I dati Svimez e il ritardo del PD

di Riccardo Tripepi
3 agosto 2015
00:28

 Il premier Matteo Renzi batte un colpo. Annunciata per il prossimo 7 agosto una direzione nazionale del Pd per il Sud.
Ci sono voluti i dati diffusi dalla Svimez, insomma, per convincere il presidente del Consiglio e il più grande partito del centrosinistra che, forse, è il caso di iniziare a discute della mai risolta, e forse aggravata, questione meridionale.
Meglio tardi che mai, si potrebbe dire, ma in realtà prevale il senso di sdegno nei confronti di una politica che non sa gestire i processi, ma li subisce. E che compila la propria agenda sulla base della pressione mediatica. Al Sud non si trovava lavoro, si emigrava e si pativa la povertà negli anni passati e nei mesi e nelle settimane che hanno preceduto il rapporto Svimez, peraltro assai simile ad altri diffusi dallo stesso Istituto.
Intervenire prima sarebbe stato, dunque, possibile e doveroso. Il premier, cui perfino Roberto Saviano dalle colonne di Repubblica, ha chiesto, adesso, di far qualcosa e ha scelto di interrogare il suo partito.
Per fare in modo che la riunione non si trasformi in una vuota liturgia, ad uso e consumo di telecamere e giornali, un ruolo importante potrebbero svolgerlo i dirigenti e i parlamentari del Sud e della Calabria. Magari presentandosi a Roma senza cappello in mano, ma con una borsa da lavoro piena di progetti, proposte e idee.
Un modo per cominciare quella diversa interlocuzione con il governo nazionale che pure è stata tirata in ballo dal governatore Oliverio e dai consiglieri regionali tutti nelle concitate fasi del rinnovo della giunta e del cambio del presidente del Consiglio regionale. Adesso c’è da essere coerenti con proclami e annunci.
Il Pd in genere e quello calabrese in particolare sono chiamati adesso ad una prova di maturità che non pare destinata ad avere prove d’appello.
Se ne è accorto, ad esempio, il reggino Massimo Canale che è stato battuto per pochi voti all’ultimo congresso regionale dall’attuale segretario Ernesto Magorno. Utilizzando la sua bacheca facebook ha ricordato a tutti che c’è mettersi al lavoro immediatamente per rinnovare il partito, dopo aver messo a posto (si spera) le cose in Regione e in Consiglio.
Ci sono i congressi provinciali di Reggio, Vibo e Catanzaro da preparare. C’è da riaprire il tesseramento e, soprattutto, da sostenere un governo regionale che non ha davanti a sé un compito semplice.
«Ritengo riduttivo immaginare che la nomina della nuova giunta regionale e l'elezione del Presidente del Consiglio possano fare dimenticare ai calabresi la pessima prova che abbiamo dato (tutti, partito e giunta) fino a oggi. In questo senso, trovo eccessivi gli entusiasmi di coloro che non avevano proprio digerito le prime scelte di Oliverio e semplicemente sgradevoli i commenti enfatici di quelli che invece le avevano condivise e magari avevano anche strappato un contrattino...».
A Canale, tuttavia, non sfugge l’importanza per il centrosinistra di aver guadagnato una nuova partenza. «Colgo invece il dato di una normalizzazione del rapporto tra il partito e Mario Oliverio: fino a ieri il Pd regionale rincorreva affannosamente il Presidente, la linea politica (di facciata) ricordava un po' quella di un cortigiano ossequioso che sopporta e nella disgrazia spera di ottenere un contentino. Oggi, al contrario, è più che altro Oliverio ad avere un bisogno disperato del Pd e della sua copertura nazionale, dopo il flop della prima giunta».
Ed allora la rotta futura. «Al contempo questa nuova fase impone di ridisegnare la linea politica del partito: recuperare autorevolezza, essere presenti sui temi, interloquire e confrontarsi con la giunta e non semplicemente prendere atto delle sue scelte. Da Gioia Tauro, alla sanità, ai fondi comunitari, alle infrastrutture sarebbe utile che per una volta anche il partito potesse (e volesse) dire la sua. Per questo occorre ritornare a occuparsi dell'organizzazione del Pd».
E solo con un partito forte e un governo regionale autorevole si potrà provare ad incidere nelle politiche nazionali per il Sud ed evitare che intere Regioni soccombano inermi al loro triste destino etero diretto.

Riccardo Tripepi

Giornalista
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