Compravendita di voti, terzo rinvio. Il pm Dominijanni chiede la restituzione degli atti in Procura VIDEO

Tre rinvii per l’avvio del processo a carico degli imputati coinvolti nell’inchiesta sulla compravendita di voti che secondo l’ipotesi d’accusa si sarebbe verificata nel capoluogo calabrese, in occasione delle elezioni comunali del 6 e 7 maggio 2012.
di Gabriella Passariello
7 aprile 2015
16:20

Processo che sarebbe dovuto iniziare il 9 aprile 2014, slittato per difetti di notifica al 30 settembre 2014 e ulteriormente postergato sempre per difetti di notifica ad oggi quando si sarebbe dovuta tenere la prima udienza,  conclusasi ancora una volta con un nulla di fatto. L’ennesimo rinvio al 5 ottobre. Un anno e mezzo per l’inizio di un dibattimento, un tempo troppo lungo per passare inosservato agli occhi del pm Gerardo Dominijanni, titolare del fascicolo, che non ci ha pensato due volte a chiedere  l’invio degli atti al suo Ufficio, per verificare eventuali irregolarità nella “gestione” del processo. Al banco degli imputati Francesco Leone 60 anni, Paolo Gravino, 60 anni, Ferdinando Tomaselli, 30 anni, Salvatore Tomaselli, 45 anni e Fabio Trapasso, 42 anni, a carico dei quali le accuse vanno a vario titolo dalla compravendita di voti alla falsificazione, all’alterazione delle schede e al favoreggiamento personale. Per un sesto imputato  Angelo Raffaele, 32 anni, che ha scelto l’abbreviato il processo si è già concluso con una condanna a sei mesi di reclusione per favoreggiamento personale. Le indagini sui voti comprati scattano all’indomani delle amministrative del 2012, il sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro Gerardo Dominijanni apre un fascicolo in base a quanto riscontrato nell’informativa della Digos. Partono i primi due avvisi di garanzia, uno dei quali a carico di Franco Leone il candidato di centrodestra a sostegno dell’aspirante sindaco Sergio Abramo con la lista “Per Catanzaro”, entrambi eletti, salvo poi la decisione del Tar di rimettere tutto in discussione, annullando il voto in otto sezioni e determinando la caduta del sindaco, della Giunta e del Consiglio comunale . Leone avrebbe fatto “carte false” pur di aggiudicarsi uno scranno a Palazzo De Nobili. E non avrebbe agito da solo. Con la complicità del suo sostenitore Ferdinando Tomaselli  avrebbe fatto in modo di garantirsi una valanga di voti pagandoli a un prezzo “nemmeno tanto rilevante”. Di 50 euro sarebbe stata la somma destinata a ciascun elettore come ricompensa del voto dato. L’indagine della Procura intanto va avanti a ritmo serrato con nuove iscrizioni nel registro degli indagati e nuove ipotesi di reato, mentre gli uomini della Digos continuano a sentire decine e decine di persone informate sui fatti. Il pm chiede e ottiene dal gip Maria Rosaria Di Girolamo l’incidente probatorio, «necessario per evitare un inquinamento delle prove», nel corso del quale non mancano i colpi di scena. Alcuni testimoni ritrattano la versione dei fatti raccontati al pubblico ministero nella prima fase delle indagini, negando di aver ricevuto soldi o la promessa di un posto di lavoro in cambio del voti. Un dietro front che ha indotto il magistrato a chiedere la trasmissione degli atti in Procura per valutare  la sussistenza di eventuali ipotesi di reato a loro carico. E da testimoni diventano persone sottoposte a indagini. Si tratta di  Giuseppe Rotundo, Salvatore Loprete, Francesco Marino e  Marcella Astorino per i quali si ipotizza il reato di falsa testimonianza. Tutti e quattro avrebbero negato contrariamente al vero che Ferdinando Tomaselli, avesse  offerto loro un posto di lavoro in cambio del voto all’aspirante consigliere Leone per il quale è in corso il dibattimento. Ferdinando Tomaselli in qualità di supporter avrebbe garantito in occasione delle elezioni comunali del 6 e del 7 maggio 2012 una valanga di voti all’allora candidato Leone, che alla fine si aggiudicò uno scranno a Palazzo De Nobili. Il pm ha chiesto anche per loro il rinvio a giudizio.

Gabriella Passariello

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