‘Ndrangheta: processo a clan Soriano di Filandari resta a Catanzaro

La Cassazione respinge l’istanza di rimessione ad altra sede presentata da Leone Soriano. Giudici non condizionati ed imparziali
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di G. B.
4 maggio 2018
15:15

Nessun condizionamento ambientale da parte dei giudici della Corte d’Appello di Catanzaro che stanno giudicando gli imputati del processo “Ragno” che mira a far luce sulle attività illecite del clan Soriano di Pizzinni di Filandari. E’ quanto stabilito dalla Cassazione che ha ritenuto “inammissibile” il ricorso di Leone Soriano che aveva chiesto la rimessione del processo ad altra sede per “legittimo sospetto” sul presupposto di un pregiudizio da parte dei giudici nei suoi confronti, motivandolo con alcune decisioni già preso e con la presenza di una sorta di “complotto” ai suoi danni. Per la Cassazione, l'istanza di rimessionedel processo presentata da Leone Soriano  “poggia, su deduzioni e considerazioni generiche e congetturali, che non consentono di apprezzare la sussistenza in concreto di una grave situazione locale suscettibile di comportare un vulnus all'imparzialità ed all'indipendenza di tutto l'ufficio giudiziario”.

L'inchiesta

L’inchiesta “Ragno” ha permesso di ricostruire (coordinata dall'allora pm della Dda di Catanzaro, Giampaolo Boninsegna, e condotta sul campo dai carabinieri della Stazione di Vibo guidati dall'allora comandante Nazzareno Lopreiato) gli affari e gli assetti della “famiglia” Soriano di Pizzinni di Filandari. Il 28 maggio 2014 si era però registrata una raffica di assoluzioni per tutti gli imputati ad opera del Tribunale di Vibo Valentia, presieduto all’epoca dal giudice Fabio Regolo, ora pm alla Procura di Catania. La Corte d’Appello il 28 maggio 2015 aveva totalmente ribaltato il verdetto di primo grado decidendo per dure condanne. Il 20 aprile 2016, infine, la Cassazione ha annullato con rinvio le condanne ordinando un nuovo processo d’appello per tutti gli imputati. Cinque le richieste di condanna già avanzate dalla pubblica accusa: 9 anni per Gaetano Soriano ed il figlio Carmelo Soriano; 3 anni, 4 mesi per Graziella Silipigni; 2 anni e 6 mesi per Francesco Parrotta; 10 anni e 8 mesi per Giuseppe Soriano. La posizione di Leone Soriano era stata stralciata ed ancora si deve registrare nei suoi confronti la richiesta di condanna.


Giornalista
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