Calabria Etica, Commissione di vigilanza: 'Buco da oltre 5 milioni di euro'

Il buco nelle casse della Fondazione potrebbe determinare conseguenze estremamente critiche per l’equilibrio economico e patrimoniale ovvero rischi finanziari per la Regione Calabria
di Redazione
23 giugno 2015
13:21

Secondo una prima verifica della commissione di vigilanza, potrebbe superare i 5 milioni e mezzo di euro il buco nelle casse della Fondazione Calabria Etica, il che “potrebbe determinare conseguenze estremamente critiche per l’equilibrio economico e patrimoniale della Fondazione, ovvero determinare rischi finanziari per la Regione Calabria in quanto ente promotore e ente finanziatore della totalita’ dei progetti di Fondazione Etica”.

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La relazione di 22 pagine è stata redatta dalla Commissione di vigilanza composta dai tre dirigenti generali della Regione Luigi Bulotta, Filippo De Cello e Antonio Nicola De Marco.


Un’ispezione interna voluta dal presidente della giunta calabrese, Mario Oliverio, all’indomani dello scandalo assunzioni in periodo elettorale che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di abuso d’ufficio dell’ormai ex presidente della Fondazione, Pasqualino Ruberto.

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Dalla verifica emerge che la Fondazione “regge un complesso significativo di attivita’, pari a circa 20 milioni di euro nel 2014, e di incombenze istituzionali con un solo dipendente, mentre non si e’ dotata di una struttura tecnica e amministrativa, che grava solo sui singoli progetti finanziati con specifici incarichi di collaborazione settoriali”. Un solo dipendente per gestire i 40 progetti (tutti affidati dal dipartimento Lavoro, tranne tre) che la Regione ha affidato a Calabria etica da novembre 2013 a dicembre 2014 per un valore totale di 28.733.249 euro. Una concentrazione di risorse che ha trasformato la fondazione “da organismo di supporto alla Regione a organismo unico di gestione delle politiche per la Regione”. La commissione di vigilanza ha rilevato anomalie nel meccanismo di assegnazione: “Risulta prassi consolidata, a seguito della presentazione della proposta progettuale da parte della Fondazione, l’emissione da parte del Dipartimento 10 a firma del dirigente generale reggente di una comunicazione di autorizzazione dell’avvio delle attivita’ che veniva successivamente sanata degli atti finali di decretazione e convenzione”.

 

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Un solo dipendente per gestire i 40 progetti (tutti affidati dal dipartimento Lavoro, tranne tre) che la Regione ha affidato a Calabria etica da novembre 2013 a dicembre 2014 per un valore totale di 28.733.249 euro. Una concentrazione di risorse che ha trasformato la fondazione "da organismo di supporto alla Regione a organismo unico di gestione delle politiche per la Regione". La commissione di vigilanza ha rilevato anomalie nel meccanismo di assegnazione: "Risulta prassi consolidata, a seguito della presentazione della proposta progettuale da parte della Fondazione, l'emissione da parte del Dipartimento 10 a firma del dirigente generale reggente di una comunicazione di autorizzazione dell'avvio delle attivita' che veniva successivamente sanata degli atti finali di decretazione e convenzione".

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Quindi i progetti e le assunzioni da parte di Calabria Etica sarebbero avvenute “senza atti amministrativi formali”. Il risultato e’ che “nessuno dei progetti considerati ha ancora presentato rendicontazione finale ed ha quindi ottenuto il controllo di Ia livello sulle procedure e sull’ammissibilita’ della spesa”.


Calabria Etica “ha contrattualizzato, da novembre 2013 a dicembre 2014, ben 815 operatori, in grande maggioranza collaboratori a progetto (parasubordinati), e in parte esperti a prestazioni professionali a fattura”. Ma, soprattutto, rilevano i componentid ella commissione, “ben 281 contratti sono stati stipulati durante o addirittura dopo la campagna elettorale per il rinnovo del presidente della Regione Calabria e del Consiglio Regionale, e altri 151 nell’immediata ricorrenza prima dell’avvio della campagna (settembre – ottobre 2015)”.


Circa due milioni di euro stanziati per il credito sociale sarebbero stati “distratti” dai vertici della Fondazione “Calabria Etica”, Pasqualino Rupert, per pagare i collaboratori assunti per i quattro progetti poi annullati e finiti al centro dell’inchiesta aperta dalla Procura di Catanzaro. I membri della Commissione ripercorrono l’intero iter, spiegando che i quattro progetti (Responsabilita’ Sociale delle Imprese in Calabria; Potenziamento Servizio di accompagnamento aree interne; Sostegno delle politiche integrate a favore della famiglia; Piano di Comunicazione Istituzionale) “sono stati avviati dalla Fondazione solo sulla base di una mera comunicazione del dirigente generale” del dipartimento Lavoro.

 

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Piu’ in particolare, dalle verifiche effettuate e’ risultato che il dipartimento 10 “ha per due volte assunto decreto di finanziamento a favore della Fondazione per il progetto considerato, che per 2 volte e’ stato restituito non registrato dalla segreteria di giunta in quanto l’affidamento risultava non ammissibile per contrasto con la ragione sociale della Fondazione che non e’ soggetto finanziario abilitato alla gestione di Fondi rotativi di garanzia per le Imprese”. Nonostante la bocciatura, Calabria etica ha comunque “”motu propiu” contrattualizzato in previsione del progetto la Commissione di valutazione per l’istruttoria delle domande, con costi elevati di contrattualizzazione pari al 3% dei costi generali del bando”. Elementi di criticita’ sono stati inoltre riscontrati per il progetto da 20 milioni di euro sul credito sociale. I membri della commissione di valutazione sintetizzano cosi’ le anomalie: la mancata valutazione preventiva dell’affidabilita’ dei soggetti finanziati; l’alto tasso di “sofferenze” nel rimborso del finanziamento da parte dei soggetti beneficiari, in carenza di garanzia fidejussoria; il mancato accredito della 2a tranche di finanziamento, a fronte dell’indebito utilizzo di circa 2,5 milioni di euro per pagamenti di altri progetti; la mancata attivazione delle procedure obbligatorie di anagrafe tributaria e antiriciclaggio, per le quali la Fondazione non e’ abilitata. La relazione, depositata negli uffici regionali l’8 giugno, si chiude con un pressante invito al governatore Oliverio ad assumere con “opportuna sollecitudine” gli interventi necessari per evitare “conseguenze estremamente critiche” non solo per la Fondazione ma anche per la Regione stessa.

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