‘Ndrangheta, sequestrati beni per oltre 2milioni di euro a esponente vicino alla cosca Mazzaferro

Destinatario del provvedimento Domenico Frascà, 56enne di Roccella Jonica. L’uomo è già destinatario di un analogo sequestro di beni, per 12 milioni di euro, eseguito il 24 febbraio scorso
di Redazione
31 marzo 2016
14:41

La Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha ottenuto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale un ulteriore provvedimento di confisca preventiva di beni mobili ed immobili, per un valore di circa 2,5 milioni di euro, ritenuti riconducibili al patrimonio di Domenico Frascà, 56enne di Roccella Jonica, e del suo nucleo familiare.

 


L’uomo è già destinatario di un analogo sequestro di beni, per 12 milioni di euro, eseguito il 24 febbraio scorso.

 

Nella mattinata di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale del capoluogo hanno così eseguito il provvedimento nei confronti di Frascà, che è ritenuto contiguo alla cosca Mazzaferro, clan operante in particolare nel comune di Gioiosa Jonica.


L’attività costituisce la prosecuzione dell’operazione denominata “Crimine”, nell’ambito della quale il 56enne è stato indagato e successivamente condannato in primo grado a due anni e 4 mesi di reclusione, condanna confermata dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria e rideterminata in due anni per la scelta del rito abbreviato, in ordine al reato di illecita concorrenza sleale pluriaggravata.
Secondo la tesi degli inquirenti, Frascà, in concorso con altri, avrebbe posto in essere, appunto, atti di illecita concorrenza sleale con lo scopo di condizionare i lavori relativi all’esecuzione dell’appalto perrealizzazione del tratto della S.S. 106 cosiddetta Variante al centro abitato di Marina di Gioiosa Jonica. Il tutto con le aggravanti di avere commesso il fatto per una attività finanziata in tutto o in parte dallo Stato e per agevolare la ‘ndrangheta.


Con l’operazione Crimine, infatti, si sarebbe delineato un forte condizionamento esercitato dalle cosche Aquino e Mazzaferro nell’esecuzione dei lavori per la realizzazione di quel tratto di statale, imponendo ad una ditta, la Gioiosa Scarl, aggiudicataria dell’appalto, proprie imprese di riferimento.


In particolare nel corso dei lavori la Tra-Edil Frascà, riconducibile a Domenico Frascà, si sarebbe affiancata e avrebbe sostituito la Ediltrichilo (impresa considerata invece vicina agli Aquino) all’indomani di due danneggiamenti alla coop Gioiosa.
Per gli investigatori, risulterebbe significativo il fatto che questa sostituzione fosse avvenuta in condizioni economiche svantaggiose. Frascà, è la tesi degli inquirenti, sarebbe riuscito ad “imporre” senza nessuno sforzo un prezzo del ferro superiore a quello praticato dall’impresa uscente, la Ediltrichilo, “evidentemente – spiegano i militari - in un’ottica di riequilibrio dei guadagni delle due cosche di riferimento delle due ditte”. L’imposizione apparirebbe evidente agli inquirenti per il fatto che dopo l’ingresso della Tra-Edil Frascà non si sarebbero più verificati sul cantiere atti intimidatori.


Il provvedimento di oggi, dunque, scaturisce dai risultati investigativi patrimoniali eseguiti dal Reparto Operativo dei Carabinieri reggini, che a seguito dell’esecuzione del primo sequestro hanno svolto ulteriori approfondimenti sulle consistenze patrimoniali di Frascà individuando un’impresa operante nel settore edile, con sede a Roccella Jonica, e relativo patrimonio aziendale; due terreni nell’agro del Comune di Roccella Jonica; ulteriori rapporti bancari riconducibili ai destinatari del provvedimento, per un valore economico complessivo che si aggira intorno ai 2,5 milioni di euro.

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