Primo Maggio

È la Festa del lavoro, ma in Calabria aumentano infortuni (anche mortali) e malattie professionali

Da Castrovillari e Mongrassano il presidente Mattarella ieri ha invitato a mettere al centro la persona e la sua dignità, ma i numeri dimostrano come l'obiettivo sia ancora lontano. I dati sulla sicurezza non sono confortanti, meglio quelli dell'occupazione, ma nelle pieghe di percentuali in crescita si nascondono precarietà e sfruttamento 

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di Mariassunta Veneziano
1 maggio 2024
06:15

«Primo Maggio. Festa del Lavoro. Dunque Festa della Repubblica, che i costituenti hanno voluto fondare proprio sul lavoro». Dalla Calabria, le parole del presidente Sergio Mattarella fanno il giro del Paese. Il Primo Maggio 2024 comincia dalla punta dello Stivale, da Castrovillari e Mongrassano. È la Festa del lavoro, «elemento base della nostra identità democratica» dice il capo dello Stato. Un lavoro che non è e non deve essere considerato merce, «legato, in maniera indissolubile, alla persona, alla sua dignità, alla sua dimensione sociale, al contributo che ciascuno può e deve dare alla partecipazione alla vita della società».

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Si innestano qui i temi della sicurezza, della precarietà e della mancanza di lavoro. Da una parte, l’occupazione che c’è ma non tiene conto del valore della vita umana – come raccontano le tante morti bianche che anche in questi ultimi mesi hanno funestato il Paese – dall’altra quella che, quando c’è, è una fune su cui tenersi in equilibrio, con la costante paura di cadere da un momento all’altro.


Gli infortuni

Il quadro della Calabria non invita all’ottimismo. I dati su infortuni e malattie professionali restituiscono una realtà in cui la situazione dei lavoratori peggiora di anno in anno. Nonostante gli appelli a maggiori controlli, le campagne di sensibilizzazione, i “mai più” pronunciati all’indomani di ogni tragedia. In pratica se ne parla sempre di più ma si continua a fare poco.

In base ai numeri registrati dall’Anmil, Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro, elaborando dati dell’Inail, in Calabria nei primi due mesi del 2024 sono stati 1.348 gli infortuni denunciati, con un incremento del 9,1% rispetto allo stesso periodo del 2023, quando erano stati 1.236. In Italia l’aumento è stato del 7,2%, passando dagli 86.483 del 2023 ai 92.711 del 2024.

A livello provinciale è Cosenza la provincia con la performance peggiore: nell’intervallo di tempo preso in esame gli infortuni sono passati da 427 a 510, con una variazione del 19,4%. Seguono – per incremento percentuale – Crotone (da 98 a 113, +15,3%) e Catanzaro (da 292 a 332, +13,7%). Le percentuali mostrano invece il segno meno a Reggio (-6,3%) dove si passa da 320 a 300 e Vibo Valentia (-6,1%) che scende da 99 a 93 infortuni denunciati.

Tra questi, ci sono gli incidenti sul lavoro mortali. Sono 4 quelli avvenuti in Calabria solo tra gennaio e febbraio di quest’anno, di cui 3 nel Catanzarese e uno nel Cosentino. Negli stessi due mesi del 2023 erano stati 2. A livello nazionale si è passati da 100 a 119.

Le malattie professionali

Ma non sono solo gli infortuni a minacciare la vita dei lavoratori. Il tema della sicurezza va considerato anche sotto un altro aspetto, che è quello delle malattie professionali. La vicenda di Franco Di Mare, noto e apprezzato giornalista, affetto da mesotelioma pleurico – la malattia dell’amianto – verosimilmente contratto durante il lavoro come inviato di guerra, a pochi giorni dal Primo maggio ha rilanciato il tema in maniera crudele, come crudele è questo male. Come crudeli sono molti mali di cui i lavoratori rimangono vittime.

In Italia, le malattie professionali denunciate sono passate da 10.399 (gennaio-febbraio 2023) a 14.099 (gennaio-febbraio 2024): un incremento del 35,6%. In Calabria la percentuale di crescita è dell’8,1%, da 321 a 347 casi. A livello provinciale spicca Crotone, la cui città capoluogo è il simbolo di quell’industrializzazione mancata che ha lasciato solo sofferenza e morte: qui le malattie denunciate sono passate da 55 a 67 (+21,3%). Subito dietro, sempre guardando alle percentuali di incremento, Cosenza (da 46 a 54, +17,4%) e poi Reggio (da 177 a 189, +6,8%) e Vibo (da 25 a 26, +4%). In diminuzione i casi nel Catanzarese, dove si passa da 18 a 11 (-38,9%).

L’occupazione

«I dati sull'occupazione registrano nel loro insieme una crescita significativa. Il trend positivo riguarda larga parte d'Europa, Italia in testa, e questo è motivo di grande soddisfazione per tutti noi. È una buona notizia che siano aumentati i posti di lavoro, e anche i contratti a tempo indeterminato. Lo è anche la crescita del lavoro femminile. Naturalmente non dobbiamo dimenticare le disparità sociali e territoriali che perdurano; gli esclusi; il fenomeno dei lavori precari e sottopagati. Il basso livello retributivo di primo ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, che induce tanti di loro a recarsi all'estero a migliori condizioni». È ancora Mattarella, durante la sua visita in Calabria, a offrire uno spiraglio di luce in una situazione in cui però è ancora il buio a dominare.

Migliorano i dati dell’occupazione, ma il presidente della Repubblica sottolinea come tra le pieghe di questi dati, pur positivi, si nascondano precarietà e sfruttamento. C’è da chiedersi: più persone occupate, ma anche occupate meglio?

Gli ultimi dati Istat sulla Calabria mostrano un trend che, seppur timidamente, è in crescita. Il tasso di occupazione nella nostra regione è passato dal 33,6% del 2022 al 34,3 del 2023. Sale anche l’occupazione femminile: dal 23,9% al 24,4.

A livello provinciale, il tasso maggiore lo presenta Catanzaro (40,3%). Seguono Cosenza (34%), Vibo (32,9%), Reggio (31,9%), Crotone (31,5%).

Un ultimo spaccato della situazione occupazionale calabrese lo offre lo studio "Welfare Index 2023", strumento di monitoraggio negli ambiti di politiche sociali, sanità, previdenza e formazione realizzato da "Welfare, Italia", think tank nato su iniziativa di Unipol Gruppo in collaborazione con The European House-Ambrosetti. Rispetto al 2022, migliorano gli indicatori: il tasso di disoccupazione tra gli over 15 è 14,6% (media nazionale 8,1%) contro il 18,4% registrato nel 2022; il tasso di Neet, giovani che non studiano e non lavorano tra 15 e 34 anni, è 32% (media nazionale 19,5%), in miglioramento rispetto al 33,5% del 2022. Si attesta invece al 61,3% il tasso di cittadini inattivi su popolazione in età lavorativa. 

Una battaglia tutta da combattere

«Non si tratta soltanto di un richiamo ai valori di libertà e di eguaglianza - ha aggiunto - ma dell'indicazione di un modello sociale vivo, proiettato verso la coesione e la solidarietà. Capace, quindi, di rimuovere continuamente, nel corso del tempo, gli ostacoli che sottraggono opportunità alle persone e impediscono il pieno esercizio dei diritti». Vale la pena di citare, ancora una volta, il presidente Mattarella durante la sua visita in Calabria. Perché il suo richiamo a rimuovere gli ostacoli diventi l'impegno di tutti a costruire una società più giusta. Un obiettivo lontano, ma per il quale vale la pena mettersi in cammino. 

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