LONG FORM

Sport in Calabria all’ultimo... stadio

Sport in Calabria all’ultimo... stadio
di Cristofaro, Guida, Occhiuto, Spina
Coordinamento editoriale: De Girolamo, Rende, Serra
Video editing: Vallone

Viaggio tra le infrastrutture sportive della regione. Da Catanzaro dove è lotta contro il tempo per adeguare il Ceravolo alla Serie B, a Cosenza dove si cerca di rattoppare il Marulla in attesa che la Regione stanzi i fondi richiesti, passando per Reggio, che vanta uno dei palazzetti più grandi d’Italia ma meno utilizzati, e Crotone e Vibo Valentia dove non mancano le criticità

La Calabria è teatro di una triste realtà per quanto riguarda le infrastrutture sportive, che in molti comuni risultano essere incomplete o in uno stato di abbandono, che crea disagi alle tante società e associazioni sportive dilettantistiche presenti sul territorio, alle squadre professionistiche, ma soprattutto, ai cittadini che in alcuni casi vedono i loro sogni sportivi sfumare a causa della mancanza di adeguate strutture.
Le società sportive dilettantistiche calabresi sono la linfa vitale del territorio, ma spesso lottano per sopravvivere a causa delle condizioni precarie delle strutture in cui operano. Campi da calcio fatiscenti con terreni sconnessi, palestre obsolete, piste di atletica impraticabili: tutto ciò rende estremamente complicato svolgere allenamenti e competizioni di alto livello. Le limitate risorse finanziarie disponibili per queste associazioni impediscono di realizzare interventi di ristrutturazione o di costruire nuove strutture.
Ma nella nostra regione anche le squadre di calcio professionistiche che competono nelle Serie B e C non sono immuni da questo problema. La mancanza di infrastrutture moderne e all'altezza delle competizioni che devono affrontare rappresenta un ostacolo significativo che può anche influire sui risultati sportivi desiderati. Ma se il calcio non ride, gli altri sport in Calabria piangono. Dalla pallavolo al basket, passando per il tennis e la danza. La mancanza di strutture adeguate alla pratica di tali discipline ne limita altamente anche la diffusione. 

L'impatto sulla popolazione e i giovani talenti

Una situazione che ha un impatto devastante sulla popolazione, in particolare sui giovani. I bambini e gli adolescenti che amano lo sport e hanno talento si trovano a dover affrontare un difficile dilemma: abbandonare i propri sogni e passioni o trasferirsi altrove per cercare opportunità migliori? Sempre che se lo possano permettere, ovviamente. Da qui, la fuga di talenti dalla Calabria e un impoverimento del tessuto sociale e sportivo calabrese.
Una realtà determinata da una combinazione di fattori. Tra questi, la penuria di investimenti pubblici, la mancata programmazione e, spesso, la scarsa attenzione verso lo sport come strumento di sviluppo sociale ed economico del territorio. Questo mix di problemi ha creato un circolo vizioso che si autoalimenta e rende difficile invertire la rotta. In un contesto così compromesso e diffuso, esistono esempi eclatanti che aiutano a inquadrare meglio la situazione.

Catanzaro, dalla gioia per la Serie B al “problema Ceravolo” 

