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Casino Italia, Perfidia fa la sintesi: Lega in subbuglio, Pd e M5s divisi alla nascita, Fi col vento in poppa

Nell'ultima puntata del talk di LaC Tv le interviste di Antonella Grippo alla prima fila della politica italiana. Per Gasparri il partito di Berlusconi cresce «perché affidabile anche se Tajani non è un Maradona». Alemanno: «Meloni e Schlein dicono le stesse cose». Bonelli: «L'operato del Governo? Inquietante»

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di Antonio Clausi
6 aprile 2024
10:10

Punzecchia, insinua, mette pepe. Dagli studi di Roma, ViaCondotti21, Perfidia è sempre sul pezzo e non dà tregua ai suoi ospiti capitolini dall’alto di un trono regale. Tutti ai piedi di Antonella Grippo che mette in fila, uno dopo l’altro, big politici del calibro di Massimiliano Romeo, capogruppo al Senato della Lega; Francesco Boccia, capogruppo al Senato del Pd; Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato di Forza Italia; Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra; Gianni Alemanno leader del Movimento Indipendenza. Ognuno di loro para i colpi della conduttrice alla meno peggio tra un sudore freddo e un sorriso generato della sua sagacità.

La scrittrice Barbara Alberti, invece, lancia l’idea coniata insieme a Ginevra Bompiani di uno sciopero mondiale per la pace. «Nasce da Gandhi, che fece capire ai padroni inglese che erano niente senza il popolo. Alcuni scienziati hanno forse ragione a dire che discendiamo dalla scimmia assassina? Il mondo siamo noi - taglia corto - non chi come Putin crede di avere fantocci ai suoi piedi. Il pacifista è colui che sceglie la vita e ci sentiamo di esserlo».


Romeo: «Gli alleati guardino di più in casa loro…»

«La Lega è in crisi? Nessun casino, è solo in atto una discussione tra l’anima storica del movimento e quella più nuova. I panni sporchi si lavano in casa e da buon democristiano così farò, sebbene dica agli alleati di guardare in casa loro. Gli errori li fanno tutti, ma negli ultimi anni abbiamo perso identità. L’esperienza nel Governo Draghi ci ha fatto male e gli elettori ci hanno bocciato». Parole e pensieri di Massimiliano Romeo che si guarda bene dall’affondare il colpo sull’ex vicepremier.

«La leadership di Salvini non è in discussione - aggiunge - spesso chi ne auspicava la fine è rimasto male. Stiamo riportando al centro del dibattito temi come il federalismo e quelli tanto cari al ceto medio». Perfidia incalza chiedendo se i mal di pancia interni siano tesi a sminuire il segretario, ma il capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama dribbla l’argomento. «Le critiche costruttive fanno sempre bene. Io con chi sto? Con la Lega, siamo stati riconoscenti ad Umberto Bossi e lo siamo a Matteo Salvini che l’ha lanciata a livelli impensabili. Non è questione di leader, pertanto, ma di rafforzare la struttura del partito».

L’argomento Putin non può sfuggire. «Abbiamo sempre detto che oltre al sostegno alla resistenza Ucraina, non va tralasciata la via della diplomazia. Dire questa cosa ci ha attirato addosso le accuse di essere filorussi, ma non è certo così».

Boccia al M5S: «Scelga da che parte stare»

Grippo stuzzica Francesco Boccia tacciando il Partito democratico di non avere una linea, specialmente in politica estera. «C’è più gente che si occupa del Pd che della Nazionale di calcio, questo non può che farci piacere - esordisce con tono ironico il senatore -. Elly Schlein è stata la prima a chiedere il cessate il fuoco a Gaza, così come ha riportato l’Europa al centro della discussione. Non ci sono falchi tra di noi, ma solo colombe».

Una frase che è l’assist perfetto per Perfidia: «A sinistra c’è però una prateria che si sta organizzando e che è contro ogni tipo di guerra. Come si porrà Elly con questi militanti?». «Ogni conflitto recente ha generato solo disastri, morti e una politica estera fallimentare dell’occidente», risponde l’ex commissario del Pd cosentino facendo scivolare l’argomento sulle alleanze interne.

Il tema è introdotto da una frase di Tridico («Se fosse per la segretaria dem, l’alleanza con il M5s sarebbe agevole. Il problema sono le correnti che sgozzano la sinergia»), frase che Boccia prova a sgonfiare invitandolo a preoccuparsi dei fatti del suo partito «che deve ancora decidere da che parte stare».

Gasparri: «Tajani non è Maradona, è uno alla Oriali»

«Forza Italia cresce nei sondaggi perché è affidabile e sa dove mettere le mani. Lo sono anche Meloni e Salvini, attenzione, ma ognuno ha un suo target: il nostro è una vocazione di mediazione». Maurizio Gasparri tesse le lodi di un centrodestra forte di un perimetro stabile di voti, ma che nel tempo si sposta da un partito all’altro senza oltrepassare la barricata. «Dopo la morte di Berlusconi abbiamo applicato lo statuto eleggendo un segretario - prosegue -. Tajani non è Maradona o Zico e non crede neppure di esserlo. È uno alla Oriali che pone i presupposti per le vittorie».

Il capogruppo azzurro al Senato rivendica l’unità del centrodestra nel fare quadrato sulle candidature e si smarca dai paragoni con il centrosinistra. Prima di congedarsi sferra un attacco a Cafiero De Raho del M5s sul caso-Striano: «Non può stare in Commissione Antimafia, c’è un conflitto di interessi». Poi canticchia: «Mare nero, mare nero» de "La canzone del sole" di Lucio Battisti.

Bonelli e Alemanno, opposti che non si attraggono

Angelo Bonelli di Avs è reduce dagli articoli, perfino di stampa estera, relativi al siparietto con Giorgia Meloni che ha nascosto la testa nella giacca del tailleur dopo una sua invettiva. A Perfidia torna a definire «inquietante» l’operato del Governo, specialmente quello di Salvini «che sfrutta un dicastero per fare campagna elettorale come per il Ponte sullo Stretto, per il quale la premier gli garantisce ampio margine di manovra».

Nessuna affinità ideologica con uno dei volti storici della destra sociale italiana, l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che stigmatizza l’atteggiamento del tutto atlantista di Giorgia Meloni. «Noi rappresentiamo una destra sociale viva e vegeta, mentre lei ne rappresenta una liberista e conservatrice. Dice le stesse cose che afferma Schlein, sono due facce della stessa medaglia».

Il leader del Movimento Indipendenza rincara la dosa sulla guerra in Palestina: «Per Israele serve l’embargo industriale e di armi: solo così si può fermare. C’è una risoluzione dell’Onu- chiude - quindi Netanyahu si è posto fuori dal perimetro della legalità».

È possibile rivedere l'intera puntata di Perfidia su LaC Play.

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