Catfight tra Morrone e Tallini: riparte la guerra in Forza Italia

Davvero non c’è tregua dentro Forza Italia che sta vistosamente sfuggendo di mano alla coordinatrice Jole Santelli e pare devastata da dinamiche impazzite che vedono i big divisi per correnti e l’un contro l’altro armati.
di Riccardo Tripepi
11 novembre 2015
23:06

L’elezione di Ennio Morrone alla carica di presidente della Commissione speciale di vigilanza è diventata un nuovo casus belli per le truppe azzurre di palazzo Campanella che già si presentavano all’appuntamento come una vera e propria armata brancaleone. Al momento, infatti, la geografia ufficiale di palazzo Campanella vede nel gruppo di Forza Italia tre soli consiglieri: Nicolò, Salerno e Morrone. Gli altri due eletti nelle liste del partito guidato da Jole Santelli e cioè Mimmo Tallini e Fausto Orsomarso appartengono al misto. Orsomarso che non ha mai preso la tessera di Fi, pur prendendo un seggio a molti uscenti assai imbufaliti,  è attualmente impegnato a fondare Azione nazionale con Scopelliti. Tallini, invece, pur non facendo parte del gruppo consiliare è stato nominato dalla Santelli coordinatore provinciale del partito a Catanzaro.
A completare la macedonia ci pensano poi le truppe della Casa delle libertà. Giuseppe Graziano che vuol entrare ufficialmente nel gruppo di Fi, Giuseppe Mangialavori che è stato nominato coordinatore provinciale a Vibo scatenando una guerra con Salerno e Francesco Cannizzaro, delfino di Antonio Caridi, che insieme al senatore è appena entrato ufficialmente nel partito.


Con un schieramento così composito, la frittata era inevitabile.



Ed, infatti, nonostante il nome di Morrone fosse stato ufficializzato da tempo dal gruppo Fi istituzionale, il resto del mondo ha protestato per non essere stato interpellato. Per bocca di Francesco Cannizzaro ha chiesto la sospensione dei lavori al momento della votazione del presidente in maniera da poter trovare un nome condiviso. Tra i banchi del Consiglio sono volate parole grosse e i consiglieri della Cdl hanno chiesto con forza a Graziano di non votare per Morrone, richiamandolo alla disciplina di scuderia che lo ha fatto diventare segretario questore dell’Ufficio di presidenza di palazzo Campanella.
Alla fine i tre Fi più Graziano hanno tenuto il colpo e sono riusciti comunque a far votare Morrone, contando anche sui voti del Nuovo centrodestra di Pino Gentile, oltre a 9 voti provenienti dai banchi del centrosinistra. Circostanza che ha fatto gridare all’inciucio Mimmo Tallini dai banchi della minoranza e destato la reazione stizzita di Morrone e compagnia. In realtà anche senza i voti della maggioranza, Morrone avrebbe vinto ugualmente con i 4 voti di Fi più Graziano e i tre di Ncd.
In ogni caso si è trattato del giusto prequel per il patatrac definitivo. Nicolò, Salerno, Morrone e Graziano hanno rotto gli indugi e hanno chiesto ufficialmente ai vertici del partito l’espulsione di Mimmo Tallini dal partito. «Le dichiarazioni del Consigliere Mimmo Tallini a chiosa della nomina del collega Ennio Morrone a presidente della Commissione di Vigilanza, sono inaccettabili, volgari ed offensive della dignità del lavoro svolto finora dai gruppi consiliari di minoranza e, in particolare, dal gruppo di Forza Italia – scrivono in una nota - Chi si mette contro la linea di pensiero del proprio partito, volta a portare avanti un’opposizione concreta e cosciente all’attuale azione di governo regionale, si pone automaticamente fuori dallo stesso. Ed è per questo che proponiamo al Presidente Silvio Berlusconi, al Responsabile degli Enti locali Marcello Fiori e al coordinatore regionale Jole Santelli di espellere da Forza Italia Mimmo Tallini, che tra l’altro è coordinatore provinciale del partito a Catanzaro. La posizione espressa contro la nomina di Morrone è l’ennesimo e l’ultimo dei tanti atti di sfiducia che il collega consigliere ha posto, anche e soprattutto contro se stesso, sin dall’inizio della legislatura. Non si può - e non lo permetteremo a nessuno, men che meno a Tallini - sospettare che il gruppo di Fi abbia non si sa quale rapporto di connivenza con l’attuale Governo Oliverio, insinuando chissà quale inciucio, ma senza alcun riscontro reale”.



Riccardo Tripepi 

Giornalista
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