Ambiente e natura

Il fantastico mondo delle api spiegato ai bambini: «Se scomparissero all’uomo non resterebbero che 4 anni di vita»

Rubino Giordano, presidente dell'Associazione nazionale Miele in Fiore, racconta la sua passione e il suo lavoro non dimenticando l'impegno educativo per le nuove generazioni

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di Franco Laratta
28 aprile 2024
16:56

Secondo la Fao il 90% circa delle specie di piante da fiore selvatiche del mondo dipendono direttamente dai loro impollinatori, unitamente al 75% delle colture alimentarti mondiali e al 35% dei terreni agricoli globali. L’affermazione, erroneamente attribuita al Albert Einstein, fa paura: «Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita».

Si avvicina la giornata mondiale delle api. Occasione buona per affermare quanto la presenza delle api sia fondamentale per la sicurezza alimentare. E lo facciamo con Rubino Giordano giovane appassionato di Api, presidente dell'Associazione nazionale Miele in Fiore, apicoltore con Ape Silana nel cuore della Sila Grande. Per lui far conoscere il magnifico mondo delle api è una passione che trasmette anche ai giovani studenti dello scuole che periodicamente va a visitare.


Rubino è un fiume in piena. «Gli insetti impollinatori, comprese le api selvatiche e quelle domestiche, sono di importanza fondamentale per l'ambiente, in quanto contribuiscono alla biodiversità mediante l'impollinazione, indispensabile per innumerevoli colture e piante selvatiche. L’apicoltura è una tradizione di antica data: le api da miele sono allevate in Europa da parecchi millenni»

Non tutti sanno che la Calabria è una terra vocata all’apicoltura. «Esatto, è la terza regione d’Italia per numero di alveari censiti, quarta per produzione di miele. Però c'è ancora tanto da fare e
la mia caparbietà e costanza mi ha portato ad essere portavoce e punto di riferimento degli apicoltori del territorio».

In Calabria si possono produrre diversi gusti e tipi di miele. «Le varietà più diffuse in Calabria sono il miele di arancia, di eucalipto, sulla, corbezzolo, clementino, castagno, bergamotto e la melata di abete, ognuna con proprietà e caratteristiche diverse».

Forse tutti pensano che gestire le Api sia qualcosa di particolarmente difficile. «In realtà può essere più semplice di ciò che si pensa. La regola fondamentale è non recare loro "disturbo".  Nel pratico è importante posizionare le arnie in un luogo sicuro, paesaggi calmi e tranquilli dove non ci sia passaggio di persone. Uno rischi più importanti per un apicoltore è sicuramente la sciamatura delle api. Quindi bisogna cercare di evitare che questo avvenga. Le api sciamano soltanto se l’arnia diventa troppo affollata o se nasce una nuova regina. Nel caso sciamassero circa metà delle api potrebbero volare via. Per l'incolumità dell'apicoltore stesso, invece, è fondamentale indossare attrezzature specifiche in grado di proteggere la persona e poi si deve avere molta calma, anche di fronte ad una puntura che può capitare di ricevere».

Salvare le api è una priorità, e ognuno di noi può fare qualcosa, ma è necessario ripensare al modo in cui le attività umane impattano sugli habitat e la biodiversità. Dall’agricoltura alle buone pratiche sostenibili. «Una delle pratiche che qualsiasi persona può sicuramente fare è posizionare sul proprio balcone delle piante che le api apprezzano particolarmente, come il rosmarino, la calendula, il timo, la lavanda, il cumino ecc. Sarà un'oasi per loro, soprattutto se si vive in una città dove gli spazi verdi sono pochi».

Anche un balcone o un giardino fiorito è di grande utilità, oltre che uno dei passatempi più amati da molti italiani. «Quello che non tutti sanno è che alcune specie floreali sono particolarmente amate dagli insetti impollinatori – api in primis – e scegliere di piantare alcune di esse consente di donare alle amiche ronzanti una piccola oasi per rifocillarsi, trovare più facilmente il cibo per poi tornare al proprio alveare e proseguire l’instancabile lavoro di custodi della biodiversità».

