Traffico di specie protette, i bracconieri reggini godevano dei favori di doganieri corrotti - VIDEO

Il particolare emerge dalle carte dell'inchiesta dei Carabinieri, Free wild life, che nei giorni scorsi ha fatto finire ai domiciliari sette uomini accusati di associazione per delinquere, ricettazione e maltrattamento di animali. La gang commerciava illegalmente volatili
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di A. P.
27 maggio 2018
11:56

I presunti bracconieri, arrestati nei giorni scorsi dai carabinieri reggini e dai carabinieri forestali organizzavano nei minimi dettagli i traffici illegali di volatili. Un’organizzazione solida che guadagnava un milione di euro l’anno. Questo è quanto emerge dall’inchiesta della Procura di Reggio Calabria “Free wild life” che ha visto finire agli arresti domiciliari sette uomini, mentre per una donna il gip ha disposto la misura dell’obbligo di dimora. Le accuse contestate sono, a vario titolo quelle di ricettazione, associazione per delinquere uccisione e maltrattamento di animali.

 


Volatili di specie protette che venivano catturati illegalmente e commerciati in tutta Italia ma, anche diretti al mercato nero maltese. Il capo dell’organizzazione, per gli inquirenti, è Francesco Repaci, detto "lo zoppo", il quale intercettato "descrive ai clienti stranieri che già in passato, aveva goduto della connivenza di personale dogale corrotto". Accertati infatti, numerosi viaggi- da parte dei membri della gang- dalla Calabria verso l’isola di Malta dal 2013 al 2015. E proprio il “gancio” maltese gli esternava le proprie paure per i controlli doganali. Entrambi, intercettati, "concordarono sulla necessità di avvalersi di operatori amministrativi compiacenti disposti ad emettere false documentazioni ed anellare gli esemplari oggetto di traffico". Dettagli questi che fanno presagire un approfondimento dell’inchiesta.

 

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