Grande potenziale

Calabria da luna di miele: più della metà dei turisti è formata da coppie in vacanza. E tornano gli stranieri

VIDEO | Per l'estate prenotazioni in aumento. Oggi ci sono più strutture extralberghiere che hotel, per un totale di oltre 180mila posti letto. Tropea meta internazionale più gettonata. L’analisi del consulente di marketing turistico Bruno Strati: «Grandi margini di crescita ma serve più programmazione». Intanto sullo stop al rinnovo delle concessioni Assobalneari confida nell'azione del Governo (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Anna Foti
26 aprile 2023
06:31

Un grande potenziale e una sfida ancora da vincere. Questo rappresenta il turismo in Calabria. Con i suoi ottocento chilometri di costa, i tre parchi nazionali (Pollino, Sila e Aspromonte) e quello regionale delle Serre, decine di riserve protette, la ricchezza della sua storia, della sua cultura e delle sue tradizioni millenarie, la Calabria, dove si può anche sciare guardando il mare, ancora non riesce a estendere la sua offerta turistica oltre i mesi centrali dell’anno.

Ancora difficile mettersi in rete e alimentare cooperazione, superando individualismi e creando quella massa critica in grado attrarre sempre più turisti. Località montane e balneari potrebbero diventare attrattive non solo nelle stagioni vocate, perché esistono attrattori naturalistici, religiosi e culturali che potrebbero sempre essere attivati e integrarsi. Puntare su un turismo meno stagionalizzato stimolerebbe una programmazione costante, una migliore organizzazione dei servizi che ci sono e la messa a punto di un’offerta in grado di intercettare la domanda che questa regione merita.


La Calabria “italiana” e Tropea internazionale

Pur avendo ancora molta strada da percorrere per affermare a pieno la propria vocazione turistica, la Calabria è comunque in ripresa con prenotazioni in aumento per la prossima estate. Sono quasi il doppio rispetto allo scorso anno. Si registra il ritorno, dopo la pandemia, anche di alcune nazionalità di turisti che da qualche anno mancavano. Certamente resta italiana la nazionalità più presente in Calabria. Tranne che a Tropea, al netto dei mesi di luglio e agosto.

«A parte Tropea, unica meta internazionale della Calabria, le località calabresi distribuite lungo le coste ionica e tirrenica che vanno per la maggiore, restano appetibili per turisti italiani oltre che stranieri. Resta, però, un turismo contratto nei mesi estivi o poco più. Inoltre lo spaccato è piuttosto statico con una zona tirrenica più turistica rispetto a quella ionica, molto più segnata dall’emigrazione di ritorno e dall’insistenza di seconde case».

Questo il quadro che inizia a delineare Bruno Strati, calabrese originario di Caulonia e residente a Palmi, esperto di Revenue Management (disciplina di gestione della disponibilità ai fini dell’ottimizzazione dei ricavi), formatore e consulente di marketing turistico.

Prenotazioni in aumento nel primo trimestre 2023

Con lui analizziamo alcuni dati illustrati in occasione del Summit Hospitality, svoltosi a Lamezia Terme lo scorso febbraio, e dell’Hospitality Restart dello scorso 30 marzo a Tropea.
«Rispetto al 2019, anno migliore dal punto di vista turistico, in Calabria le destinazioni che hanno triplicato il fatturato, risultando anche le più cercate, sono state Lamezia Terme, città con aeroporto internazionale, Amantea sulla tirrenica e Soverato sulla Ionica. Ovviamente risulta pure Tropea, anche se questa meta stacca le altre in Calabria, costituendo l’unica destinazione turistica internazionale senza attuali competitor in regione. Nei primi mesi nel 2023, in aumento anche le prenotazioni rispetto al 2022. Complice anche un frangente più favorevole dal punto di vista pandemico, c’è un aumento del 30% che ripaga della riluttanza al viaggio al momento dello scoppio della guerra in Ucraina lo scorso anno e che risente di alcune mete non praticabili in quella zona di Europa. Fenomeni che stanno mutando le abitudini di chi viaggia, allungando anche la finestra di prenotazione», spiega Bruno Strati che poi si sofferma su un dato che rivela uno dei maggiori freni ancora oggi tirati nel settore turistico calabrese.

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Turismo sì, ma solo tre mesi all’anno

«Attività si registrano tra maggio e ottobre ma la maggior parte si concentra per lo più nei mesi di giugno, luglio e agosto. Qualcosa anche a settembre. Lo scatto necessario sarebbe quello di rendere fruibili strutture recettive, ristoranti, negozi e attrattori culturali non solo nei mesi estivi ma tutto l’anno, visto che la Calabria ha tanto da offrire. Tanto, non solo il bellissimo mare. Sollecitare dunque una domanda costante, intercettarla e poi mantenerla, questo andrebbe fatto.

Non c’è una ricetta ma ci sono certamente tanti ingredienti da amalgamare per puntare a entrare negli itinerari dei tour operator dai quali la Calabria è ancora fuori – penso ai paesi orientali e all’America Latina - e per assorbire quanti a bordo di un volo charter piuttosto che solo su un low cost nei periodi limitati delle loro tratte, potrebbero raggiungere la nostra regione e poi scegliere di tornarci, non solo d’estate», sottolinea ancora il consulente e formatore Bruno Strati.

