Le intercettazioni evidenziano l’interesse del sub commissario alla depurazione per accreditamenti, liquidazioni di risorse dalle Asp e posti letto. Un attivismo che avrebbe incrementato il fatturato del professionista «in concomitanza con l’insediamento» dell’amministrazione Occhiuto
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C’è anche la sanità e, in particolare, gli intrecci tra società di elaborazione di dati contabili e cliniche private calabresi al centro della nuova inchiesta della Procura di Catanzaro. Principale indagato è Antonino Daffinà, sub commissario alla depurazione e commercialista vibonese, molto vicino al presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto.
Le contestazioni
Le ipotesi di reato contestate sono corruzione, turbata libertà degli incanti, traffico di influenze illecite e peculato. Nel mirino degli investigatori è finito il suo ripetuto interessamento affinché il dipartimento Salute adottasse atti e provvedimenti favorevoli ad alcune strutture sanitarie private.
Le società di elaborazione di dati
Non formalmente intestate a Daffinà ma, per chi indaga, a lui direttamente riconducibili due società fornitrici di servizi di elaborazione elettronica di dati contabili: La Fenice e la Administration & Consulting, entrambe con sede a Vibo Valentia, avrebbero iniziato a registrare un consistente incremento dei rispettivi fatturati «pressoché in concomitanza con l’insediamento dell’attuale amministrazione regionale» annotano gli investigatori, nel decreto di sequestro e perquisizione, aggiungendo «le cui relazioni esistenti ha intenzionalmente utilizzato per fini non leciti».
Le telefonate con il terzo piano della Cittadella
Più telefonate sono state registrate tra Daffinà e appartenenti al dipartimento Salute e Welfare e alla struttura commissariale per favorire l’adozione di provvedimenti e atti in favore di cliniche private. Secondo la finanza, l’incremento del fatturato delle società a lui riconducibili (più che raddoppiato a partire dal 2022) sarebbe «dovuto, per la gran parte, ai rapporti professionali e commerciali avviati, proprio nel 2022, con imprese operanti in Calabria nel settore sanitario».
I rapporti con le cliniche private
Ad esempio, per chi indaga, «plurime sono le evidenze» dell’interessamento di Daffinà in favore della Dialisi San Giorgio (non indagata) presso il terzo piano della Cittadella, dove ha sede il dipartimento Salute ma anche la struttura commissariale, per favorire l’adozione di un provvedimento di accreditamento, più volte a lui sollecitato dai proprietari.
L’accreditamento
Sollecitazioni che si sarebbero poi tradotte in ripetute telefonate a Tommasò Calabrò, dirigente ad interim del dipartimento Salute (nei giorni scorsi sottoposto a perquisizione domiciliare e nel suo ufficio in Cittadella), ma non solo. Per la Procura, Daffinà «che non ricopre cariche nella Regione Calabria e neppure nella struttura commissariale utilizza relazioni esistenti con i vertici amministrativi (dipartimento e struttura commissariale, ndr) per favorire la Dialisi San Giorgio», dalla cui società controllante avrebbe ricevuto, a partire dal 2022, attraverso le due società a lui riconducibili 212mila euro per prestazioni di servizio.
L’intermediazione prezzolata
Per chi indaga, somme remunerate per pagare «l’intermediazione prestata» da Daffinà «che ha utilizzato la propria influenza sui vertici della Regione per far ottenere provvedimenti favorevoli». Stesse dinamiche sarebbero state accertate a vantaggio di un’altra struttura privata, la Romolo Hospital (che non risulta indagata), corrispondente ad un incremento di fatturato per le società riconducibili al commercialista vibonese per 98mila euro tra il 2022 e il 2023.
Problemi da risolvere
In questo caso, Daffinà si sarebbe interessato di interloquire con il dipartimento per favorire la corresponsione di risorse alla clinica da parte dell’Asp di Crotone, ma anche il riconoscimento di quattro posti letto di degenza e proroghe dei contratti di accreditamento. Avrebbe contattato direttamente un dirigente di settore del dipartimento. Infine, la Tirrenia Hospital (non indagata) con rapporti commerciali con le società riconducibili a Daffinà.
L’applicativo di contabilità
Ulteriori interlocuzioni con il dipartimento sarebbero poi state registrate in vista dell’adozione di un applicativo di contabilità: Accrual. La Deda Value (anch’essa non coinvolta nelle indagini), «importante» cliente di una delle società di Daffinà, aveva avviato un apposito progetto di implementazione nelle pubbliche amministrazioni, la Regione ne era ancora sprovvista. Ne avrebbe parlato quindi direttamente con Tommaso Calabrò, consegnandogli un documento e chiedendogli: «Questo qua dovete farlo? Accrual mi sembra che si chiama. Dovete aggiornare il sistema?». «Chi sono?» si sarebbe informato Calabrò e Daffinà: «Quelli di Deda Value». E il dirigente regionale avrebbe ribattuto: «Se si sbrigano possiamo dargli l’incarico sulla transizione, ci serve con urgenza».