Calabria Etica, Ruberto: 'non ho mai prelevato un solo centesimo dalla Fondazione'

Pasqualino Ruberto, ex presidente della fondazione in house Calabria Etica, si difende e punto per punto, attraverso un comunicato stampa, commenta le notizie relative al lavoro svolto dalla Commissione d’inchiesta sulla sua fondazione. .
di Redazione
24 giugno 2015
17:11

“Intanto segnalo una prima anomalia: a mia memoria, è la prima volta che una commissione d’inchiesta non abbia inteso sentire il presidente dell’ente sotto inchiesta, nonostante, da parte mia, siano arrivati ripetuti inviti in tal senso. In sostanza, è come celebrare un processo in contumacia, senza nemmeno concedere la presenza di un legale difensore. Insomma, roba da far impallidire le peggiori dittature della storia. A tal proposito, preciso che, ad oggi, non mi è ancora pervenuto alcun avviso di garanzia: ribadisco, con l’occasione, la mia piena disponibilità a dare tutte le delucidazioni del caso alla magistratura inquirente. Sottolineando come rimanga io in attesa di leggere per intero la relazione della commissione d’inchiesta, stranamente pervenuta già alla stampa e non ai diretti interessati, voglio subito precisare un aspetto. Gli organi di stampa che stanno rilanciando la notizia, parlano tutti di “buco”. Ora, il termine in questione richiama l’idea di ammanco, sottrazione. Qualora la commissione abbia usato lo stesso termine, provvederò a tutelarmi nelle sedi opportune: nessuno può minimamente insinuare che il sottoscritto abbia toccato o prelevato un solo centesimo dalla Fondazione. Non lo permetto a nessuno. Se invece, come voglio credere, il termine “buco” è solo una lettura giornalistica e la commissione si è limitata a parlare di “mancate coperture finanziarie”, ribadisco come le stesse siano ed erano a carico unicamente del Dipartimento di competenza. Quindi, nessuna responsabilità in tal senso mi può essere ascritta. In merito alle assunzioni operate tra i 2013 e il 2014, mi dà sollievo constatare come, finalmente, qualcuno si sia accorto che i contratti di collaborazione non siano avvenuti unicamente nel periodo delle elezioni regionali. Se è vero, infatti, che circa 400 contratti sono stati sottoscritti tra settembre e dicembre 2014, è altrettanto vero, allora, che altri 400 contratti siano stati stipulati nei mesi precedenti, quindi non in occasione delle elezioni regionali. Questo a testimoniare il fatto da me sempre asserito che non c’è stata nessuna campagna di assunzioni in occasione delle elezioni regionali, ma che la Fondazione, come avvenuto negli anni precedenti, ha avviato attività progettuali ogni qualvolta che il dipartimento ne ha dato relativo mandato. Per capirci, se fosse credibile l’impalcatura su cui si regge l’accusa di aver operato massicce campagne di assunzione solo in periodo di elezioni regionali, la commissione avrebbe dovuto verificare come la Fondazione non avesse sottoscritto altri contratti nei mesi precedenti. Invece, la stessa commissione, segnala almeno altrettanti contratti sottoscritti prima del mese di settembre. Mi auguro che, alla luce di quanto evidenziato dalla commissione, si possa quanto meno concedere il dubbio che il tutto sia avvenuto in un normale quadro di attività amministrative, demandate dai diversi dipartimenti della Regione. Faccio inoltre notare come risulti paradossale il fatto che la Regione, che prima affida ad un ente in house determinati progetti, all’interno dei quali è già stabilito il numero di collaboratori, le finalità e gli importi a disposizione, rilevi questi stessi aspetti come un’anomalia. L’anomalia, dal mio punto di vista, si sarebbe verificata se l’ente in house, controllato quindi dalla Regione, non avesse dato seguito ai mandati pervenuti dai dipartimenti della stessa Regione. Tornando ai quattro progetti annullati, è la stessa commissione a segnalare come fosse prassi consolidata l’avvio delle attività a seguito di specifica comunicazione