Guglielmelli (Pd): ‘Le correnti? Non mi entusiasmano, ma in Calabria c’è una ‘iperattività’ dell’area renziana’

L’intervista di Riccardo Tripepi al Segretario Provinciale Pd Cosenza Luigi Guglielmelli
di Riccardo Tripepi
19 novembre 2015
07:20

Si era opposto con fermezza al commissariamento dei circoli cittadini della sua federazione ed era pronto a sfidare il segretario Magorno in direzione regionale. Poi il ritiro di Ferdinando Aiello ha evitato che la situazione in casa Pd precipitasse, andando nella direzione che la federazione provinciale aveva chiesto fin da subito.

 


Segretario Guglielmelli è soddisfatto di questa “soluzione concordata”, così come l’ha definita lo stesso Aiello?

 

“Intanto non so cosa si intenda per concordata. Sicuramente nessuno ha concordato niente con me. Io ho appreso a Catanzaro, durante i lavori della “Leopolda” sulla sanità che Aiello rinunciava all’incarico per altri impegni già assunti. Personalmente non sono a conoscenza di nessuna trattativa o discussione”.

 

Converrà che si tratta tuttavia di un segnale di distensione…

 

“Se ci si attiene ai fatti Aiello non sarà commissario per motivi suoi personali. Sicuramente si tratta di una circostanza che aiuta il Pd ad uscire da una situazione difficile ed ad affrontare al meglio il futuro. Naturalmente non per la persona Aiello, ma per il metodo seguito per arrivare alla sua indicazione”.

 

Invece di un commissario adesso ci saranno 18 persone in un unico organismo per preparare le elezioni. E’ la soluzione migliore?

 

“In Italia è un vizio antico quello di rispondere ai problemi con l’istituzione di una commissione. Bisogna adesso capire se l’organismo sarà in grado di diventare il luogo in cui il partito riesce a fare sintesi e a dare indirizzi politici. Ecco perché non ritengo che abbia senso parlare di maggioranze e minoranze al suo interno, così come si è fatto sulla stampa”.

 

Ma si dovrà pur votare e decidere qualcosa in questa Commissione o no?

 

“Non credo che l’organismo debba votare nulla. Si tratta di una Commissione consultiva, di un luogo di discussione e confronto in cui il segretario dovrà essere bravo a trovare l’unità. Altrimenti perderebbe di senso l’intera iniziativa. In ogni caso qualunque decisione dovrà poi essere ratificata all’interno degli organismi a ciò deputati e cioè direzione ed assemblea”.

 

C’è già la data della prima riunione?

 

“Ancora no. Il segretario Magorno sta chiedendo le varie disponibilità”.

 

Evitata la riunione della direzione rimane in piedi quella dell’assemblea regionale. Per intenderci quella che avete richiesto con 174 sottoscrizioni. Il pericolo di una conta interna esiste ancora?

 

“La direzione non si fa più dopo la rinuncia di Aiello. L’assemblea, invece, è stata convocata per discutere di sanità. Domenica scorsa si è riunito l’organismo voluta da Magorno per discutere del tema e sono stati lanciati segnali importanti: è ormai chiaro a tutti che bisogna cambiare più di qualcosa. Tra le proposte più interessanti mi pare che ci sia quella di ridiscutere il piano di rientro. Ovviamente dopo la conclusione dei lavori sarà necessario avviare un’importante fase di interlocuzione con il partito nazionale”.

 

La leadership di Magorno insomma è salva. O vede qualche cedimento alla base della sua poltrona?

 

“Non spetta a me dire se Magorno è più forte o più debole di prima. Non mi pare che poi nessuno abbia mai messo la questione all’ordine del giorno. La prossima assemblea è stata convocata per discutere di sanità e non per la sfiducia al segretario. Inoltre mi sembra che negli ultimi tempi ci sia stato un avvicinamento di posizioni tra la parti in campo specie sul tema della sanità. Il segretario ha chiesto a Roma le cose che altri stanno chiedendo da molto tempo, come la fine del commissariamento. Naturalmente è necessario che queste ultime scelte non siano strumentali, ma siano scelte di responsabilità”.

 

Sta dicendo che l’occasione sarebbe propizia per superare la divisione tra renziani e bersaniani?

 

“Le correnti non mi hanno mai entusiasmato. In Calabria credo si sia registrata una iperattività dell’area Renzi, anche quando le appartenenze venute fuori all’ultimo congresso erano da considerarsi ampiamente superate. Non mi pare poi che nella nostra Regione ci siano mai state grandi fazioni schierate contro il premier. Anzi vedo un corpo sempre più allargato che si riconosce nel governo nazionale e sostiene l’azione di Mario Oliverio”.

 

Riccardo Tripepi

 

spazzacamino

 

Giornalista
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