Dialogo sulla giustizia con Albamonte e Migliucci

Incontro a Cosenza con il presidente dell'Anm e dell'Unione Camere Penali
di Salvatore Bruno
9 gennaio 2018
18:19

I temi della giustizia, delle tempistiche del processo, delle norme che ne disciplinano le funzioni, sono state al centro di un fitto dibattito organizzato a Cosenza, nei locali del Ridotto del Teatro Rendano, per iniziativa della camera penale del capoluogo bruzio. Moderato dal giornalista Giovanni Bianconi ed introdotto dall’avvocato Antonio Feraco, l’incontro ha registrato la partecipazione del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Eugenio Albamonte e del presidente dell’unione camere penali italiane Beniamino Migliucci. In sala da sottolineare la presenza del procuratore capo di Cosenza Mario Spagnuolo, del suo predecessore Dario Granieri, di rappresentanti istituzionali e delle forze dell’ordine.

La riforma sulle intercettazioni non convince

Dopo i saluti del sindaco Mario Occhiuto, sul tavolo sono affiorate questioni di stringente attualità, a cominciare dalla recente riforma del ministro Orlando. A far discutere è in particolare il testo licenziato dal governo sull’utilizzo delle intercettazioni telefoniche. A processo potranno approdare solo quelle ritenute dall’accusa utili al dibattimento, ma i difensori rivendicano il diritto di poterle acquisire ed eventualmente utilizzare a discolpa. Secondo Migliucci, la nuova norma introduce gravi pregiudizi nei confronti degli imputati. 


Un errore allungare i tempi della prescrizione

«Ci sono delle cose francamente inaccettabili - - ha detto Migliucci - Si allungano, per esempio, i termini di prescrizione, aumentando così i tempi dei processi, invece di renderli ragionevolmente brevi. Il secondo errore clamoroso è rappresentato dalla partecipazione a distanza, perché non tanti si rendono conto di questa norma. Si immagina che i processi si possano fare attraverso una televisione e dalla cella di un carcere, norma prevista per i reati più gravi. E già questo non andava bene, perché chiunque ha il diritto di difendersi dinnanzi il proprio giudice ed avendo al fianco il proprio avvocato. Ma estendere questa riforma anche ad altri reati è gravissimo. Tutto ciò - ha concluso il presidente dell'Unione Camere penali - dà il senso di come si perda l'idea dell'effettività della difesa, quasi come se fosse un orpello fastidioso. Io credo che la ricetta vera sia quella di difendere i principi costituzionali».

Per riforme positive serve clima di dialogo

«Penso che la situazione calabrese sia la più emergenziale che stiamo vivendo in Italia, sia per il livello di criminalità, per la necessità di impegno da parte dell'autorità giudiziaria, delle forze dell'ordine e delle istituzioni, e anche per il bisogno di una partecipazione attiva della società civile alla vita legale di questa regione» ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Eugenio Albamonte. «Soltanto con l'apporto dell'autorità giudiziaria e delle forze di polizia - ha ammonito Albamonte - si arriva solo fino ad un certo punto del contrasto, ma non si riesce veramente ad avviare un capovolgimento dei rapporti di forza sul territorio». Sulla riforma ha parlato di clima di dialogo positivo e su scelte in parte ampiamente condivise «come la parte che riguarda la riforma del sistema penitenziario, che vede il nostro grande favore e per la quale c'è stato un contributo serio dell'associazione. Altri aspetti, come la riforma del processo penale, presentano luci ed ombre. E lo stesso vale per le intercettazioni, la cui riforma complessivamente è positiva perché introduce un rapporto equilibrato con la privacy».

Giornalista
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