da parte del Dipartimento. Non voglio tornare sul fatto che alcuni organi di stampa, certe comunicazioni di avvio progettualità e addirittura le convenzioni firmate, le abbiano proprio pubblicate, a testimonianza della correttezza del mio operato. Voglio però ribadire come gli “atti finali di decretazione e convenzione” fossero di esclusiva pertinenza del Dipartimento. Nessuno, prima dell’insediamento della commissione d’inchiesta, aveva mai comunicato alla Fondazione il mancato adempimento di questi atti finali. La Fondazione era, infatti, solo a conoscenza dell’autorizzazione all’avvio delle attività, i cui costi, seguendo una logica di elasticità di cassa, sono stati anticipati attraverso i fondi del Credito Sociale. Nel momento in cui le risorse necessarie ai progetti poi annullati fossero state liquidate, i fondi si sarebbero riequilibrati. Ribadisco quindi essere una esclusiva gestione di elasticità di cassa: per capirci, è la stessa prassi utilizzata dal 70% dei sindaci calabresi, che adoperano gli introiti derivanti dai tributi su depurazione e rifiuti, per pagare, momentaneamente, altre spese. Non mi risulta che il 70% dei sindaci calabresi sia stato indagato o pubblicamente richiamato per questi motivi. E’ quindi improprio parlare di “distrazione di fondi”: questa, infatti, sarebbe avvenuta se i soldi destinati al Credito Sociale, anziché essere usati in favore dei soggetti richiedenti, fossero stati indirizzati su altre attività illegittime, senza possibilità di riequilibrio finanziario. Al momento del caso contestato è opportuno precisare come i fondi per il Credito Sociale ammontassero a circa 5 milioni di euro, a fronte di pratiche decretate e da liquidare non superiori a 2.5 milioni di euro. Tutte queste ultime pratiche sono state regolarmente liquidate nel mese di gennaio 2015, a circa 350 beneficiari. Peraltro, la tranche da 5 milioni dei fondi del Credito Sociale non sono FSE, ma del PAC.  Tutt’altro tipo di gestione, con ben altri vincoli. Per quanto riguarda gli altri rilievi sul bando del Credito Sociale e sui requisiti dei beneficiari, tutti sanno che il relativo bando è stato redatto e pubblicato dal Dipartimento alle Politiche Sociali e che, nel merito, la Fondazione è totalmente estranea. Solo un piccolo appunto: vengono contestate a Fondazione Calabria Etica le mancate adozioni sull’anagrafe tributaria e sull’antiriciclaggio. Informo come, immediatamente prima del mio allontanamento dalla Fondazione, avevo avviato le pratiche per l’acquisizione del software necessario a queste incombenze. Non posso e non so dire che fine abbia fatto quella mia iniziativa. Capitolo “modalità delle assunzioni”: secondo la commissione d’inchiesta non esisterebbe alcun regolamento adottato dalla Fondazione nella selezione del personale. Ora, prescindendo dal fatto che le selezioni sui progetti realizzati con fondi comunitari hanno all’interno dei progetti stessi i regolamenti per lo svolgimento del reclutamento, stabilite dai vademecum sull’uso dei fondi europei, ricordo ancora una volta come tutte le short list siano state regolarmente pubblicate, attraverso le manifestazioni di interesse, sia sul sito della Fondazione che sul Bur della Regione Calabria e che la procedura di selezione attraverso comparazione dei curricula è attualmente e da sempre in uso in tutti gli enti sub regionali calabresi. Una circostanza, questa, che tanto il dott. De Marco, quanto il dott. Bulotta, ossia due dei tre componenti della commissione d’inchiesta, conoscono molto bene: il primo perché ai tempi in cui era direttore generale di Fondazione Field utilizzava lo stesso strumento per il reclutamento del personale; il secondo perché è stato presidente di Fondazione Calabria Etica prima del sottoscritto. Resto, tuttavia, in attesa che la commissione d’inchiesta mi indichi una sola persona messa sotto contratto da Fondazione Calabria Etica senza averne i requisiti necessari. Specifico