L'allegra gestione di Fincalabra tra buchi, sprechi e falsi /1

Sotto la presidenza Mannarino avviato un tentativo di risanamento sul quale però v’è più d’un rischio di occultamento: il 14 luglio, la Regione invia Francesco Venneri, che aveva approvato i bilanci 2012 e 2013 che hanno determinato il disastro. Perché?
di Redazione
18 luglio 2015
19:53

La Regione Calabria ha bisogno di una radicale ristrutturazione, in alcuni casi di un opera di vera e propria pulizia nei suoi assetti burocratici e dirigenziali. Non siamo tra coloro che ritengono che bisogna buttare via l’acqua sporca con tutto il bambino, intendendo per bambino la buona ed efficiente burocrazia, anzi, date le regole attuali un buon governo deve saper selezionare la burocrazia efficiente da quella parassitaria e corrotta. Si, date le regole attuali, il Presidente della Regione non può procedere ad un cambio radicale dei direttori generali, deve utilizzare quelli interni, diversamente andrebbe a raddoppiare la spesa, considerato che non può licenziare quelli interni. Negli USA quando cambiano gli assetti politici cambiano tutte le dirigenze degli assetti burocratici (il famoso spoil system), gli americani, infatti, sono convinti da sempre, che la rapidità delle scelte del vertice passa solo attraverso una rapida trasmissione gerarchica alla base della burocrazia. In Italia e, dunque, in Calabria, non esiste lo spoil system, al massimo si possono nfar ruotare i direttori generali. Dunque lasciamo perdere gli accantonamenti per motivi politici, la maggior parte degli attuali assetti della burocrazia è stata nominata dalla precedente giunta regionale di Scopelliti, allo stato, quello che sarebbe necessario fare, è valutare nel merito l’impegno dei dirigenti. Abbiamo valutato per esempio il lavoro messo in atto dall’attuale Presidente di FINCALABRA, e abbiamo dovuto prendere atto del lavoro positivo e incisivo portato avanti dall’attuale Presidente, in direzione della lotta agli sprechi. Quello che viene fuori, proprio da questo lavoro, è un’allegra gestione delle finanze e delle risorse di Fincalabria e delle sue partecipate negli anni scorsi. Sprechi, contraddizioni, buchi di bilancio, perdite clamorose, falsi equilibri finanziari. Luca Mannarino, è stato nominato dalla Giunta Regionale precedente, ma si è mosso con rigore e lealtà verso la Pubblica Amministrazione. Che si fa? Lo si sacrifica sull’altare di incomprensibili esigenze partitiche? Dalle carte che abbiamo avuto modo di visionare la situazione di FINCALABRIA è, a dir poco, inquietante.


6,7 milioni di euro di perdita ed oltre 20 milioni di euro di capitale sociale letteralmente bruciato per coprire, in estrema sintesi, quella che sta sempre più emergendo come una macroscopica mala gestione finanziaria di Fincalabra. Con duplicazione di società mai entrate in funzione, una falsa rappresentazione di importi a fronte delle commesse regionali, oltre 50 conti correnti bancari sparsi sui territori, numerose ed inutili sedi disseminate nella regione con personale distaccato solo per giustificare le spese di affitto ed inconfutabili manomissioni contabili. Un quadro grave ed allarmante che rischia di essere occultato per una strana coincidenza: chi oggi dovrebbe controllare tutto quanto emerso dalle gestioni passate coincide con chi ieri quegli stessi bilanci avrebbe dovuto controllare, approvandoli.

A portare alla luce l’incredibile voragine prodotta ed incancrenitasi negli esercizi 2012 e 2013 della società partecipata dalla Regione Calabria (socio unico) sono, adesso, i numeri impietosi ricostruiti nella relazione sulla gestione 2014 allegata al bilancio della Società.

Sono questi dati oggettivi, sui quali si è concentrata sin da subito la nuova presidenza guidata da Luca Mannarino, insediatosi nel luglio del 2014. È da quella data, infatti, che è partita un’attenta verifica sia patrimoniale che contabile dell’intera struttura della finanziaria calabrese. Un’attenta ricognizione interna, che dai primi mesi del 2015 ha subito un’ulteriore accelerata su imput politico del dipartimento guidato dall’assessore Carlo Guccione.

Della fotografia emersa e contenuta nel bilancio 2014 sono stati informati già lo scorso 18 giugno sia i due dipartimenti regionali competenti (sviluppo e bilancio) sia la presidenza della giunta regionale alla quale ogni documento è stato è puntualmente trasmesso.