Catanzaro è stata al centro delle cronache sportive nazionali per la promozione in Serie B. La squadra dei record, la squadra che ha fatto riavvicinare città, provincia e non solo al calcio. Tifosi di ogni fascia d’età, dai giovanissimi ai più anziani, si sono recati allo stadio per sostenere il bomber Iemmello e i suoi compagni. E dopo la promozione avvenuta con la Gelbison in trasferta a Salerno, hanno colorato di giallorosso il capoluogo di regione dove per oltre un mese non si è fatto altro che festeggiare.
Ma conclusi i festeggiamenti si è dovuto fare i conti con la realtà, quella riguardante lo stadio Nicola Ceravolo. 
Il suo utilizzo risale ai primi decenni del Novecento, quando, in concomitanza con l'inizio del primo conflitto mondiale, viene adibito a campo di concentramento per prigionieri di guerra. La fine del conflitto bellico segna anche un diverso utilizzo dell'impianto, che conosciuto col nome di "Piazza d'Armi", viene destinato all'addestramento delle truppe di stanza a Catanzaro. Proprio per questi motivi il nome attribuitogli negli anni successivi è quello di “Stadio Militare”. Diverse le operazioni di restyling nel corso degli anni. Passando dal 1989, quando lo stadio viene dedicato al dirigente sportivo Nicola Ceravolo, in riconoscimento di cinquant'anni di fervida ed appassionata attività spesa per lo sport e per Catanzaro. Uno degli interventi che fece più discutere fu quello relativo alla “Palazzina”, costruita dietro il settore distinti. Una struttura di cemento armato di quattro piani che ha avuto l’ok il 22 agosto 2017, costata circa 5 milioni di euro.
Attualmente il Ceravolo conta 14.650 posti a sedere divisi in tribuna coperta, le due curve - quella ovest denominata Massimo Capraro, occupata dai tifosi casalinghi -, il settore distinti e la “palazzina” appunto che al suo interno ha la tribuna stampa, gli sky box e l’area ospitality. 
Come detto, con la promozione in Serie B, si è dovuto intervenire ulteriormente per rendere l’impianto sportivo a norma. Tre milioni di euro stanziati dalla Regione Calabria suddivisi in diversi lotti. I lavori sono ancora in corso e il principale intervento riguarda il rifacimento del manto erboso. Poi gli altri, quali l’impianto di illuminazione, l’adeguamento di strutture e spazi per esigenze televisive e funzionali, al fine di garantire il rispetto delle norme di sicurezza e ottenere l’agibilità di tutti i settori con l’implementazione dei servizi igienici, la creazione di posti a sedere in tribuna coperta per le autorità, un’area ospitalità esclusiva ed un’area parcheggio alle spalle della stessa e dei distinti. Poi la realizzazione della sala Var e la copertura delle postazioni della tribuna stampa. Ad inizio estate si temeva che i lavori non potessero terminare in tempo per l’inizio del campionato, anche se il sindaco Nicola Fiorita ai nostri microfoni era stato ottimista in merito, ma, con l’ormai probabilissimo rinvio della partenza del campionato cadetto, sembra si possa rientrare nei tempi.
Il bello del Ceravolo è proprio il fatto che si trova in città: ha sempre il suo fascino vedere migliaia di persone che si dirigono allo stadio a piedi con indosso i colori giallorossi. Ma ciò causa diversi problemi alla viabilità, soprattutto per la saturazione dei parcheggi utilizzati anche dal vicinissimo ospedale Pugliese Ciaccio. Lo scorso anno il Comune ha provato a risolvere la situazione attivando un servizio navette da via Daniele permettendo di raggiungere lo stadio dopo aver parcheggiato la propria auto all’interno del parcheggio Musofalo. Ma chi ha seguito costantemente le partite del Catanzaro, sa bene che il servizio è stato utilizzato pochissimo. Insomma, la squadra che ha deliziato gli appassionati di calcio lo scorso anno, forse, meriterebbe qualcosina in più.
La Regione ha stanziato in totale 9 milioni di euro, di cui 3 già utilizzati. Con i restanti 6, e magari con altre risorse provenienti dalle sponsorizzazioni, si potrebbe creare da zero un nuovo impianto. Magari a Germaneto, dove c’è tanto spazio, già ci sono l’università e la cittadella regionale. Un'ipotesi che sicuramente risolverebbe gran parte delle problematiche esistenti.

