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Scilla la magnifica, il diamante calabrese della Costa Viola

Scilla la magnifica, il diamante calabrese della Costa Viola
di Elisa Barresi
Coordinamento editoriale: De Girolamo, Rende, Serra
Video editing: Vallone
L’antico borgo sorge letteralmente dal mare e rapisce con la sua bellezza chiunque lo visiti. Il mito del mostro marino che insieme a Cariddi vive in queste acque è solo uno dei motivi della sua millenaria fama. L’intero territorio impreziosito da un panorama mozzafiato sullo Stretto è meta di escursionisti che percorrono i suoi sentieri alla scoperta della Calabria più affascinante. Le splendide spiagge, i locali caratteristici e la pesca tradizionale del pesce spada sono altre frecce al suo arco
Considerata la piccola Venezia del Sud, incastonata tra storie e leggende, Scilla svetta tra i posti più belli d’Italia. Ormai da anni si conferma una tra le mete preferite dei turisti che scelgono la Calabria.
Basti pensare che riconoscimenti sono arrivati anche a livello internazionale. Infatti, nella lista dei 20 borghi più belli d'Italia stilata dalla Cnn c'è Chianalea di Scilla, un villaggio di pescatori in provincia di Reggio Calabria. Una terra di miti e leggende, raccontata anche da Omero nell'Odissea.
Sorgendo su di un alto sperone roccioso a picco sul mare regala tramonti mozzafiato diventanto, senza dubbi, uno dei posti più instagrammabili in Calabria.
Chianalea è ricca di colori e profumi unici, questo è il cuore pulsante della perla della Costaviola. Qui si respira l’anima di Scilla e dei suoi abitanti.
Sempre nel cuore del centro storico di Scilla c’è il quartiere San Giorgio. Al suo interno c’è la suggestiva Piazza San Rocco che ospita, con la bella chiesa dedicata al Santo e il palazzo comunale.
Le case, strette le une alle altre e separate da minuscole viuzze, sembrano sorgano direttamente dal mare azzurro, poggiando le fondamenta proprio sugli scogli.
La vera magia di questo luogo si può godere al tramonto, quando la luce comincia ad essere soffusa e si accendono le prime luci, una sensazione unica difficilmente spiegabile a parole perché, come dicono gli artisti che si sono lasciati ispirare dal fascino di questo posto «Scilla merita di essere vissuta».

Un chilometro di spiaggia sul mare più blu

Oltre al panorama mozzafiato che si gode dal borgo, i tramonti, il Castello, le viuzze del centro storico e le chiese del paese, la grande attrazione di Scilla è sicuramente il mare cristallino che la bagna, con tante spiagge affollate di locali e turisti.
La spiaggia più rinomata e frequentata di tutta Scilla è indubbiamente quella di Marina Grande, un lungo arenile di 800 metri dove è possibile trovare numerosi stabilimenti balneari. Questa lunga spiaggia è delimitata da imponenti rocce a picco nel mare, rendendo il paesaggio decisamente suggestivo.
Ma oltre a questa spiaggia particolarmente ampia, la costa nei dintorni di Scilla offre piccole spiaggette appartate e di difficile accesso, ma anche spiagge più ampie dotate di ogni comfort.
Nei pressi di Marina Grande vi è anche un’altra spiaggia, adatta soprattutto agli appassionati di immersioni subacquee, si tratta di Punta Pacì.
In questa zona i fondali sono subito alti e le acque limpidissime risultano particolarmente ricche di flora e fauna, divenendo un autentico paradiso per tutti coloro che amano fare snorkeling.
Una delle più graziose spiaggette è Cala delle Rondini, un ambiente incontaminato dove godersi il sole tra poca confusione ed una natura meravigliosa. Questa piccola caletta è di difficile accesso e ciò fa si che non molti turisti decidano di avventurarsi fino qui.
Una delle più belle spiagge di Scilla è sicuramente quella delle Sirene, frequentatissima nel periodo estivo, soprattutto da chi ama l’acqua alta ed i fondali incantevoli ricchi di vita.
Spostandosi un po’ da Scilla è possibile raggiungere la spiaggia di Favazzina, piccola e tranquilla località balneare distante solo 5 chilometri dalla più rinomata Scilla. La sabbia fine ed il mare basso rendono questa spiaggia il luogo ideale dove trascorrere le vacanze al mare con i bambini. Ed è qui che si può gustare una delle migliori granite della zona.

