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di Francesco Graziano
20 dicembre 2022
07:30

La strenna natalizia, il canto di buon augurio che passa di casa in casa

Un inno alla bellezza dello stare insieme, al piacere di essere comunità, alla vita che si rasserena grazie all'incontro con gli altri: il rito in Calabria rappresenta uno degli eventi più attesi delle festività

Storie

È tempo di festa, di rinascita, di partecipazione. Il periodo natalizio, in Calabria e non solo, dispiega un repertorio di canzoni capaci di radunare le persone attorno all'idea che la condivisione sia alla base della felicità.
La strenna, o strina, prima di essere un canto di buon augurio è un inno alla bellezza dello stare insieme, al piacere di essere comunità, alla vita che si rasserena grazie all'incontro con gli altri. 

Durante le festività natalizie, per le vie e le piazze dei piccoli e grandi borghi calabresi capita ancora di ascoltare gli antichi versi della strina. Del celebre canto propiziatorio in realtà non esiste un'unica versione. Ogni paese ha melodie e rime che cambiano. Espressioni differenti che rendono ancora più affascinante una tradizione musicale rinnovata nel tempo.


Il termine strina deriva probabilmente dal nome della Dea Strenia, simbolo di prosperità e buona fortuna. Il canto infatti ha un fine benaugurante e viene solitamente intonato nel periodo compreso tra il giorno dell'Immacolata e l'Epifania. In alcuni paesi, viene eseguito invece nel tempo di Carnevale.

Il rito della strenna, in Calabria, rappresenta uno degli eventi più attesi delle festività natalizie. Non soltanto per la carica di entusiasmo e di energia che porta con sé, ma anche per la possibilità di passare di casa in casa alla ricerca di qualcuno che apra la porta e condivida con i presenti un momento in allegria mettendo a disposizione roba da mangiare e da bere.

È un modo per svegliare lo spirito collettivo, per comprendere il valore alla reciprocità, per ravvivare il significato profondo della solidarietà e dell'altruismo. 

La tradizione vuole che un gruppo di suonatori, con organetto, tamburello, zufoli, zampogne o altri strumenti, si dia appuntamento in un preciso angolo del paese e si metta in cammino per cantare e radunare altre persone. Durante il percorso, i suonatori si fermano davanti la porta di alcune abitazioni e attendono che il padrone di casa accolga i musicisti e gli accompagnatori. Se ciò non avviene, vengono rivolte alla famiglia strofe di sdegno. Le case colpite da un lutto vengono risparmiate dal passaggio della "strina" solitamente per due anni.

Pur essendo sostanzialmente un canto di questua, i testi della "strina" si caratterizzano per una molteplicità di argomenti: dalla nascita di Gesù alla contestazione sociale, dal sarcasmo alla gastronomia, dall'elogio per le qualità personali all'augurio per un matrimonio felice.

La tradizione della strenna calabrese, seppur a fatica, continua ad essere mantenuta e salvaguardata grazie all'impegno di diversi gruppi di musica popolare, delle associazioni culturali e delle istituzioni operanti sul territorio. In questo modo, anche le giovani generazioni godono della possibilità di conoscere e rinnovare un'usanza antichissima.

Un pezzo di passato che non si arrende, continua a vivere tra le strade del sud, porta la gente a cantare assieme, sostiene la felicità nell'arduo compito di farsi largo tra i cuori delle persone. 

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