Il San Vito Marulla a Cosenza e quella incancellabile figuraccia 

Il San Vito - Marulla di Cosenza è un'altra tappa obbligata del nostro viaggio tra gli impianti sportivi calabresi incompleti, obsoleti e in alcuni casi da rifare.
Lo stadio della città bruzia è stato protagonista di una vera e propria “figuraccia” l’1 settembre del 2018, in quello che doveva essere un pomeriggio di festa per il ritorno dei lupi in serie B e che si è invece trasformato in una beffa clamorosa. Nell’occasione Cosenza-Verona, prima partita di campionato, non si giocò per impraticabilità di campo. I circa 10mila tifosi rossoblù accorsi allo stadio dovettero fare dietrofront in un clima a dir poco irreale, mentre la giustizia sportiva decretò l’inevitabile sconfitta a tavolino del Cosenza (0-3), accompagnata da una multa di tremila euro per la società che da quanto emerse dalla sentenza del Giudice sportivo era a conoscenza della situazione. E pensare che, alla vigilia della partita, l’allora sindaco della città bruzia, Mario Occhiuto, aveva definito il manto erboso del San Vito «il migliore della Serie B»
Ma in quell’occasione a passare alla ribalta nazionale non fu solo il terreno di gioco ma anche le panchine. Ebbene sì. Al posto delle tradizionali poltroncine, furono invece piazzate (momentaneamente) delle sedie in plastica di colore rosso. Incredibile ma vero. Dopo quei due colossali scivoloni il terreno del Marulla migliorò di partita dopo partita, fino a diventare un vero e proprio “biliardo”. Tornando alle famose sedie rosse: ben presto diedero spazio alle poltroncine. Mentre in termini di “investimenti” i seggiolini del Marulla rappresentano tuttora un vanto per la società guidata da Eugenio Guarascio. Fu lo stesso numero uno del sodalizio bruzio a confermarlo il 7 febbraio 2022 ai microfoni di LaC Tv: «Investimenti? – disse Guarascio - Per fare la B il Cosenza calcio ha dovuto acquistare tutti i seggiolini per lo stadio. Ci stiamo coccolando il San Vito - Marulla, abbiamo una trattativa con il Real Cosenza per le strutture. Abbiamo solo un campo di allenamento e loro ci hanno messo a disposizione le strutture. Stiamo lavorando per un’intesa globale che vada oltre la semplice collaborazione».
Durante le ultime stagioni sportive si è poi presentata la questione relativa alla tribuna B dello stadio. Nel settembre del 2021, infatti, gli organi di vigilanza emisero il divieto di accesso nella parte coperta della tribuna Rao. Le chiazze di umidità ben visibili spinsero il Gos a sbarrare i cancelli e a non riaprirli neppure in occasione dello spareggio salvezza con il Vicenza. In occasione dell’esordio casalingo con il Modena, del campionato 2022-2023, fu autorizzata la vendita dei biglietti per i gradoni inferiori della Tribuna B, cosa che si era ripetuta anche per Cosenza-Bari. Quei tagliandi, però, sono stati ritirati dal mercato per una duplice motivazione: il feedback negativo dei sostenitori a cui viene imposto il seggiolino da cui assistere al match e il cattivo colpo d’occhio. Le piattaforme licenziatarie dei diritti della Serie B hanno infatti spiegato al Cosenza Calcio che avere a favore di telecamere un’intera tribuna chiusa, oltretutto con reti di protezione (verdi) ben visibili, non è il massimo della vita. Nel frattempo i lavori che interessano la Tribuna B si sono fermati poiché Palazzo dei Bruzi non dispone dei fondi necessari a completare l’intervento di manutenzione che si aggirano attorno a 500-600 mila euro
Ma la soluzione potrebbe arrivare dalla Regione così come affermato anche dal sindaco Franz Caruso qualche giorno dopo la salvezza ottenuta dai lupi nel play out contro il Brescia lo scorso 1 giugno. «Mi sto battendo per avere a Cosenza uno stadio degno di questo nome, più bello e moderno – scrisse Caruso -. Un obiettivo a cui oggi possiamo tendere perché il Governatore della Calabria Roberto Occhiuto, a seguito delle mie richieste, ha garantito che, per come ha fatto con il Ceravolo, stanzierà adeguate risorse finanziarie rinvenienti dai fondi FSC per sistemare la Tribuna B e riqualificare complessivamente il San Vito-Marulla». I tifosi rossoblù restano in attesa.
Nella provincia di Cosenza mentre Rende conquista il riconoscimento di “Città europea dello sport 2023”, lo stadio “Lorenzon” è rimato off-limits ai tifosi in occasione delle partite casalinghe della formazione biancorossa che milita nel torneo di Eccellenza. Paradosso?

