Cosenza, fermati due presunti affiliati al clan ‘Lanzino-Ruà’ VIDEO

I carabinieri di Cosenza hanno fermato due persone con l’accusa di ‘tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso’. I due sarebbero affiliati al clan ‘Lanzino-Ruà’
di Redazione
2 aprile 2015
09:23

Cosenza - Nelle prime ore di questa mattina, i carabinieri di Cosenza hanno dato esecuzione a un decreto di “fermo di indiziato di delitto” nei confronti di due persone ritenute affiliate alla cosca di ‘ndrangheta “Lanzino-Ruà”, attiva nel cosentino. Il provvedimento, emesso dalla Dda di Catanzaro è scattato per Francesco Costantino de Luca, 44 anni, commerciante di Rende e per Massimo Ciancio, 44 anni, barista sempre di Rende e sorvegliato speciale di pubblica sicurezza.

 


Agli stessi è stato contestato il reato di "tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso". Il provvedimento restrittivo scaturisce da una mirata attività d'indagine che i militari del Nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Cosenza e del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Rende stanno da tempo svolgendo, interagendo con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, per contrastare efficacemente gli atti intimidatori ai danni di imprenditori e le richieste di "pizzo" nei confronti degli stessi. I due "fermati", entrambi pregiudicati - per gli inquirenti - avvalendosi anche della loro nota contiguità alla cosca di 'ndrangheta "Lanzino-Rua'", avrebbero minacciato un imprenditore edile operante a Rende, dopo averlo raggiunto su un cantiere edile dove stava realizzando fabbricati per civili abitazioni, al fine di imporgli la corresponsione di una somma di denaro che, in quella sede, non veniva meglio definita.

 

Secondo l'accusa, in tale contesto gli stessi, nell'evidenziare come la vittima avesse in passato pagato ai loro "amici", lasciando intendere – quindi – di essere stati "mandati" da altri personaggi, gli intimavano, per rimarcare la minaccia, di "mettersi a posto".

 

I due "fermati", dopo le formalità di rito nella sede del comando provinciale dell'Arma di Cosenza, sono stati portati in carcere.

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