Rifiuti illeciti, chiesto rinvio a giudizio per ventotto soggetti

Tra i ventotto per il quale il Pm Ferracane ha richiesto il rinvio a giudizio c’è anche il prefetto Goffredo Sottile. Assieme al lui amministratori di società e altri personaggi delle istituzioni che farebbero parte del sistema che ha ridotto la Calabria sommersa dai rifiuti
di Redazione
17 aprile 2015
10:39

Reggio Calabria - L’inchiesta “Tabula Rasa”, che ha fatto luce sulla gestione illecita dei rifiuti in Calabria, si è conclusa con 28 richieste di rinvio a giudizio. Il pm Rosario Ferracane che ha portato a termine le indagini, avviate dal pm Sara Ombra che è stata trasferita a Milano, ha chiesto il rinvio a giudizio per 28 soggetti tra cui personaggi di primo piano. C’è, infatti, anche il prefetto Goffredo Sottile tra le persone finite al centro dell’inchiesta e, secondo il Pm, sarebbe pienamente coinvolto nel sistema che ha gestito illecitamente lo smaltimento dei rifiuti. A fare compagnia a Sottile un altro uomo delle istituzioni, si tratta del commissario di governo Adelchi Andrea Ottaviano, già finito in un' inchiesta su una discarica di Catanzaro.

 


La lista delle persone rinviate a giudizio con le accuse a vario titolo di associazione finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti e violazioni igienico- ambientali è ancora lunga. Si tratta di : Leonardo Salvaggio, Alessandro Giardiello, Antonio Levato, Alessandro luigi Forte, Antonino Princi, Rosario Morena, Giuseppe Domenico Esposito, Leonardo Romano Esposito, Palmo Berardo, Giovanni Cianciaruso, Vincenzo Abenavoli, Mattia Lazzarin, Antonio Falvo, Domenico Richichi, Enrico Friz, Carlo Alfiero, Andrea De Poli, Francesco Barreca, Egidio La Valle, Francesco La Valle, Ernesto Senatore, Roberto Confalone, Romolo Orlandini, Pasquale Napoli, Alain Brault, Daniele Giuseppe Vilardi e della società Tec spa, legalmente rappresentata dai curatori fallimentari.

 

Secondo i magistrati gli imputati avrebbero assegnato “ai rifiuti codici Cer di comodo, al solo fine di renderli compatibili con le autorizzazioni amministrative in possesso dei siti di produzione e di destinazione, così da occultare e/o modificare la vera natura del rifiuto e facendo apparire adempiuti i precetti di legge”. Inoltre, continuano i magistrati, avrebbero “simulato fittizie operazioni di selezione e trattamento dei rifiuti che venivano fraudolentemente classificati e illecitamente conferiti in parte al termovalorizzatore di Gioia Tauro e in parte presso le discariche di Rossano, Alli e Pianopoli”.

 

Il sistema messo in atto da questi personeggi avrebbe garantito, dicono i magistrati, una sicura fonte di lucro. Uomini delle istituzioni, infatti, non svolgevano quel ruolo di controllo per il quale venivano pagati, lasciando così che la Calabria finisse sommersa dai rifiuti.

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