Pd e presidente del Consiglio: la scelta a Roma?

Non si farà la riunione dell’assemblea regionale del Pd prevista per oggi. Un nuovo rinvio dettato dagli impegni istituzionali del vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, e degli altri parlamentari calabresi, tutti a Roma per votare la fiducia che il governo Renzi ha imposto su un decreto legge in materia fallimentare.

di Riccardo Tripepi
23 luglio 2015
13:06

Il che sarebbe anche una evenienza normale, se non fosse che l’assemblea  era stata originariamente prevista per lunedì scorso e che il segretario Magorno e il presidente Vallone l’avevano fissata per oggi,  pur sapendo che l’agenda istituzionale del governo Renzi non consentiva spazi.


Il nuovo rinvio, dunque, era voluto e già messo in preventivo? La domanda è lecita, ma la risposta è incerta. Sicura è invece la data per la nuova convocazione: il prossimo 31 luglio. Praticamente il nuovo aggiornamento è stato fissato verosimilmente dopo la delicata seduta di Consiglio regionale che dovrebbe svolgersi, il condizionale è d’obbligo, il 28 e il 29 luglio. Seduta che dovrebbe avere all’ordine del giorno la ratifica delle dimissioni di Antonio Scalzo e l’elezione del nuovo presidente.



Uno sfalsamento del genere starebbe a significare che, ancora una volta, le scelte sul futuro della Calabria saranno prese a Roma. Molti dei big calabresi sono già nella Capitale e altri ci arriveranno fra oggi e domani. Sarà a Roma e alla presenza di Guerini e Lotti che si tenterà di trovare una mediazione fra le parti in campo in modo di arrivare preparati e blindati alla seduta di Consiglio regionale. Come noto, il capogruppo di Forza Italia, principale partito dell’opposizione, Alessandro Nicolò ha già da tempo chiesto che le dimissioni di Scalzo non vengano semplicemente ratificate dall’assemblea, ma che sul punto si apra un dibattito. Un’opzione molto scivolosa per il centrosinistra che potrebbe trovarsi davanti l’opposizione, magari rafforzata da franchi tiratori dell’ultima ora, pronta a chiedere a Scalzo di rivedere la sua decisione. Cosa che probabilmente non sarebbe vista come una iattura dallo stesso Scalzo. Il “tam tam” di palazzo Campanella, infatti, segnala un presidente uscente assai attento alle dinamiche in corso per tentare di capire se esistono i margini per una riconferma. Magari come soluzione ultima per un partito che non riesce a scegliere la nuova guida del Consiglio.
Per evitare guai, insomma, il Pd deve presentarsi compatto sul nome del successore e, dunque, i renziani dovranno riuscire a trovare un accordo. A Catanzaro si continua a spingere per Arturo Bova, mentre a Reggio, che si sente penalizzata dalle scelte fin qui fatte da Oliverio, spinge per avere la poltrona con Mimmetto Battaglia o con Nicola Irto. I bersaniani di Oliverio, al momento, si godono lo spettacolo e aspettano il momento giusto per sparigliare le carte, così come avvenuto con la prima elezione del presidente del Consiglio regionale.


La differenza rispetto a quell’occasione la potrebbe fare Roma che, dopo l’esplodere di “Rimborsopoli” ha chiesto un rinnovamento totale al governo regionale e nella guida del partito. Guerini e compagnia difficilmente accetteranno nuovi pastrocchi e sicuramente hanno gli occhi ben puntati sull’operato di Magorno che mai come stavolta si sente sotto osservazione.


Riccardo Tripepi

Giornalista
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