Scilla calamita per i turisti

E a dare ragione alla scelta di inserire Scilla tra i luoghi della Calabria da visitare sono i numeri. Un turismo in costante crescita. Sono sempre di più, e soprattutto stranieri, i turisti che già a partire da aprile scelgono questo posto benedetto non solo per la posizione ma anche per un clima che consente di avviare le attività ricettive e turistiche già in primavera anticipando il boom di presenze estive.
Commercianti e ristoratori, con l’incubo del Covid ormai totalmente lasciato alle spalle, sono pronti ormai da settimane ad aprire una stagione che promette di raggiungere grandi numeri. Con le mareggiate ormai come ricordo e le allerte meteo sempre meno frequenti, la primavera ha aperto un lungo periodo che rimetterà in moto l’economia di Scilla e non solo.

Da sempre il Castello, la spiaggia e il mare cristallino diventano attrazione per una realtà che, nonostante i disastri amministrativi, un comune commissariato e tante disavventure giudiziarie, riesce puntualmente a rialzarsi e ad offrire un’offerta turistica degna delle migliori località turistiche d’Italia. Tra buon cibo, piattaforme per cenare direttamente sul mare e una vista mozzafiato, Scilla si conferma la scelta preferita e già da maggio le prenotazioni sono numerose.
La spiaggia libera, invece, come sempre sarà invasa da tanti ragazzi e adolescenti che, complice la stazione ferroviaria a due passi dal mare, arriveranno da tutta la provincia per trascorrere giornate di sole tra relax e divertimento.
A dare uno slancio inaspettato, efficace e soprattutto gratuito, è stato Jovanotti. Esattamente un anno fa le riprese di “Alla salute”, il videoclip del singolo di Lorenzo Jovanotti, giunto ieri in Calabria insieme a tutto il suo gruppo di lavoro hanno dato a Scilla una vetrina nazionale esplosiva. L’artista, si è goduto l’alba dalla finestra dell’albergo nel centro storico di Chianalea. «La Calabria è una terra meravigliosa – ha dichiarato prima di salire in barca per girare il video – ci torno sempre molto volentieri. E’ una terra che meriterebbe molto di più e che in pochi conoscono e apprezzano, ricca di natura incontaminata». 

La leggenda di Scilla e Cariddi

Passano i secoli ma la leggenda di Scilla e Cariddi non smette di stuzzicare la fantasia degli appassionati di mitologia antica. Una storia costellata di passione, amori non corrisposti, sete di vendetta e un finale drammatico. Le gesta mitologiche delle creature che abitano lo Stretto Reggio-Messina si intrecciano a causa del triste epilogo che le unisce e le rende celebri.
Scilla, ninfa dalla bellezza sconvolgente, viene trasformata dalla maga Circe in un orrendo mostro ed infesta le acque dello Stretto insieme a Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus, capace di ingoiare e rigettare l’acqua del mare causando mortali vortici.
La leggenda narra che vicino agli scogli di Zancle, Scilla incontrò Glauco, pescatore trasformato in una divinità marina per aver mangiato l’erba che ridava vita ai suoi pesci e poi istruito all’arte della profezia da Oceano e Teti. La ninfa, terrorizzata dall’essere per metà umano e per metà pesce, scappò via, nonostante i tentativi di Glauco di spiegarle la sua vicenda.
In preda alla disperazione, Glauco si rivolse alla maga Circe, dea figlia di Elio e della ninfa Perseide, famosa per i suoi incantesimi in grado di cambiare le sembianze degli uomini. Egli desiderava un bell’aspetto per attrarre l’amata Scilla a sé. Ma l’unico risultato che Glauco ottenne fu quello di scatenare la gelosia della maga che tentò di sedurre l’uomo-pesce. Rifiutata da Glauco, Circe scatenò la sua furia su Scilla trasformandola in un feroce mostro munito di sei teste di cane latranti.
Secondo la leggenda, in preda alla disperazione Scilla si rifugiò in una grotta sotto la Rocca dove sorge il Castello e che esiste ancora oggi. In prossimità di alcuni scogli, a pochi chilometri da Cariddi che abita la sponda Sicula. Prima di essere un mostro, Cariddi era una naiade, figlia di Poseidone e Gea, dedita alle rapine e famosa per la sua voracità. Un giorno rubò a Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò alcuni. Così Zeus la fulminò, gettandola poi in mare, dove mutò in un gigantesco mostro marino spaventoso. Cariddi divenne così la creatura più temuta, infestando le acque della sponda messinese con la sua furia.

