Lamezia, il teatro Umberto e le occasioni perdute

Quando la burocrazia frustra e sterilizza ogni spinta culturale, ogni entusiasmo artistico. E finisce con l'impoverire una città intera
di Guglielmo Mastroianni
18 novembre 2015
19:50

“Abbiamo impiegato tre anni a fare due passi avanti ed un pomeriggio per farne tre indietro”. Prima di capire chi e perché ha pronunciato questa frase, sono opportune alcune precisazioni di rito e di maniera. So benissimo che se c'è una manifestazione d'interesse o un bando pubblico, è giusto rispettarli. Altrettanto bene so che, quando c'è un vincitore di manifestazione d'interesse o di un bando pubblico, è giusto rispettarlo. Ma a volte accade che la voglia di fare, la creatività, il lato artistico e l'entusiasmo giovanile si scontrino con i rigidi paletti della burocrazia. Spesso con effetti nefasti. La nostra storia inizia nel 2012. A Lamezia Terme c'è un teatro storico. Si chiama Teatro Umberto, l'intitolazione ad un re d'Italia già di per sé suggerisce a quando risalga la struttura. I lametini lo conoscono con il nome di Pidocchietto. Tre anni fa il teatro era una struttura fredda. Morta. Ristrutturato e messo a disposizione della collettività, il Pidocchietto veniva usato come luogo dove si tenevano convegni e manifestazioni sporadiche. C'era un addetto che arrivava, apriva a chi aveva prenotato, accendeva le luci e poi stava lì, in attesa che l'evento in programma finisse e che si dovessero spegnere le luci e chiudere il portone. Nel 2011 viene messa a bando la gestione del teatro. Vince l'associazione culturale Scenari Visibili, con Dario Natale e un altro manipolo di ragazzi volenterosi. In tre anni, Dario e i suoi cambiano volto al Pidocchietto. Restituiscono, a spese proprie, decoro e dignità ad una struttura teatrale, lavorando al fondo del palco, cambiano i tendaggi, fanno realizzare un affresco a Marcello Balistrieri, giovane e quotato artista lametino. Poi tutti i lavori di ripristino del retro-palco, dei servizi igienici, con tanto di targhette.

Ma non fanno solo questo. Dario, Gianluca, Achille, Pasquale e gli altri, “vivono” il teatro, nel vero senso della parola: a qualunque ora, li si trovava all'interno della struttura, che, piano piano, grazie a loro prende calore. E poi c'è la parte artistica: perché Scenari Visibili è soprattutto una compagnia teatrale, mettono in scena “Patres”, portando in giro per i teatri d'Italia, una delle poche cose esportabili di Lamezia: il dialetto lametino. Vengono contattati persino da New York per andare a mettere in scena lì la loro opera: non andranno perché non è possibile sostenere i costi della trasferta. Insomma, al teatro Umberto si concretizza un esperimento di gestione ed espressione artistica. Nulla di nuovo: in tutte le grandi città d'Italia accadono cose del genere. Ma che accadesse anche a Lamezia, è un piccolo orgoglio. Anche perché attorno al Pidocchietto si crea un movimento di giovani e adulti appassionati di teatro, da luogo diventa Luogo. La differenza non è poca. Fino a poco tempo fa. Il bando di affidamento triennale, infatti, scade i primi dell'anno, la vecchia amministrazione, anziché riproporre una nuova manifestazione d'interesse, va avanti di proroga in proroga. Arrivano le elezioni, cambia la gestione del Comune. La nuova amministrazione mette a bando i tre teatri lametini, tra cui anche il Pidocchietto. Non importa a questo punto sapere chi ha vinto. Però mi sia consentito un paragone: è un po' come se la gestione di un impianto sportivo venisse affidata, a seguito di regolare bando e ci mancherebbe, ad un'impresa edile. Per carità, sarà tutto efficiente e a norma, saranno assolutamente persone perbene e qualificate, ma che c'entra con lo sport? Mantenendo il giusto rispetto per chi i bandi li ha vinti, peraltro la stessa società per tutti e tre i teatri, si impongono alcune riflessioni. E' possibile, ad esempio, che venga predisposto un bando, senza tenere conto dell'esistente? Di ciò che è stato fatto? Della realtà che, col tempo, si è creata? Del fatto che, nell'affidamento della gestione di un teatro, debba costituire elemento di merito, per non dire essenziale, fare teatro, cosa in questo caso non avvenuta? Giusto, la burocrazia. Quella stessa burocrazia che, ieri con un telefonata, comunicava a Dario e agli altri che, entro oggi, bisognava restituire le chiavi della struttura. Fosse facile. Ho personalmente assistito a diversi carichi di materiale di scena e non, tutto portato a suo tempo da Scenari Visibili. Tutto di fretta, perché i ragazzi vogliono finire entro stasera, così da consegnare le chiavi domani mattina.


 

scenari_visibili

 

La frase con cui inizia questo pezzo, è stata pronunciata proprio da uno dei ragazzi di Scenari Visibili, mentre caricava il furgoncino. Ora, non voglio dare colpe a nessuno, me ne guarderei bene. Però una cosa la devo dire: si fa tanto parlare di ravvivare la città, di creare fervore culturale e creativo, da destra a sinistra, tutti, nessuno escluso. E poi arriva la burocrazia, la rigidità, il calcolo ragionieristico, a sterilizzare tutto. Peccato, questo si. Un gran peccato.


Guglielmo Mastroianni

 

spazzacamino

 

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