ancora, su questo argomento, che la contrattualizzazione di soggetti in possesso del solo diploma non è conseguenza dell’assenza di un regolamento, ma è prevista specificamente dai progetti assegnati dai dipartimenti. In relazione al progetto sull’Accompagnamento all’occupazione, trovo utile precisare come lo stesso progetto sia stato affidato a Fondazione Calabria Etica solo dopo che la Regione Calabria aveva già provveduto a pubblicare il bando per le aziende interessate. Il fatto che la Fondazione Calabria Etica abbia provveduto a istituire un comitato per la valutazione delle pratiche è derivato dalla necessità di istruire le domande nel frattempo pervenute, che venivano quotidianamente trasferite dal Dipartimento alla Fondazione per le relative istruttorie. Il fatto che il Dipartimento, per due volte, abbia ottenuto un diniego sull’avvio delle attività, non è mai stato comunicato alla Fondazione, che ha continuato ad istruire le pratiche, inviando, di volta in volta, i verbali al Dipartimento, gestendo anche sul progetto, su richiesta del Dipartimento stesso, un numero verde attraverso il quale il Comitato forniva consulenza e supporto alle imprese. E’ tuttavia molto strano come il fondo rotativo per il Credito Sociale potesse essere gestito dalla Fondazione, mentre quello sull’Accompagnamento all’occupazione invece no. Così come sembra strano che in passato, sotto la guida del dott. Bulotta e ai tempi della presidenza Loiero, Fondazione Calabria Etica abbia istituito un fondo rotativo per imprese, gestito con Banca Etica. Non possono che rilevarsi troppe geometrie variabili. Relativamente ai rilievi sul progetto per il supporto alla Commissione per l’emersione del lavoro nero, si evidenzia che Fondazione Calabria Etica non ha svolto funzioni di reclutamento del personale, né di gestione del progetto stesso, ma solo di supporto operativo e finanziario alla Commissione stessa. Procedura, questa, tra le altre cose più volte adottata dalla Commissione, in passato, con Fondazione Field, che ne costituiva il braccio operativo. In merito alle mancate rendicontazioni dei progetti, mi limito a far notare alla commissione d’inchiesta come io sia stato sollevato dal mio incarico il 9 febbraio. Pertanto le rendicontazioni relative all’anno 2014 dovevano essere e sono a carico di chi mi ha sostituito. Le rendicontazioni degli anni precedenti sono state depositate presso i dipartimenti affidatari dei progetti nei tempi prestabiliti, come nessun altro ente in house può affermare di aver mai fatto. Non posso, infine, che prendere atto della circostanza che non assumere a tempo indeterminato alcun soggetto, da motivo di vanto per non aver voluto sistemare qualcuno, sia diventato motivo di censura. Ma tutti sanno che un ente che non svolga attività istituzionali a tempo indeterminato, ma solo attività progettuali a termine, se lungimirante non può che avere una forza lavoro proporzionata alla tipologia di attività di volta in volta esercitata. Oppure avrei dovuto procedere ad operare assunzioni a tempo indeterminato, come avvenuto in altri enti, creando in quel caso sì condizioni di grave nocumento finanziario e patrimoniale alla Regione Calabria? Con amarezza non posso che rilevare come, ancora oggi, tutta questa situazione stia colpevolmente ricandendo sulle spalle dei collaboratori che, ove non siano stati già licenziati, non percepiscono emolumenti da ben sei mesi, mentre il sottoscritto non è più presidente di Fondazione Calabria Etica dallo scorso 9 febbraio. Durante la mia gestione, infatti, mai un collaboratore o un fornitore hanno dovuto registrare ritardi nei pagamenti. Rilevo comunque come tali iniziative, scriteriate e senza le dovute garanzie a chi è coinvolto, stiano mettendo a repentaglio la mia persona e i miei familiari, suscitando odio sociale e risentimento. Per tali motivi valuterò se tutelarmi nelle sedi opportune”.

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