Il ritorno di americani e canadesi

«Tornano, dunque in Calabria turisti stranieri che mancavano da qualche anno. Il turismo italiano è prevalente e raggiunge il 70% mentre quello straniero 30%, con picchi di tedeschi e quest’anno anche di australiani e canadesi. Seguono inglesi, americani, polacchi, svizzeri e altre nazionalità. Questo il quadro delle prenotazioni per la prossima estate. La situazione è opposta a Tropea dove prevalgono gli stranieri ad eccezione dei mesi di luglio e agosto, in cui i numeri sono sempre alti ma la presenza italiana, che sempre prenota sotto data, è superiore. Come nazionalità, le prenotazioni dei primi tre mesi del 2023 consacrano Tropea come la preferita da americani, canadesi e appunto italiani. Seguono tedeschi, australiani e austriaci etc.», spiega ancora Bruno Strati.

Gli alberghi sono di meno ma hanno più stanze

La Calabria è meta di coppie (oltre il 54%) e di famiglie (quasi il 25%) più che di gruppi (fermi al 16,6%). Gli alberghi sono tre volte meno delle strutture extralberghiere – trend nazionale - ma hanno più posti letto. Gli agriturismi sono 249. Scarseggiano i campeggi che sono solo 135. I numeri scendono vertiginosamente al momento di inquadrare rifugi di montagna (8) e ostelli per la gioventù (18).

«In Calabria, i dati Istat rivelano che gli hotel sono solo 801, per un totale di 43.624 camere e 97.019 posti letto. Le strutture extralberghiere sono tre volte di più e ammontano a 2.402 ma il numero dei posti letto è inferiore e ammonta a un totale di 84.554 posti letto. Quindi, in Calabria, le strutture extralberghiere sono il triplo come numero ma i posti letto totali sono inferiori rispetto a quelli degli alberghi. I bed and breakfast sono 1489. La bassa percentuale degli alberghi di grandi catene in tutta Italia, complice anche una legislazione turistica regionale molto frammentata, unitamente al boom dell’extralberghiero, lascia emergere una organizzazione molto poco imprenditoriale dell’industria turistica in tutto il paese. Un limite che in Calabria è ulteriormente gravato dalla scarsa capacità di fare rete. Al Nord in questo sono più avanti e sono meglio organizzati. Dunque il turismo ha grandi margini di crescita nella nostra regione purché migliorino l’approccio e la dialettica tra privati e tra pubblico e privato e si lavori per una programmazione dei servizi e un’offerta più costante», ha sottolineato ancora Bruno Strati.

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Tendenze e nuovi approcci

«Venti di cambiamento soffiano in Calabria. Stanno subentrando le nuove generazioni, certamente più digitali e con competenze rafforzate rispetto all’utilizzo di software e alla comunicazione. Cresce la consapevolezza che non bastino la capienza e il numero di letti per riempire una struttura ricettiva. L’apertura a un’organizzazione più professionale si registra ed un dato è positivo. Apertura anche alla gestione più dinamica dell’incontro tra domanda e offerta e all’impiego di appositi software in grado di modificare in tempo reale le tariffe in presenza di determinati fattori attrattivi o negativi e quindi di ottimizzare i ricavi. I numeri non sono alti ma sono in espansione e la tendenza è comunque promettente», ha sottolineato ancora il formatore e consulente in marketing turistico Bruno Strati.

Dunque il turismo calabrese può e deve crescere e non essere solo balneare. Ma intanto chi opera da tempo del settore balneare deve adesso fare i conti con la recente sentenza della Corte dell’Unione europea che ha bloccato il rinnovo automatico delle concessioni, disponendo che dal primo gennaio 2024 esse debbano avvenire esclusivamente con bando pubblico e con regolare assegnazione.

Nucera (Assobalneari Calabria): «Confidiamo nel governo al lavoro sulla mappatura delle aree»

«Se la Corte avesse potuto rendersi conto delle proporzioni tra la superficie occupata e quella ancora disponibile, certamente avrebbe deciso diversamente. Dunque appena il Governo, che abbiamo già sollecitato, completerà la mappatura che avevamo chiesto proprio per formalizzare lo stato dell’arte, sarà chiaro come certamente non sussiste il nodo della scarsità del bene che giustifichi un provvedimento così radicale». È quanto afferma Giuseppe Nucera, presidente di Assobalneari Calabria, commentando la recente decisione che investe il settore balneare.

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Nucera: «Prevalente la superficie ancora libera»

«Vi sono fasce costiere in cui vi sono aree ancora da occupare. Certamente ci sono in Calabria dove soltanto una superficie pari a non più del 15% è occupata da stabilimenti balneari. Dunque nessuno sfruttamento e nessuna lesione della libera concorrenza. Invece beni, quali sono gli stabilimenti balneari, che ormai rappresentano delle realtà imprenditoriali consolidate a conduzione familiare, gestiti con sacrificio e competenza. Sacrifici che non c’è ragione di vanificare a favore di altri attori e multinazionali che potrebbero occupare aree ancora non utilizzate e su di esse investire per renderle produttive, come hanno già fatto coloro che da tempo operano in quelle che adesso si vorrebbe andassero a bando. È necessario fare chiarezza per evitare squilibri sociali e disoccupazione. Confidiamo nell’azione forte del nostro Governo che, con la mappatura, saprà mostrare come i termini della questione siano diversi. Siamo fiduciosi». Così ha concluso Giuseppe Nucera, presidente di Assobalneari Calabria.

Giornalista
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