L’intervista

Gessi “di cartone” al Gom di Reggio, il commissario Scaffidi chiede scusa a chi denunciò: «Aveva ragione il dottor Caminiti»

Dopo la sentenza che ha assolto il medico che richiamò l'attenzione sulla situazione disastrosa del settore emergenza, il dirigente assicura: «Non presenterò ricorso, non intendo fare ancora ridere i polli»

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di Elisa Barresi
23 febbraio 2024
06:30
Nel riquadro Gianluigi Scaffidi
Nel riquadro Gianluigi Scaffidi

Non era una sentenza di poco conto quella relativa al caso dei gessi "di cartone”. Soprattutto se si considera che l’attuale commissario del Grande Ospedale Metropolitano, Gianluigi Scaffidi, è lo stesso, che in veste di sindacalista ai tempi, pose i riflettori sulla situazione disastrosa in cui verteva il settore emergenza urgenza. Proprio per questo, alla luce delle motivazioni espresse dai giudici della Corte d’Appello di Reggio Calabria della sezione lavoro, abbiamo voluto chiedere al commissario quali fossero le conseguenze dopo anni di udienze e ricostruzioni nelle aule di tribunale.

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Commissario si è chiuso un capitolo che ha rappresentato un vero e proprio scandalo per la sanità Reggina. Lei aveva denunciato, da sindacalista, la questione relativa ai gessi di cartone. A distanza di anni una sentenza basta a ridare dignità al medico che denunciò quella situazione di degrado?
«Il dr. Caminiti non ha mai perso la dignità. Si è semplicemente sdegnato del comportamento becero e vendicativo dell’Azienda e si è trasferito a lavorare ad oltre mille chilometri da Reggio Calabria. La dignità l’hanno ufficialmente persa i vertici aziendali dell’epoca che anziché riconoscere ciò che sapevano bene, come perfettamente riconosciuto in sentenza, chiedere scusa e sanzionare i responsabili hanno tentato disperatamente di occultare e fuorviare in tutti i modi la realtà. Inoltre sottolineo la pervicacia dei vertici aziendali nel perseguire il dr. Caminiti nella sua veste di sindacalista laddove lo stesso per le stesse identiche motivazioni aveva già vinto, in sede di Tribunale del lavoro, per ben due volte. Vorrei, inoltre, aggiungere che la procedura attraverso cui si è giunti alla sanzione è stata assolutamente irregolare nel metodo, iniqua e con alcuni tratti di comicità assoluta».


Quali sono i punti determinanti della sentenza?
«In sostanza la sentenza stabilisce che i vertici aziendali avevano piena conoscenza dei fatti, che il medico sanzionato aveva il diritto/dovere di portare alla conoscenza dell’opinione pubblica i fatti quale diritto costituzionalmente sancito, che l’Azienda ha adottato un comportamento antisindacale al fine di intimidire quanti intendessero avere un ruolo critico nei confronti della conduzione dell’azienda. Cosa che ho personalmente vissuto svolgendo all’epoca il ruolo di sindacalista e – come affermato in sentenza su mia dichiarazione – essendo stato io l’autore della divulgazione di quella sconcezza».

Che importanza ebbero i media e l’informazione all’epoca e come riportarono le cose considerando che scoppiò un caso nazionale?
«La ringrazio per la domanda che mi permette di ricordare la figura del compianto Pietro Bellantoni oggetto di linciaggio da parte di alcuni a difesa dei vertici aziendali dell’epoca in quanto autore del primo articolo che disvelò la sconcezza. Pietro, che ci ha lasciati in modo incredibile e crudele, era uno dei migliori professionisti che abbia mai incontrato. Non pubblicava nulla se non controllava più volte attraverso i diretti interessati i fatti su cui scriveva. La sentenza dimostra che fece benissimo il proprio lavoro, cosa peraltro a tutti nota. Un galantuomo come professionista e, soprattutto, come uomo. Ci manca moltissimo».

Si chiude la parte civile ma a livello penale cosa si è mosso?
«Io so solo che una denuncia nei miei confronti, sottoscritta dai vertici aziendali e dal Collegio di direzione, relativa alla vicenda e alle mie critiche sindacali sull’operato dell’Azienda è stata archiviata. Riguardo a procedimenti nei confronti dei responsabili dei cartoni non so risponderle».

Questo caso quanto è gravato sulle casse del Gom?
«Economicamente vi è stato un aggravio di qualche decina di migliaia di euro per le spese legali che – come ho detto prima – si potevano comunque risparmiare. Bisogna vedere se il dr. Caminiti e la sua organizzazione sindacale non intenteranno causa all’Azienda richiedendo i danni morali e materiali derivati. Certamente il danno più grande è quello d’immagine auto inflittosi dall’Azienda stessa».

Come è cambiata la gestione dell’emergenza urgenza dopo quella denuncia?
«Non sta a me giudicare il mio operato. Certamente, oggi, i cartoni vengono usati per imballare merci e conservare materiali…non umani».

Presenterà ricorso in Cassazione?
«Assolutamente no. Non ne esistono i presupposti e non intendo sprecare altro denaro del contribuente per fare ulteriormente ridere i polli. Sento, quale attuale vertice del Gom in obbligo alla continuità amministrativa dell’Azienda, di dover porgere le scuse alla persona del dr. Caminiti, all’Associazione sindacale da lui rappresentata oltre che un pensiero a Pietro Bellantoni che, purtroppo, non gli posso rappresentare di persona».

Giornalista
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