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Canfora a Perfidia: «Governo Meloni obbediente alla Ue e allineato in politica estera. Dov’è la novità?»

Lo storico e saggista italiano è intervenuto nell’ultima puntata della trasmissione di Antonella Grippo mettendo in evidenza le contraddizioni del centrodestra ma anche quelle del Pd: «Vive una gravissima crisi d’identità che potenzia l’azione di chi è a Palazzo Chigi»

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di C. L.
15 gennaio 2023
12:00
Luciano Canfora e Antonella Grippo durante l’ultima puntata di Perfidia
Luciano Canfora e Antonella Grippo durante l’ultima puntata di Perfidia

«La leadership si può interpretare in vari modi: ci sono i capi carismatici come Giulio Cesare, oppure i demagoghi come Mussolini o il Fuhrer. Ora il nostro governo che ha una guida insolita, arricchisce la nozione di leadership, ma io apporterei un correttivo, nessuno è solo al comando. Dietro qualunque leader c’è un gruppo, un insieme di competenze e di pressioni, quindi la dittatura della singola persona è un feticcio inesistente».

Così Luciano Canfora, filologo classico, storico e saggista italiano, ha risposto alla domanda principale della puntata d’esordio del 2023 di Perfidia, il talk politico di LaC Tv scritto e condotto da Antonella Grippo, che, oltre all’intellettuale barese, ha ospitato la scrittrice Ginevra Bompiani, Maria Tripodi (Forza Italia) sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale del governo Meloni, il giornalista de “Il Manifesto” Luigi Pandolfi e il neo consigliere regionale della Lega Pietro Molinaro. Ad imperversare in studio con la sua satira, l’ormai immancabile Enzo Filia.


Grippo approfitta della presenza dello storico per approfondire i temi che sono stati al centro della prima parte della stagione di Perfidia.
Rispetto al comportamento, al cospetto del nuovo governo, di quelli che vengono definiti intellettuali «talvolta in maniera abusiva – aggiunge Canfora - la tendenza è quella corriva di drizzare le antenne e seguire lo spirare del vento. Non mi stupisce che si stia già producendo questo effetto. Ma forse hanno sbagliato nei tempi, conveniva aspettare qualche mese per capire se ne valeva la pena».

Canfora: «Governo vincolato all’adesione all’Unione europea»

«Questo governo vive dentro un paio di vincoli ai quali non può sottrarsi. Uno è quello inerente all’adesione all’Unione europea con tutti i corollari che questo comporta sul piano fondamentale della politica economica. Appena hanno tentato di fare una variazione, e la storia è diventata buffa – aggiunge il filologo - hanno subito fatto marcia indietro perché qualcuno dagli uffici europei ha detto non vi permettete. L’altro terreno dove obbediscono disciplinatamente è la politica estera. Ergo un governo che voleva significare la propria peculiarità si è sfogato per esempio sui migranti, determinando una quasi crisi con la Francia accusata di comportamenti bizzarri. Ma anche sui migranti dovranno fare marcia indietro e a quel punto sarà una triste routine anziché una muscolare gestione».

La lotta politica – incalza Grippo - comporterebbe una pluralità di forze impegnate nello scontro dialettico. La situazione per Canfora, però, è anomala: «Il partito che in campagna elettorale si era proposto come l’antidoto a coloro che hanno vinto le elezioni, e mi riferisco al Pd, è entrato in una crisi gravissima d’identità. Politicamente catastrofica, perché potenzia la capacità di intervento di chi governa che peraltro ci minaccia di mettere mano ad una riforma della Costituzione nel momento in cui reiteratamente ci viene detto che una priorità è l’istaurazione di un regime presidenziale, che tradotto in prosa vuol dire cancellare l’ordinamento vigente e crearne un altro a colpi di maggioranza parlamentare».

Ma se comunque il destino del Pd non è del tutto già scritto, anche per i Cinquestelle – che per Canfora sono diventati quello che sono, grazie a quei due anni di Governo Monti - si può in qualche modo parlare di una necessaria svolta: «Si dichiarano né di destra né di sinistra, il che è molto allarmante, perché se non si è né di destra né di sinistra si ricalca un modo di presentare se stessi che era tipico dei movimenti di destra dei primi del novecento i quali vollero contrapporsi allo Stato liberale e al socialismo. Quindi inciterei i leader di quel movimento di cambiare decisamente autorappresentazione per non fare una impressione pessima».

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