La polemica

Ddl sicurezza, la rete No Ponte Calabria: «Il Governo mostra i muscoli con i deboli ma è prono ai diktat dei potenti»

Gli attivisti contrari alla realizzazione dell'opera contestano l'emendamento del leghista Iezzi: «Consequenziale alla linea politica di Salvini, in gioco c'è la libertà di tutti a manifestare»

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di Redazione Attualità
25 maggio 2024
20:52

«La notizia della presentazione da parte del leghista Iezzi di un emendamento al ddl Sicurezza, per inasprire pesantemente le pene a chi "minaccia la prosecuzione delle opere strategiche", ha scatenato una ridda di giuste reazioni e polemiche. Fa specie che questa proposta segua solo di qualche giorno la bella e partecipata manifestazione No Ponte di Villa San Giovanni, tuonando come una minaccia per chi ha attraversato le strade dello Stretto per dire no alla svendita del proprio territorio e alla sua salvaguardia». È quanto si afferma in una nota del coordinamento No Ponte Calabria.

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«Proprio Salvini, da ministro degli Interni - è detto nella nota - inaugurò con i suoi decreti "sicurezza" una nuova stagione caratterizzata dalla contrazione di diritti e dalla repressione di chi dissente. Una proposta emendativa quindi assolutamente consequenziale alla linea politica del ministro del Ponte e dell'attuale Governo, che fa poco o nulla per nascondere la sua natura reazionaria e antiliberale. Un Governo e un ministro che provano a mostrare i muscoli con i più deboli ma proni e supini ai diktat dei potenti, come dimostra ad esempio il codice degli appalti promosso sempre da Salvini e che ha liberalizzato ulteriormente il sistema degli appalti, abbassando i controlli e favorendo il subappalto, alla faccia della 'sicurezza' e delle quotidiane morti sui posti di lavoro».


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«Quando abbiamo detto più volte - sostengono i No Ponte calabresi - che avremmo ostacolato in tutti i modi l'avvio di un cantiere infinito, perché è questo che vorrebbero fare e nient'altro, lo abbiamo fatto ben conoscendo il peso delle nostre parole, e non sarà di certo questo emendamento a farci paura adesso. Casomai è proprio il segnale della loro di paura, dell'enorme difficoltà in cui si trovano dopo aver provato a cavalcare una propaganda fallimentare. Ma il punto non è quanto siamo impavidi o timorosi, né tanto meno è questione di Ponte Sì o Ponte No: in questo momento ci sono in gioco la libertà di tutte e tutti a manifestare le proprie idee, la libertà ad informare correttamente senza subire intimidazioni, gli stessi diritti sanciti dalla nostra Costituzione».

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