Il senatore Antonio Caridi non risponde al gip

Secondo la linea difensiva, il parlamentare, coinvolto nell'inchiesta Mammasantissima, non avrebbe fatto in tempo a visionare le carte
di Loredana Colloca
9 agosto 2016
10:45

Non avrebbe fatto in tempo a visionare le carte. Il senatore di Gal, Antonio Caridi, accusato di far parte della cupola 'ndrangheto-massonica portata a galla dall'inchiesta della Dda reggina denominata  "Mammasantissima", ha preferito non rispondere – pur ribadendo la sua totale estraneità ai fatti - al Giudice per le indagini preliminari.

 


La scelta sarebbe maturata di concerto con il collegio difensivo del parlamentare. Venerdì scorso, Caridi ha affrontato il giudizio del Senato, che si è espresso favorevolmente sulla richiesta di arresto. Durante lo scorso fine settimana, il senatore, accusato di associazione mafiosa, è stato trasferito dal carcere di Rebibbia, dove si era consegnato appreso il voto dell'aula, alla casa circondariale di Reggio Calabria.

 

 A spiegare i motivi della scelta di avvalersi della facoltà di non rispondere, i legali dell'ex assessore regionale, Valerio Spigarelli e Carlo Morace.«Tale scelta è stata imposta dalla materiale impossibilità, da parte dello stesso senatore Caridi, persino di prendere mera visione del contenuto del fascicolo processuale che egli non ha fin qui avuto l'opportunità neppure di leggere» chiariscono in una nota congiunta.

 

Sui motivi, i legali, forniscono due motivazioni. In primo luogo attaccano la normativa di Palazzo Madama e le sue  «stravaganti, vetuste ed inadeguate regole, per cui gli atti non vengono messi a disposizione né di chi giudica, l'assemblea, né di chi è giudicato, cioè il parlamentare sottoposto alla procedura di autorizzazione».

 

In secondo luogo, scrivono i legali, «il senatore Caridi è stato trasferito a Reggio Calabria, nel corso del week end, senza avere possibilità di incontrare i propri difensori e ricevere dagli stessi almeno parte degli atti ritirati presso l'autorità giudiziaria». «l In queste condizioni», concludono gli avvocati «l'interrogatorio di garanzia, che dovrebbe essere uno strumento di difesa, finisce per trasformarsi in tutt'altro». Sul prossimo appuntamento, davanti al Tribunale delle Libertà, i legali anticipano la strategia difensiva. In quella sede  «la difesa potrà far sentire, con cognizione di causa, la propria voce».

Giornalista
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