Ci sono comportamenti che tutti noi dovremmo adottare per difendere e proteggere le api. Dagli insetticidi nocivi all’acqua. «Possiamo fare alcuni esempi: prima di tutto evitare le monocolture e favorire la biodiversità. Api e piante lavorano in perfetta sinergia. Poi evitare l’uso dei pesticidi che causano la paralisi e la conseguente morte delle api. Tornare a un’agricoltura più sostenibile è tra le pratiche virtuose che ci consentiranno di salvare gli insetti impollinatori dall’estinzione. E ancora: in giardino, al posto dei classici divisori in legno, usiamo le siepi, che offrono riparo alle api, aiutandole a sopravvivere sia in estate che in inverno. E anche costruire una casetta per le api rappresenta un porto sicuro per tutti gli insetti che necessitano riposo».

I dati parlano chiaro: un terzo del nostro cibo è dovuto all’impollinazione. «Esattamente. In Europa, ad esempio, si stima che da loro dipende la produzione di oltre 4.000 tipi di verdure»

Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), delle 100 specie di colture che forniscono il 90% dei cibi di tutto il mondo, 71 sono impollinate dalle api. «Sì. La maggior parte delle colture dell’Unione europea dipende dall’impollinazione degli insetti. Al di là del valore essenziale dell'impollinazione per il mantenimento della biodiversità, il valore monetario annuo globale dell'impollinazione è stato stimato in diverse centinaia di miliardi di euro».

Con Ape Silana negli ultimi anni Rubino ha lavorato tanto nelle scuola per sensibilizzare i ragazzi sull’importanza delle api per l’uomo. «Negli ultimi 3 anni abbiamo svolto un lavoro di grande importanza. Vedere tanti giovani, soprattutto bambini, così appassionati ed entusiasti verso questo mondo, ci ha trasmesso ancora più motivazione nel proseguire questo progetto».

Ape Silana porta nelle scuole un'arnia didattica, i ragazzi possono osservare da vicino il mondo delle api. Come nascono, come si riproducono, la laboriosa attività che svolgono. «Grazie alle attrezzature portate sul posto, hanno visto e provato da vicino l'attività di apicoltore e come si produce il miele. 
Ma la cosa più importante è che abbiamo insegnato ai ragazzi l'importanza di questo insetto e come sia fondamentale la sua salvaguardia. Vorremmo arrivarci un giorno in tutte le scuole calabresi».

Fare l’apicoltore richiede un impegno costante durante tutto l’arco dell’anno. E molta attenzione. «Infatti il tutto comincia sin dai primi mesi. Bisogna trovare dove posizionare le arnie. Da metà aprile fino ad agosto, avviene la raccolta del miele. Inoltre, massima attenzione per la sciamatura, cura certosina nel cambiare le regine, ovviamente se sono anziane, e la ricerca dei dettagli per spostare continuamente le arnie nei luoghi di fioritura». 

Per svolgere la professione di apicoltore è quindi necessario seguire un corso specifico. «Innanzitutto occorre conoscere in modo approfondito e dettagliato il mondo delle api in tutta la sua complessità, a partire dal ciclo di vita degli insetti fino al loro comportamento sociale, ma anche i rischi a cui possono andare incontro per una errata gestione dell’ambiente circostante. Una buona base teorica è indispensabile per capire il delicato ecosistema delle api, così come è importante avere conoscenze di biologia, ecologia e botanica per interpretare l’habitat naturale e capire se il luogo in cui verranno installate le casette ha tutte le migliori caratteristiche per ospitare questi delicatissimi insetti».

Alla teoria è fondamentale far seguire un periodo di affiancamento sul campo. «Esattamente, è necessario affiancare un apicoltore esperto e in piena attività, da cui imparare i “trucchi del mestiere”, le piccole astuzie e le competenze sviluppate in anni di esperienza a contatto con le api e il loro ambiente. Solo al termine di questa formazione, decisamente lunga e complessa, si potrà dare inizio alla propria attività, scegliendo con cura il luogo più adatto, l’attrezzatura necessaria e il primo sciame da gestire e accudire».

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