I palazzetti dello sport abbandonati o mai completati

Tra le strutture simbolo dell’abbandono c’è il palazzetto dello sport di Bisignano, nel cosentino. All’interno della struttura della città di Sant’Umile le telecamere di LaC Tv sono entrate lo scorso mese di maggio e lo spettacolo è stato certamente pessimo. Nel palazzetto di Bisignano regna il degrado. La struttura sportiva costruita negli anni '90 non è mai entrata in funzione perché dichiarata non agibile. Attualmente l’amministrazione comunale, guidata da Francesco Fucile, confida in un finanziamento dello Stato pari a 700mila euro per rendere finalmente fruibile il Palazzetto dello Sport.
A pochi chilometri da Bisignano un altro Palazzetto rischia di trasformarsi da opportunità di sviluppo per il territorio a cattedrale nel deserto. Stiamo parlando del Palasport di Acri. Una struttura imponente che potrebbe ospitare, nei suoi oltre 10mila metri quadrati di superficie, tremila persone.
Costato 4 milioni e 200mila euro il Palazzetto dello Sport di Acri è stato inaugurato (in piena pandemia), nel gennaio del 2021, dopo circa 16 anni di lavori. Da allora, però, oltre alla cerimonia del taglio del nastro nessun evento o manifestazione sportiva è stata più svolta. Il regolamento di gestione della struttura c’è ma manca appunto chi gestisce il Palasport che risulta essere troppo oneroso, in termini di costi, per il Comune. 
Nel frattempo la struttura è preda dell’incuria e anche di qualche vandalo che nei mesi scorsi ha arrecato dei danni alle porte d’ingresso. In questo contesto la squadra di calcio a 5 di Acri, che milita nel campionato di Serie B, è costretta ad emigrare sui parquet di Cosenza e Rende

Lo stadio Oreste Granillo di Reggio Calabria

Forse, in Calabria, l’impianto calcistico messo meglio, come certificato dal ritorno dell’Italia Under 21 qualche mese fa. Lo stadio Granillo è quello che, negli ultimi anni, si è rifatto più spesso il look: la sostituzione del tabellone luminoso nel 2019, la seggiolatura nuova di zecca del 2020, i lavori di pulizia alle vetrate nel 2021. Certo, le criticità perdurano, ma il Comune si sta muovendo per cercare di migliorarlo quanto più possibile: proprio in settimana, infatti, sono stati consegnati i lavori per l’adeguamento dell’impianto di illuminazione. Dureranno cinque mesi e, al termine, l’impianto di viale Galilei sarà dotato di proiettori a LED ad alta efficienza, con driver che ne permetteranno la modulazione, consentendo di realizzare scenari d’illuminazione a differenti livelli d’illuminamento e quindi di consumi energetici. Insomma, a fine 2023, il Granillo sarà dotato di luci degne del campionato di Serie A. 
Il problema, forse, cronico è quello della cura del manto erboso, specie nella stagione estiva: ma qui si entra in un terreno legato al biennio di fatiche della Reggina in ambito societario. In ogni caso, però, ciò che va rimarcato è che lo stadio comunque avrebbe delle potenzialità ancora inespresse: la possibilità di togliere le barriere, come a Crotone e Catanzaro, sono state più volte discusse ma mai affrontate concretamente, così come la possibilità che si realizzino al Granillo attività commerciali per le quali gli spazi ci sarebbero anche.
E, infine, nell’estate in cui da San Siro al Franco Scoglio di Messina i concerti richiamano folle simili all’epoca pre-covid, si ritorna su un punto: perché non spalancare, in tal senso, anche le porte del Granillo, possibile alter-ego estivo del PalaCalafiore come sede di importanti spettacoli artistici?