A spasso nel mito: i sentieri di Scilla che conducono in paradiso

E Scilla non è solo mare. Le associazioni del territorio sono andate alla scoperta di sentieri nascosti riportando alla luce percorsi che mostrano Scilla in tutta la sua bellezza. In particolare Giovanni Luca Bellantoni e Andrea Giunta (di Magna Graecia Outdoor) e Carmine Pirrotta (SudTrek) hanno realizzato uno studio su questo immenso lavoro.
L'Associazione “Magna Graecia Outdoor” è attiva da diversi anni nel campo escursionistico e naturalistico, svolgendo attività di promozione territoriale con particolare riguardo ai sentieri e ai vari percorsi storici delle località calabresi.
Nel 2020 l'Associazione decise di valorizzare il territorio scillese intraprendendo l'impresa di studiare, rilevare e sistemare gli antichi tracciati in modo da renderli di nuovo fruibili. Dopo tanti sforzi vede concretizzarsi il sogno, inaugurando il 30 maggio 2021 il Sentiero dell'Aquila primo dei sentieri del progetto Sentieri del Mito.
Scilla era dotata nel passato di numerosi e importanti percorsi che la collegavano sia alle frazioni collinari e montane sia alle principali vie di comunicazione che all'epoca passavano lontane dal mare, come la Via Popilia, importante arteria militare di epoca romana e più tardi la Regia Strada Postale di Reggio.
I sentieri e i percorsi, ormai abbandonati, sono stati dapprima oggetto di studio al fine di rilevarne il tracciato e con vari sopralluoghi è stata valutata la possibilità di ripristino.
Nasce così il progetto “Sentieri del Mito” che ha lo scopo di rendere percorribili questi importanti sentieri che affondano le loro radici non solo in quanto luoghi fisici di collegamento ma raccontano anche il mito e la cultura di cui Scilla è intimamente permeata e l'antico stile di vita totalmente diverso da quello attuale.
Il Sentiero dell'Aquila è il primo che è stato ripulito e segnalato. Partendo da Piazza San Rocco si inerpica verso la vetta di Puntone Cucullo per poi passare da Scrisi, Villaggio del Pino, Piano Aquile, Monte Iudice e infine tornando a Scilla per un percorso totale di circa 20 km. Il Sentiero dell’Aquila, è un percorso ad anello che ha come fulcro piazza S. Rocco, centro di aggregazione dei cittadini e splendido affaccio sullo Stretto. Prevede il passaggio in siti Sic (Sito di Interesse Comunitario) con magnifici querceti nei quali si trovano diversi esemplari di Quercus suber (quercia da sughero), una misteriosa fortezza ormai scomparsa e la costante presenza di un panorama mozzafiato sulle isole Eolie fino a capo Vaticano e, nelle giornate più limpide, persino fino alla catena dell’Orsomarso. 
Il percorso si sviluppa toccando diversi punti di interesse: puntone Cucullo, monte Scrisi, piano Aquile, Serro Indice, tutti luoghi che, nel periodo di migrazione dell’avifauna, diventano privilegiati luoghi di osservazione.
Il nome del sentiero ha un significato preciso, perché oltre ad intersecare le rotte di uccelli migratori, questa tratta permette di ammirare dall’alto Scilla, che ha proprio la forma di un'aquila: la rocca del castello e il porto rappresentano testa e becco, Marina grande e Chianalea sono le ali e il quartiere centrale, San Giorgio, il corpo. Vi è poi la leggenda degli aquilotti che corrobora con la mitologia lo stato di fatto. Si narra, infatti, che un giorno un gruppo di aquilotti in volo bloccò la visuale di Giove, che era intento ad osservare una ninfa per cui nutriva una certa simpatia. Giove, il quale non accettò l’affronto, scagliò contro lo stormo di aquilotti i suoi fulmini, che prima li trasformarono in cagne e poi vennero gettati in mare. La mamma dei piccoli tornò al suo nido ma lo trovò vuoto, e in preda alla disperazione chiese alla divinità di farla morire o di permettergli andare alla ricerca dei suoi piccoli. 
Giove fu mosso a commozione nel vedere il dolore della mamma aquila e le permise di lasciare l’Olimpo per andare alla ricerca dei suoi aquilotti. Quando l’aquila vide i suoi piccoli sul fondo del mare capì che era stata opera di Giove, e cominciò a disprezzarlo. Il capo degli dei non tollerò questo atteggiamento da parte dell’aquila e colpì anche lei con i suoi fulmini, che le ruppero un’ala e le squartarono il ventre. Mamma aquila cadde in mezzo ai suoi piccoli, e quando la sua testa toccò terra diventò pietra, (la rocca su cui oggi si trova il castello Ruffo di Scilla) e gli aquilotti divennero degli scogli. Anche la toponomastica ci viene in aiuto, infatti un altipiano attraversato dal sentiero si chiama proprio “Aquile” dando il nome alla relativa contrada. È un sentiero storico che offre una visione completa dall'alto di Scilla, inoltre è stato pensato per essere la spina dorsale sia della rete dei sentieri scillesi, che punto di raccordo fondamentale con la già citata Via Popilia e Regia Strada Postale, che permetterebbe un collegamento esteso non solo con i comuni limitrofi, ma con l'Italia intera. 

