rinnovata anche in questo 2024 ed anticipata dalla celebrazione di una messa solenne oltre che da una serie di preparativi che, sin dal giorno precedente, hanno visto impegnati i volontari del Comitato Ciciarata. Nella notte tra l'1 e il 2 aprile, dopo la processione della statua di San Francesco di Paola dalla chiesa di Santa Maria Cattolica all'antico convento, allo scoccare della mezzanotte si è passati all’accensione delle “coddare” all’interno delle quali sono stati fatti cuocere i ceci per l'intera notte per poi essere consumati all'ora di pranzo del 2 aprile. Ed ecco allora spuntare fuori pentole, scodelle e piatti per prendere parte all'evento che rievoca lo spirito solidale e amorevole dei frati francescani che, in passato, consegnavano il cibo e dispensavano la carezza di un'attenzione ai poveri affamati giunti proprio al vecchio convento di Maida. Un appuntamento che, anche in questo periodo, è riuscito a ravvivare il sentimento di carità cristiana e a riportare in paese tanti emigrati partiti per il mondo ma dal cuore orgogliosamente residente ancora in Calabria. 



«Nonostante la tradizione vada avanti da tanto tempo, ogni anno riserva un'emozione nuova - ha affermato il presidente del comitato Ciciarata Domenico Colelli -. Un impegno, uno sforzo che puntualmente viene ripagato dal sorriso e dall'emozione della gente. Tengo a ringraziare tutti coloro che hanno partecipato, i cucinieri della Ciciarata. È una festa che appartiene a tutti». 


Alla "Ciciarata" si sta uno accanto all'altro non soltanto per spartire una portata senza alcuna gelosia, ma per replicare lo schema di una tradizione che nonostante la ciclicità non scade nella noia di una fredda ripetizione. Ci si scopre uniti nell'attesa della mezzanotte e del fuoco delle "coddare", circondati dagli alberi che silenziosamente da un anno all'altro aggiungono un cerchio al ventre della loro corteccia. E poi, sorridenti, davanti ad un piatto di pasta e ceci per azzerare le disparità, quelle che la società continua a mantenere altrove. All'ombra del vecchio convento ciascuno conta quanto contano gli altri. Ogni cuore ha lo stesso peso ed ogni vita la stessa dignità. 
 

 

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