L’intervista a LaC

Sanremo, Dargen D’Amico: «C’è la guerra, non è più il momento di ballare e infischiarsene di tutto»

L'artista milanese con origini sicule in gara al Festival con il brano Onda alta è attivo da diversi anni sulla scena musicale con un personalissimo mix fra rap e pop

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di Luca Varani
9 febbraio 2024
10:35

L’artista milanese ma con origini sicule (i genitori provengono da Filicudi, splendida località delle isole Eolie) è attivo da diversi anni nella scena musicale con un personalissimo mix fra rap e pop, con alle spalle tante collaborazioni e scelte artistiche davvero originali. Il suo percorso sanremese viene inaugurato nel 2022 con “Dove si balla”. Inizialmente D’Amico era un freestyler da strada all’ombra della Madonnina, ai tempi della scuola compagno di scuola di Gué Pequeno (al Liceo Ginnasio Giuseppe Parini) e amico di Jake La Furia, coi quali alla fine del ’90 fonda la band Sacre Scuole. È trascorso un sacco di tempo da allora, di musica ne è passata davvero tanta sotto i ponti. Di buono c’è che siamo ancora qui a parlare di lui come di un personaggio di spicco della musica italiana attuale… e non è certo cosa da poco. Anche perché con la sua “0nda alta” affronta un tema di drammatica attualità. Con una musica che lo stesso cantante ha definito “molto italiana“, la canzone “fotografa la realtà dei migranti“, attraverso un testo che costringe gli ascoltatori a più riflessioni, con strofe che colpiscono come un pugno allo stomaco.

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Che effetto ti fa essere attualmente al primo posto nel FantaSanremo?
«Considerando che dietro di me ho Loredana Bertè… trovo la cosa molto divertente!»


Mi racconti qualcosa del tuo outfit coi pupazzetti che hai indossato la prima serata?
«L’idea era di utilizzare i peluches dei giochi dei bimbi, di quei bimbi che non possono goderseli nel loro quotidiano, perché coinvolti nella follia collettiva della guerra»

E quello che hai usato nella seconda serata?
«Un abito sempre firmato Moschino – e voglio davvero ringraziare i ragazzi dello staff che sono stati splendidi - dai toni  bianco e blu. Un outift direi… estroso ma che racchiudeva un significato importante legato al tema dei migranti, che affronto nel mio pezzo “Onda alta”. Rebecca Baglini, la mia stylist, ve lo saprebbe spiegare bene… quel che posso dire io è che rappresenta il mare nella notte, illuminato dalla luce di un faro. Quel faro che simboleggia il soccorso delle imbarcazioni perse in mare. Un simbolo di speranza e di salvezza»

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Hai una dedica da fare sul pezzo che hai portato in gara quest’anno?
«Lo dedico alla mia nipotina Marta che in questo momento si trova a Malta a studiare. Ma voglio aggiungere che non tutti sono così fortunati come lei… ci sono bambini che vivono sotto le bombe, senza acqua e senza cibo. Ripeto quello che ho detto al termine della mia esibizione sul palco dell’Ariston la prima sera: il nostro silenzio è corresponsabilità: la storia e Dio non accettano scena muta. Bisogna cessare il fuoco!».

Un’affermazione che, c’era da aspettarselo - e probabilmente tu l’avevi messo in conto - ha generato svariate polemiche…
«Sì, è vero… ho letto in giro qualche parere su quanto ho detto ma non volevo assolutamente risultare in nessun modo politico, nella mia vita ho fatti di tutto ed ho pure commesso tanti peccati… ma, lo garantisco, non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica!»

Nel 2022 la tua parola d’ordine era “fottitene e balla”, ora forse è arrivato il momento di fermarsi e di capire dove il mondo sta veramente andando…
«Non c’è molto altro da capire se non la necessità impellente di fermare le guerre, proteggendo in questo modo la vita dei bambini. Se esiste la diplomazia dobbiamo utilizzarla! Anche noi come italiani usiamola o accettiamo che, al ritorno del sommo Dante, lui ci inserisca nei capitoli introduttivi della sua opera…»

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