Il secondo sentiero attivato, è stato chiamato Catalimita ed è un sentiero di decisa pendenza che partendo da Scilla si innesta sul sentiero Aquila all'altezza di monte Scrisi a circa 600 mt di quota. Il sentiero è spesso utilizzato come rientro veloce dal Sentiero Aquila per abbreviare i tempi di percorrenza. Il nome è stato scelto utilizzando il toponimo di una contrada che si trova più o meno a metà percorso. 
Il sentiero attraversa boschetti di castagno, vigneti e una zona ricca di vecchi pozzi di captazione delle acque potabili, molti dei quali ancora funzionanti, che raccoglievano l'acqua ed erano collegati ad una conduttura principale che forniva Scilla e formavano così un rudimentale acquedotto. Attraversa in 4 punti la SP 15 Scilla-Melia, offrendo varie opportunità logistiche e di assistenza.
Il sentiero Livorno (o Le Urne) è molto breve e si dipana tra due contesti urbani, il quartiere alto di Scilla, S. Giorgio, e la spiaggia di Marina Grande. È costituito da una antica scalinata di pietra che scende serpeggiando e raggiunge il greto del Torrente Livorno, poi da qui si segue il corso d'acqua fino a sboccare in spiaggia.
Il nome “Livorno” è stato erroneamente attribuito dal cartografo del tempo, molto probabilmente traducendo il termine dialettale “LiUrni” che era usato dalla popolazione per indicare “Le Urne” ovvero grandi vasche d'acqua che erano dislocate lungo il corso del torrente che servivano per la lavorazione della ginestra e del salice per la fabbricazione artigianale di vari accessori in vimini (virghedda), industria particolarmente fiorente al quel tempo per la costruzione di molteplici accessori (ceste, damigiane, vassoi, etc ). Da una ricerca documentale risulta infatti che l'originale toponimo “Urne” che era attribuito sia al torrente che alla valle relativa. È dotato di una antica fontana di acqua potabile ( 'u Canaleddu) con vasca in pietra. Dopo il recupero, è principalmente utilizzato come via veloce pedonale di collegamento fra la marina e il quartiere alto del paese.

