IL 'SELFIE' CHE VALE PIU' DI MILLE PAROLE: RENZI FRA I GIOVANI GUERRIERI DEL PD CALABRESE

Il premier evita di entrare nel merito della politica interna, annulla la tappa a Gioia Tauro e delega al rapporto diretto con i lavoratori in protesta il ministro Poletti
14 agosto 2014
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REGGIO CALABRIA - La visita lampo di Matteo Renzi in Calabria è durata poche ore, durante le quali il premier ha affrontato uno spettro impressionante di argomenti. Dalla disoccupazione al completamento della A3, dalla gestione dei fondi europei alla nomina del nuovo commissario alla sanità, passando per il rilancio dello scalo di Gioia Tauro. Volutamente, durante la conferenza stampa convocata in Prefettura a Reggio Calabria, Renzi ha preferito non affrontare il tema scottante delle primarie del centro-sinistra, fissate per il 21 settembre prossimo, evitando di entrare nel merito di una questione che sta agitando gli animi del partito calabrese. Ma se è vero che un'immagine vale più di mille parole, a comunicare più di qualsiasi dichiarazione, è il selfie nel quale il premier posa fra due giovani rampanti democrat in corsa per due diverse cariche fondamentali nello scacchiere politico regionale e nei futuri assetti della compagine calabrese. Nell'autoscatto Renzi sorride fra Gianluca Callipo - primo cittadino di di Pizzo in corsa alle primarie- e Giuseppe Falcomatà, giovane candidato a sindaco della città dello Stretto. Tutto il resto è metacomunicazione, che esalta il rinnovamento e riporta alla mente gli esordi della coppia Renzi- Civati, paladini intransigenti della rottamazione.
Nel frattempo, fuori dal palazzo della Prefettura, un centinaio tra disoccupati, percettori di ammortizzatori sociali e precari, manifestano il loro dissenso.  Anche in questo caso Renzi glissa - anche fisicamente - accedendo alla sala predisposta per la conferenza stampa attraverso un'entrata secondaria. Più tardi, sarà il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ad incontrare i protagonisti del sit-in, sciolto al momento della partenza del premier. Che già stava macinando altri chilometri, per raggiungere le ferite aperte della Sicilia. Gela e Termini Imerese. Anche qui striscioni e slogan di protesta, coperti da un lungo, accorato applauso. (lc)

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