Il Palacalafiore

Più delicata la questione legata proprio al maxi impianto di Pentimele. Il Palasport più grande del Sud Italia, settimo in Italia dietro quelli di Bologna, Torino, Assago (Milano) Roma e Pesaro. Uno spreco, ci sentiamo di dirlo senza tante remore. Con una Viola che, negli ultimi anni, ha visto solo in fotografia i fasti della Serie A e un volley che non si è mai ripreso dal fallimento della Medinex nei primi anni duemila, l’impianto progettato da Francesco Calafiore è ormai sproporzionato e con una grande necessità di lavori che ne ripristinino la versione migliore.

Quello che potrebbe essere benissimo un fiore all’occhiello (e potenzialmente un punto d’attrazione per gli investitori) si sta accartocciando sotto il peso di un disinteresse latente, che rischia di far disperdere a un’intera regione una struttura polivalente e con pochi eguali in Italia. 
Fra le strutture reggine da menzionare, infine, vi è il campo sportivo di Ravagnese. Nei mesi, infatti, l’impianto - utilizzato in passato dall’Hinterreggio ai tempi della Serie D - è stato riqualificato dopo anni di incuria dalla Rti “Sport per tutti”. La stessa, dopo aver ripristinato il verde sul campo da calcio, ha ridato vita alla struttura, dando vita a iniziative sociali, culturali e ludiche, beneficiando di una concessione comunale di sei anni (fino al 2028), con possibile proroga fino al 2031.

Il perenne “rischio sfratto” dello stadio Ezio Scida

Fino a prima della pandemia si parlava di Crotone città dello sport. Il punto più alto si registrò a settembre 2019, con la chiusura della tre giorni di sport e cultura che vide già dalla cerimonia d’apertura del Trofeo Coni Kinder + Sport 2019 nello stadio Ezio Scida, migliaia di giovani arrivare nella città di Pitagora e occupare i palazzetti che ospitavano le gare (PalaKrò e PalaMilone, la piscina comunale, il settore B e tantissime altre strutture anche provinciali).

Lo stadio comunale è una struttura sub iudice, nel senso che è a rischio sfratto a causa del sito archeologico presente sotto le tribune, qualora la Sovrintendenza dovesse presentare un progetto di scavi per far riaffiorare questa parte della antica Kroton.
Con riguardo alle altre infrastrutture cittadine, nel 2019 arrivò l’inchiesta per l’assegnazione e la gestione della piscina che costrinse l’allora sindaco Ugo Pugliese a dimettersi dopo essere stato confinato fuori città, aprendo all’approdo del commissario prefettizio Costantino che avviò un contenzioso (ancora aperto) con il Consorzio che gestiva il PalaMilone, oltre a determinare la chiusura di Settore B a Tufolo (dove c’era un campo da calcio e una pista d’atletica), lo stesso PalaKrò dove pioveva dentro da anni, e mai riaprire la piscina.

A fronte del contenzioso che si aprì con il Consorzio Momenti di Gloria che invece gestiva il PalaMilone, la Costantino fu pure ospite a Roma di Coni Servizi che le contestò come lo stadio Ezio Scida godesse di una corsia preferenziale nella stesura del nuovo regolamento da lei redatto (ancora in vigore) che regolamenta nuovamente l’assegnazione degli impianti sportivi di proprietà comunale, cioè la quasi totalità.
Un regolamento che di fatto non ha più tenuto conto del valore sociale ed economico dello sport e che, essendo stato sposato dall’attuale assessore allo Sport Luca Bossi, ha iniziato a gestire il corposo patrimonio comunale utilizzando solo ed esclusivamente procedure ad evidenza pubblica estremamente onerose per assegnare la gestione di queste strutture.