Per comprendere la disastrosa situazione basta analizzare qualche dato al dettaglio

A costituire ed a rendere macroscopica la perdita d’esercizio 2014, che è pari ad euro 6.707.507, è, per l’80%, ovvero per un importo pari ad euro 5.377.801, né più né meno che la somma di componenti straordinarie, portate alla luce dall’attuale governance di Fincalabra.
Un buco milionario, sintesi di un falso equilibrio finanziario, risultato di ingenti perdite, fino ad oggi letteralmente occultate dalla costante erosione di un capitale sociale, interamente versato, di 23,7 milioni di euro, disponibile sui conti correnti della società.

È sulla gestione o, meglio, sulla mancata gestione delle commesse, sul cui monitoraggio, stato di avanzamento e risultato progressivo si sarebbe dovuto basare il normale e corretto andamento contabile di Fincalabra, che si è ingigantita la milionaria diseconomia e lo squilibrio finanziario ai quali oggi si da finalmente evidenza, collocando corposi accostamenti rischi nel bilancio. In sostanza è accaduto che il valore finale delle commesse è risultato paradossalmente maggiore dell’importo delle relative convenzioni, con scostamenti di oltre 2 milioni di euro complessivi e per i quali non è stato previsto, in passato, un accantonamento di spesa.

Siamo al bilancio 2013. Accadeva in pratica che Fincalabra non gestiva o gestiva male le commesse affidategli (diverse risultano addirittura contestate dal Dipartimento regionale, come per Microcredito e PRAE, già oggetto di rilievo da parte della Procura regionale presso la Corte dei Conti), anticipando tuttavia dal capitale sociale tutte le spese relative, per esempio, ad acquisto immobili, terreni, affitti, partecipazioni e soprattutto per oltre 170 consulenze esterne a fronte di personale inutilizzato ed una struttura organizzativa parcellizzata e inefficiente. Per essere ancora più chiari: si producevano perdite ingenti, non contabilizzate e coperte usando la liquidità del capitale sociale, fino al suo quasi totale esaurimento.


In questo calderone di diseconomie, di mancate contabilizzazioni ed in generale di deficit gestionale rientrano, tra i casi più eclatanti, le insussistenze passive, ovvero l’errato inserimento nel bilancio di Fincalabra di utili (oltre 1,2 milioni di euro) prodotti non dalla società da suoi partner (Calabriainnova), come nel caso del PISR Area Science Park; o, ancora, le anticipazioni finanziarie (per oltre un milione e trecentomila euro) effettuate da Fincalabra nei confronti della sua controllata al 100% Calabria Impresa e Territori che era però in liquidazione ed in assenza di coperture previste dalla Legge Regionale 24/2013 (in buona sostanza una società in perdurante liquidazione continuava ad essere gestita e ad amministrare normalmente, risultando destinataria di anticipazioni di crediti di fatto inesigibili); senza considerare la mancata messa in esercizio della convenzione Quadro del settembre 2009 con la Regione Calabria (socio unico) per il periodo 2009/2013 (che incide adesso sul bilancio 2014 per euro 269.433) o la svalutazione delle partecipazioni societarie assunte negli anni precedenti, il cui adeguamento ha comportato una ulteriore perdita di gestione per l’esercizio 2014 di euro 308.157.

Tutto ciò è accaduto nel mentre, ottemperando alla legge regionale 24 del 2013, a novembre dello scorso anno, sempre sotto la nuova gestione, 128 dipendenti di Calabria.it passavano a Fincalabra (oggi 135 dipendenti).

Quella avviata sotto la presidenza Mannarino non può che essere letta come un’operazione verità, un atto di responsabilità personale (non possono essere presentati più due in perdita) sia rispetto alle sorti future della stessa finanziaria calabrese. Un evidente tentativo di risanamento sul quale però v’è più d’un rischio occultamento se è vero che, nell’assemblea dei soci dello scorso martedì 14 luglio, come delegato del socio unico Regione Calabria c’era Francesco Venneri, dirigente di servizio delle attività produttive insieme al collegio sindacale composto dalle stesse identiche persone (incluso Venneri) che avrebbero controllato ed hanno approvato i bilanci 2012 e 2013 che hanno portato Fincalabra alla situazione disastrosa in cui è stata cacciata.

In quest’ultimo passaggio, chiaramente, si profila una scelta che investe l’attuale assetto politico guidato dal Presidente Mario Oliverio, qual è stata la valutazione che ha determinato la scelta di inviare Francesco Venneri come delegato del socio unico Regione Calabria? Non sorge  il dubbio, tra gli inquilini di Palazzo Alemanni  che, colui che avrebbe dovuto vigilare in passato sull’allegra gestione di FINCALABRIA, e non l’ha fatto, possa oggi ridimensionare o sminuire la macroscopica operazione di trasparenza dei conti messa in evidenza da dati inconfutabili dalla Gestione Mannarino? A noi che scriviamo e abbiamo letto le carte ci sorge più di un dubbio, speriamo che dopo questo pezzo, l’entourage del Presidente si metta nelle condizioni di verificare il tutto.


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