L'antico duello del mare: la pesca del pesce spada

Ed è tornando nel blu di Scilla che si racconta l’altra parte della storia. Quella fatta di tradizioni. Una in particolare ha segnato e identifica ancora oggi questo meraviglioso posto ricco di cultura e peculiarità da scoprire. Ci riferiamo alla cattura del pesce spada. Scilla con il suo porto è senza dubbio il luogo ideale per scoprire come la piccola comunità di pescatori ha dato vita a una pesca, la cattura del pesce spada, diventata leggenda. Con le classiche imbarcazioni, le passerelle, si mette in scena un’arte che si trasmette di padre in figlio, da generazioni. La pesca accomuna diverse comunità costiere della Calabria e soprattutto gli uomini “dello Stretto”. I metodi con il tempo sono stati affinati ma rimangono il distinto ruolo dei membri dell’equipaggio, la fatica nel portare avanti un antico mestiere, la lotta tra l’uomo e il mare. Scilla, in provincia di Reggio Calabria, è fulcro di questa pratica remota e suggestiva.
Sull’imbarcazione, ciascun componente – dal più anziano al più giovane - ha compiti precisi e diversificati. Da un’alta torretta, gli avvistatori rilevano la presenza del pesce spada nelle acque profonde che separano la Calabria della Sicilia. Una volta indirizzato l’equipaggio verso un punto preciso, il lanciatore corre lungo una lunga passerella e arpiona con precisione chirurgica l’esemplare. Quindi la relativa cattura e il ritorno dell’imbarcazione in porto.
Ma la tradizione a Scilla è diventata innovazione con l’avvio dell’ittiturismo. Diversi pescatori, infatti, hanno ripensato il tradizionale modo di pescare in ‘un’ottica che affascina il turista e lo fa entrare in pieno il quel clima che solo un villaggio di pescatori può offrire.
Più che una scommessa, una prima vera realtà creata nel borgo di Chianalea. Associato al pescaturismo rappresenta un ponte tra turisti e pescatori in un mare di opportunità. Grazie al supporto dell'azione promozionale del Flag dello Stretto, è esempio concreto per gli imprenditori della pesca della Costa Viola e modello di integrazione e sviluppo da esportare quale progetto pilota nel resto del territorio costiero regionale. I turisti potranno pescare insieme all’equipaggio per poi tornare al porto e, nelle palafitte con i tradizionali ristorantini affacciati sul mare, potranno degustare tutto il pescato del giorno. Un’esperienza che affascina e con le sue mille sfaccettature.
Non a caso l’aspetto culinario offerto da questo borgo non è da sottovalutare. A diventare “tipico” ed esportato ormai in diverse parti dell’intero paese, è proprio il panino con il pescespada. Alcune fonti storiche testimoniano la pesca del pesce spada nello Stretto di Messina già tra il XVII e il XV secolo a.C. La principale attività di Chianalea, soprannominata anche la Piccola Venezia del Sud, è appunto la pesca del pesce spade, che veniva effettuata un tempo con le spatare, o feluche, oggi con le caratteristiche passerelle. Andiamo a scoprire la ricetta del panino col pesce spada.
Ingredienti:
- un trancio di pesce spada
- qualche foglia di prezzemolo
- olio extra vergine d’oliva
- qualche foglia di menta
- sale q.b.
- pepe q.b.
- limone
- qualche spicchio d’aglio
- pomodoro
- olive

Il castello Ruffo

Arte in tutte le sue forme, questa è Scilla. E dall’arte culinaria si passa, nel corso di una piacevole passeggiata, alla scoperta di luoghi affascinanti come il Castello che imponente sorveglia l’intero borgo. Originariamente questa costruzione fu voluta per scopi difensivi, finché nel 1532 il conte Paolo Ruffo non decise di trasformare questo austero castello in una residenza. Oggi il castello ospita convegni, mostre e conferenze, inoltre permette di godere di un panorama meraviglioso, facendo spaziare lo sguardo fino alle coste siciliane e alle Isole Eolie.
Il Castello Ruffo di Scilla è un'antica fortificazione situata sul Promontorio Scillèo, proteso sullo Stretto di Messina (già Stretto di Scilla). Il Castello costituisce il genius loci della cittadina di Scilla, circa 20 km a nord di Reggio Calabria, e sicuramente uno degli elementi più caratteristici e tipici del paesaggio dello Stretto e del circondario reggino. Il Castello di Scilla si erge sul promontorio che divide le due spiagge di Marina Grande e di Chianalea. L'edificio presenta una pianta irregolare con parti databili a diverse epoche ma che nel complesso conservano tutt'oggi la configurazione abbastanza omogenea di una fortezza dotata di cortine, torrioni e feritoie. L'ingresso è preceduto dal ponte che conduce all'edificio il cui ambiente principale è caratterizzato dal portale di pietra costruito con arco a sesto acuto, sui cui campeggiano lo stemma nobiliare dei Ruffo e la lapide che celebra il restauro del castello eseguito nel XVI secolo. Superato l'androne a volta ribassata si apre un cortile, e da qui, percorrendo il grande scalone, si giunge all'ingresso della residenza. Questa è dotata di ampi saloni, essendo stata di proprietà di una delle più ricche e importanti casate del Regno di Napoli.