La piscina da poco più di un anno è stata assegnata alla Kroton Nuoto ed alla Rari Nantes che ha recentemente riconquistato la promozione in Serie A2 di pallanuoto.
Completamente diversa è la storia dell’affidamento nel settembre 2021 del Palakrò, in via Gioacchino, affidato all'ASD Pallavolo Crotone (come mandataria) ed all’ASD Pallamano Crotone (come mandante). Diversa perché tariffe e condizioni hanno reso “normale” un quadro di inaccessibilità al subaffitto da parte di altre discipline che non sono in grado di fare economie di scala che possano permettere loro di non chiedere iscrizioni improponibili ai propri tesserati, certo anche a causa del caro energetico ma, soprattutto, perché il PalaMilone è ancora chiuso e comunque perché non sono previste corsie preferenziali per criteri di reddito e nemmeno per portatori di diversa abilità.
Sostanzialmente è la stessa condizione dell’ancora bloccato bando sul “settore B” anche se l’assessore Luca Bossi ci tiene a specificare che «verrà rifatta completamente la pista di atletica con tanto di omologazione Fidal, così come lo stesso campo di calcio a 11, così come verrà rifatto lo storico ed adiacente campo di Tufolo con i fondi del Pnrr, affinché discipline da sempre bistrattate, come ginnastica artistica e arti marziali, possano trovare casa e prospettive; è vero che parliamo di situazione in divenire ma le gare sono state già aggiudicate».
Ovvio che però le note dolenti non possono che passare attraverso il PalaMilone, con discipline come il basket che, dalla chiusura risalente a più di tre anni fa, non sono più riuscite a ripartire. Questi sport dovranno cercare spazi e prospettive nelle palestre delle scuole che hanno storia a parte oppure dovranno pazientemente attendere che gli altri otto impianti di quartiere previsti sempre dal piano del Pnrr vedano la luce.

Palazzetto dello Sport all’asta

La situazione delle strutture sportive è drammatica anche nel Vibonese. Nella città capoluogo di provincia, ad esempio, ha fatto discutere nei mesi scorsi la decisione del Comune di “vendere” il Palazzetto dello Sport di Viale della Pace, attualmente occupato dalla Tonno Callipo, società che, nel torneo maschile di volley ripartirà dalla Serie B, dopo che il patron Callipo ha deciso di rinunciare alla Superlega. La vendita della struttura del Palazzetto dello Sport, con la relativa area di pertinenza, è stata fissata a una cifra di 2.073.788 euro.
La piscina comunale di Vibo Valentia resta chiusa, e per aprirla serve circa un milione di euro, mentre il campo di calcia a 5 di Sacra Famiglia è off limits da anni nonostante sia stato affidato. Riaperto al pubblico invece da un mese circa quello di via S. Aloe, che dopo i lavori di ristrutturazione può vantare un bel terreno di gioco in sintetico. 

Soriano, l'eterna promessa

Qualche buona notizia arriva invece da Soriano che avrà finalmente uno stadio con un terreno in erba sintetica di ultima generazione in linea con le nuove disposizioni della Lega nazionale dilettanti. I lavori iniziati nel maggio 2022 pare possano concludersi a breve e consentire dunque alla locale formazione, che milita in Eccellenza, di disputare le partite casalinghe al “Primerano”, evitando dunque di girovagare come fatto nelle ultime due stagioni. Per il Soriano diventa fondamentale poter giocare nel proprio impianto. «Questo è un aspetto imprescindibile – ci disse lo scorso mese di maggio il direttore generale della società Mimmo Varrà – anche perché la situazione va avanti da troppo tempo e mi sembra che i lavori procedano un po’ a rilento. In tal senso vorrei sensibilizzare tutti sulla situazione legata al campo, invitando la ditta Scarpino e il direttore dei lavori ad accelerare, perché è chiaro che, senza poter contare sul nostro stadio, non si potrà programmare nulla».
Al momento i proclami e le promesse lasciano ben sperare i tifosi rossoblù. Ma in Calabria, purtroppo troppo spesso dalle parole ai fatti passa troppo tempo e in alcuni casi le promesse restano simili a quelle fatte dai marinai. Nella speranza di essere smentiti lasciamo ai posteri, dunque, l’ardua sentenza.