La nuova sfida

Zes unica per il Mezzogiorno, gli industriali vogliono entrare nella cabina di regia

Il presidente calabrese Ferrara ha partecipato a Pescara al tavolo Mezzogiorno di Confindustria: «Restiamo in vigile attesa del piano strategico, per noi Gioia Tauro è imprescindibile». Ecco le richieste degli imprenditori al Governo

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di Massimo Clausi
22 settembre 2023
19:12

«Restiamo in vigile attesa, aspettiamo di conoscere come verrà convertito in legge il Dl Sud». Aldo Ferrara, presidente regionale di Unindustria, è di ritorno da Pescara dove si è svolto un “tavolo Mezzogiorno” degli industriali a cui hanno partecipato i cinque presidenti delle regioni meridionali coordinati dal vicepresidente di Confindustria, Vito Grassi.

Anche se in agenda c’erano diversi temi riguardanti il Mezzogiorno, a farla da padrone è stata l’istituzione della Zes unica.  Gli industriali, ci conferma Ferrara, non sono pregiudizialmente contro la misura varata a sorpresa del Governo. Ne capiscono bene il motivo ovvero quello di inaugurare una nuova fase basata su un disegno di rilancio unico del Mezzogiorno. D’altronde che le politiche di coesione affidate alle regioni non abbiano funzionato è un dato abbastanza acclarato. Secondo la ragioneria generale dello Stato della programmazione europea 2014/2020 è stato speso circa il 34%.


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La posizione degli industriali

Salve tutte queste considerazioni, gli industriali vogliono porre le loro condizioni. Il primo nodo riguarda le risorse. «Con la Zes unica - spiega Ferrara - si passa da perimetri territoriali ben definiti a praticamente tutto il Sud. Il punto è capire se le risorse finanziarie necessarie ci saranno». Al momento cifre ufficiali non ne circolano. Si parla di un miliardo e mezzo di cui un miliardo proveniente dal Pnrr e 500 milioni dal Fondo Sviluppo e Coesione. Ma basteranno? C’è più di un dubbio se si pensa che la sola Zes Campania ha attirato investimenti per un controvalore di un miliardo e duecento milioni.

E qui si apre il secondo nodo della vicenda ovvero come valorizzare le diverse peculiarità dei territori ed evitare una specie di lotta fratricida fra le otto regioni meridionali. Per questo gli industriali chiedono chiarezza sul Piano Strategico e chiedono di entrare nella governance della nuova Zes che avrà sede a Roma. «Gioia Tauro per noi rimane un asset fondamentale - dice Ferrara - sul porto il Governo dovrà prestare particolare attenzione per vincere la sfida che abbiamo davanti». Certo questo comporta dare un’accelerata anche alla gestione dell’area industriale del retroporto se vogliamo rendere appetibile l’area. Cosa che finora non è accaduta.

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Le richieste di investimento

«I numeri - dice Ferrara - ci dicono che la Zes Calabria stava partendo grazie anche alla concertazione che avevamo avviato con il commissario e i sindacati. Fra l’altro proprio poco prima di questo decreto del Governo, il commissario aveva fatto partire un bando da circa 20 milioni per la sicurezza che prevedeva anche la videosorveglianza e altre misure in questa direzione. Non è vero che in Calabria eravamo fermi. I dati dicono che sono arrivate 65 richieste di investimenti. Quattro sono le autorizzazioni concesse e abbiamo una ventina di istruttorie in itinere per un valore totale degli investimenti vicino ai 154 milioni. Il processo però si è interrotto bruscamente e apre il problema di capire cosa succederà nel passaggio dagli otto commissari alla cabina di regia da Roma». E questo è un altro dei nodi che gli industriali vorrebbero sciogliere.

«Abbiamo fatto una conferenza stampa - ricorda Ferrara - per annunciare come il gruppo Callipo avesse ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie per il suo nuovo insediamento industriale in soli cinque giorni. Adesso avremo un unico sportello centrale informatizzato. Le tempistiche resteranno uguali? Non lo so, so solo che allargando l’area Zes aumentano anche gli attori chiamati ad esprimere pareri sugli interventi. Non vorremmo che tutto questo rallentasse i processi».

Insomma se l’obiettivo del Governo sulla Zes unica è chiara, meno chiara è l’organizzazione del nuovo strumento. A partire dalla sorte degli otto commissari. Prima si pensava che dovessero cessare dalla carica il primo gennaio 2024. Adesso il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale parla di un Dpcm che interromperà il loro lavoro. Anche questa una esigenza sollecitata dagli industriali per avere il tempo di una transizione ed evitare che gli interventi in corso subiscano rallentamenti. Tutti aspetti che meriterebbero un dibattito da parte della politica che però sembra accorgersi della Zes solo a intermittenza.

Giornalista
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